Non date la colpa al binario unico (né agli uomini)
Dopo l’incidente ferroviario in Puglia, molti giornali titolavano in prima pagina sul binario unico. Il solito Mezzogiorno senza infrastrutture adeguate? Ma no. In Italia oltre 9 mila chilometri su 16 mila della rete ferroviaria sono a binario unico (così come lo sono 6 mila chilometri sui 6.500 gestiti da società non controllate direttamente dallo Stato). Gli inquirenti dicono che parlare di «errore umano è corretto ma riduttivo». Dunque l’errore umano c’è stato, perché i due treni che si sono scontrati viaggiavano con il «blocco telefonico», un sistema in cui i «dirigenti movimento» si scambiano messaggi per autorizzare il movimento dei treni. Le cause dell’incidente sono lì. In Italia non c’è un’emergenza di scontri fra treni; secondo le statistiche dell’Ansf, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie, nel 2015 la maggiore causa di morte è stata la presenza di pedoni sui binari (che, peraltro, è in aumento). Nel 2015 gli incidenti ferroviari gravi sono stati 114, segnando un -15% rispetto al valore registrato 10 anni fa, nel 2005. Spiega l’agenzia: «Gli incidenti legati a cause tecniche (come per esempio deragliamenti o collisioni) sono sotto la media europea e sostanzialmente in diminuzione: nel 2015 sono stati 25, rispetto ai 29 del 2014. Tuttavia non vanno sottovalutati: le collisioni sono state 4, di cui tre per dissesto idrogeologico e una per errata esecuzione di procedure di esercizio in raccordo. Va comunque sottolineato che dal 2007 non si sono verificate collisioni tra due o più treni grazie all’implementazione tecnologica della rete ferroviaria, resa possibile dallo stanziamento di ingenti risorse statali». Quanto al binario unico, il cui raddoppio è necessario, bisogna ricordare che l’Unione Europea aveva messo a disposizione 180 milioni (ciclo 2007-2013) per la messa in sicurezza della linea Barletta-Bari, collaudo previsto per il 2015. E siamo già nel 2016.