Vanity Fair (Italy)

TUTTI AL POKÉMON SAFARI

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«È COME UNA CACCIA AL TESORO UNIVERSALE: L’UNICA REGOLA È USCIRE DI CASA»

Sabato 16 luglio ho incontrato Svetlana Aleksievič. Vi avevo già parlato di lei, prima di Natale, dopo aver letto il suo libro, pubblicato da Bompiani, La guerra non ha un volto di donna. Aleksievič per me è un genio: una scrittrice meraviglio­sa e coraggiosa, uno dei premi Nobel più meritati degli ultimi anni. Ora posso dirvi che è anche una persona fantastica: empatica, affettuosa, semplice, curiosa. Lei, che ha tanto raccontato il male e la guerra, mi ha detto che adesso sta scrivendo un libro sull’amore perché «più invecchio e più mi interessa la metafisica».

Guardando una mia foto con Rattata, il Pokémon topone rosa che mi aveva appena mandato mio figlio, ho pensato che anche il successo dell’app Pokémon GO è metafisico. Anche i meno interessat­i ai videogioch­i probabilme­nte ne avranno letto o, per strada, si saranno imbattuti in qualche cacciatore, anzi allenatore. Basta uscire di casa, aprire la app, puntare la fotocamera ed ecco spuntare un animaletto davanti al portone, sotto a una macchina parcheggia­ta, dietro un cespuglio, vicino a una fontana. Perché li trovi in un posto invece che in un altro non l’ho ancora capito e non voglio capirlo: è un gioco irresistib­ile proprio perché ci catapulta in una dimensione di caccia, sogno, scoperte e magia che ci manca moltissimo. È come una caccia al tesoro universale: l’unica regola, oltre a quelle legate alla tecnologia, è uscire di casa. In realtà Pikachu e compagni si trovano anche in casa, ma meno, ed è meno divertente cacciarli.

Le poche cose che sappiamo per ora sono che i Pokémon che trovi di notte sono diversi da quelli che vedi di giorno, e che vicino all’acqua trovi animali più acquatici. Se ancora non ci avete fatto caso, andate vicino a una fontana, in un parco. I parchi sono i luoghi più divertenti per la caccia al Pokémon. E non importa se la caccia è frutto di tecnologia e algoritmi: la sensazione che provi è simile a quella dei safari fotografic­i di farfalle, marmotte, stambecchi, uccelli o bestie feroci, anzi meglio, perché i Pokémon sono buffi, colorati e divertenti. Sappiamo che stiamo giocando con un programma, ma la sensazione è quella dell’avventura, della caccia e del mistero: ecco delle foglie che si muovono, cosa ci sarà dietro?

Naturalmen­te, dato il successo mondiale, è tutto un fiorire di notizie e aneddoti catastrofi­ci: chi giocando è caduto in un laghetto, chi in un tombino, chi ha lasciato il lavoro per dedicarsi alla caccia, chi è stato attirato in un luogo deserto e rapinato. Generazion­i intere di adolescent­i sdraiati che non si muovevano dal divano o dalla cameretta ora escono a frotte per strada e, se non vanno sotto una macchina, magari, per sbaglio, finiranno anche per annusare un gelsomino o guardare una stella. Le lucciole non ci sono più, ma Pikachu e Squirtle non sono mai stati così emozionant­i.

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