NON SCONTRINI
LA POLITICA VUOLE SCONTRI
coast to coast» possono sembrare ridicoli, persino essere sfottuti (con lo scooter in tangenziale, andiamo a comandare!). Ma autorevoli esponenti del Pd si sono lanciati nella demagogia: «Le vacanze fai da te di DiBa in giro per l’Italia le pagano i cittadini? As usual! #m5scrocca», ha twittato Alessia Rotta, responsabile comunicazione del Pd, e altri deputati hanno fatto eco: Di Battista in ferie a spese dei contribuenti. Il deputato, in risposta, ha pubblicato una foto di se stesso su un letto a castello, come a dire che la politica si può fare con pochi spiccioli. Tra le cose più ridicole di quest’epoca c’è il dibattito pubblico piegato sugli scontrini: il nuovo che è avanzato. Delle proposte politiche si dice quanto fanno risparmiare (sempre che non sia solo propaganda), non se servano a qualcosa. Anche il dibattito sul referendum costituzionale, nella parte più seria peraltro, cioè quella che non riguarda la sorte politica di Renzi, è sui soldi risparmiati dal taglio dei senatori. Cifre tra l’altro minime, come se il futuro dell’Italia passasse da qualche decina di milioni. La politica e la democrazia hanno un costo, e non è col pauperismo che si otterrà una classe dirigente migliore. «Un reclutamento non plutocratico del personale politico, dei dirigenti e dei loro seguaci è legato», scrive Max Weber nella Politica come professione, «all’ovvio presupposto che dall’esercizio della politica provengano a questi politici redditi regolari e sicuri. La politica può essere esercitata o “a titolo onorifico”, e quindi da persone, come si è soliti dire, “indipendenti”, cioè benestanti, soprattutto in possesso di rendite; oppure il suo esercizio viene reso accessibile a persone prive di beni, che quindi debbono ricevere un compenso». Lotta dura, senza paura, alla scontrinologia.