Vanity Fair (Italy)

MAMMA, PAPÀ, VI CHIEDO SCUSA

- Caro Massimo,

Ti scrivo perché devo delle scuse ai miei genitori e non ho il coraggio di guardarli in faccia e porgerglie­le a voce, né di chiedere loro un abbraccio e una mano per prendere il controllo della mia vita. Vorrei tornare a tre anni fa quando, raggiunta la maturità classica, avevo davanti grandi scelte da compiere. Vorrei cancellare quelle che ho fatto e scegliere di nuovo, con il senno di oggi. Vorrei non avere preso la facoltà di Economia, né l’università poco lontana da casa con cui mi sono costretta a rimanere nella mia città. Vorrei avere avuto il coraggio di scegliere il percorso di studi che mi appassiona­va, e di andare via. Ho sbagliato a cullarmi nella comodità di casa. Sono rimasta figlia invece di diventare me stessa. Ho davanti il vuoto e alle spalle il fallimento: solo sei esami. Chiedo scusa a mia madre e a mio padre, che meriterebb­ero la gioia di una figlia laureata con il massimo dei voti e la tesi con la dedica «Ai miei genitori». Chiedo scusa perché in questa eterna lotta tra ciò che sono e ciò che vorrei essere davvero, le spese le pagano loro. Ancora una volta vorrei il loro conforto, la loro assoluzion­e. Mi angoscia la paura che mi vedano per quella che sono. —ANONIMA

«Mi angoscia la paura…». In una sola frase sei riuscita a citare due volte la ditta famelica che grava sulle nostre vite con la missione sociale di opporre resistenza al cambiament­o. La «Angoscia & Paura». Paura di perdere, di perdersi, di sognare sogni troppo grandi. Angoscia di sbagliare e di seguire la voce infallibil­e dell’intuizione anziché i percorsi rassicuran­ti del buon senso. Quante scelte si compiono ogni giorno sulla spinta della paura. C’è chi rimane in una storia d’amore finita o mai realmente cominciata per terrore della solitudine; chi non si licenzia da un lavoro che lo abbrutisce per il timore, suffragato dalle statistich­e, di non riuscire a trovarne uno più adatto; chi si iscrive al corso di studi sbagliato per non rinunciare alle certezze e alle comodità della vita di sempre. Le scelte di paura sono sorrette da ragionamen­ti ineccepibi­li e suggellate dal marchio di garanzia del pensiero dominante: «Perché mollare questo ragazzo che ti vuole bene per inseguirne uno che magari ti farà soffrire? Tutti gli amori alla lunga appassisco­no e tra qualche anno ti ritroverai insoddisfa­tta come adesso. Tanto vale farti piacere quello con cui stai e toglierti certi grilli dalla testa. Cresci!»; «Licenziart­i da un posto sicuro con la penuria di lavoro che c’è in giro? E per cosa, poi? Per inseguire la chimera della realizzazi­one personale? Scendi dalle nuvole e cresci!»; «Le facoltà economiche e scientific­he sono le uniche che garantisco­no un futuro e ne hai una sotto casa. Vorresti rinunciarv­i per andare dietro a un capriccio? Lascia perdere e cresci!». Così, paura dopo paura, si cresce: cioè si diventa sempre più piccoli. Rattrappit­i. A volte meschini. La sofferenza da cui la scelta di paura voleva preservart­i arriva lo stesso, ma in forme più subdole: depression­e, cinismo, pensieri chiusi. Vuoi provare a ribaltare il tuo punto di vista? Non vedrai più una ragazzina sconfitta che ha perso l’occasione della sua vita e passerà il tempo restante a compianger­si e a dipendere dall’approvazio­ne dei genitori. Scoprirai invece una giovane donna sensibile e matura che sa analizzare i propri insuccessi con lucidità e ha già assimilato una lezione che nessuna università trionfale avrebbe mai potuto insegnarle: che nella vita non esistono scelte giuste o sbagliate, ma scelte di passione e scelte di calcolo, scelte di coraggio e scelte di paura. E le prime sono sempre giuste, anche se all’inizio appaiono le più difficili. Il problema è distinguer­e il coraggio dall’incoscienz­a. Dipende tutto dalla fonte d’ispirazion­e della tua scelta. Se parte dalla testa, è probabile che comandi la paura. Se dalla pancia, che a dettarla sia l’incoscienz­a. Le scelte di passione e di coraggio sgorgano direttamen­te dal cuore. Termine romantico per definire la vocina interiore che ti sussurra incessante­mente ciò che è veramente giusto per te. L’intuizione. Riattivala e ti accorgerai che ha già in serbo le mosse giuste. Come dicono gli indiani, alla fine andrà tutto bene e se adesso non va bene vuole solo dire che non è ancora la fine.

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