VITTIME DEL TERRORE
Gli italiani uccisi al ristorante Holey Artisan Bakery di Dacca avevano appena ordinato da mangiare, ha raccontato Jacopo, il cuoco italiano fuggito saltando dal tetto. In realtà Jacopo fa formaggi e gelati, quel venerdì sera stava solo sostituendo uno degli chef argentini. Aveva salutato la tavolata di italiani, clienti affezionati, che sapendolo in cucina avevano chiesto una pasta fuori menu. Lui era a Dacca da soli sei mesi, ma non ci tornerà, è già a casa con sua moglie, incinta. Il fratello minore di Simona Monti fa il sacerdote ad Avellino. «Spero», ha detto, «che questa esperienza di martirio per la mia famiglia e il sangue di mia sorella Simona possano contribuire a un mondo più giusto e fraterno». Un pensiero cristiano, per molti di cile da capire nel momento della rabbia per le morti insensate di persone che potevano essere nostri amici e parenti, soldati di quell’esercito silenzioso e invisibile di italiani che partono, vivono lontani, lavorano, e un venerdì sera vanno al ristorante all’altro capo del mondo e ordinano una pasta, prima di venire uccisi crudelmente.