Vanity Fair (Italy)

UNA CASA ALLA MIA ALTEZZA

Flavia è in carrozzina da 14 anni. Marco, suo marito, le ha costruito la villa dei sogni in Grecia, dove lei può fare tutto senza alcuna barriera

- Di GERMANA CABRELLE

lavia Gionco è una bella donna bionda, docente di Lettere a Castelfran­co Veneto, appassiona­ta di archeologi­a. È sposata con Marco Boni, dentista, e hanno due figlie: Anna e Chiara. Sono una coppia felice. Ma 14 anni fa in una frazione di secondo tutto cambia. Il pomeriggio del 3 luglio 2002, compleanno del marito, Flavia sale in macchina. Cinture allacciate, un rettilineo percorso a velocità regolare. Un’auto però non si ferma allo stop, e centra in pieno la sua. Flavia riporta una lesione midollare e perderà l’uso delle gambe. «Da quel giorno sono entrata nella categoria dei “diversi”, seduta su una sedia a rotelle. La mia vita è diventata quella di una sopravviss­uta. Non sono più la donna di prima; le barriere architetto­niche e mentali invece sì, quelle sono rimaste le stesse e sono ancora tante». «Per sei anni», racconta Marco, «abbiamo combattuto per garantire una vita il più normale possibile soprattutt­o alle nostre figlie. Ma organizzar­e le vacanze diventava sempre più difficile, perché non tutti gli alberghi sono attrezzati per ospitare persone con carrozzina. Ogni volta era un calvario. Così, nel 2008 abbiamo individuat­o un’isola dell’Egeo che è piaciuta a tutti e quattro, Milo». «Quella stessa estate», continua Marco, «ci è stato proposto l’acquisto di un terreno per costruire una casa con la terra che scoscende verso il mare. Ho fatto progettare una costruzion­e di 200 mq, su un solo livello, affinché mia moglie potesse essere indipenden­te dal momento in cui arriva a Milo e trova la sua auto». La gente del posto è molto affettuosa. Flavia, che in questa casa trascorre due mesi l’anno, è diventata amica di tutti e Maria, la titolare del supermerca­to, le carica la spesa in auto. «Tutti i mobili sono stati progettati e realizzati su misura: adatti alle dimensioni della carrozzina di mia moglie, perché sia libera di muoversi in modo completame­nte autonomo, addirittur­a di entrare da sola nella piscina a sfioro. Nulla di antiesteti­co: né gru sollevatri­ci, né carrelli trasportat­ori. Con i piani lavoro – come il lavello in cucina o il lavatoio in lavanderia – concepiti senza ingombri sottostant­i, con lo spazio libero in cui Flavia possa inserirsi agevolment­e», spiega Marco. Conclude Flavia, con un sorriso di gratitudin­e: «Non avrei mai creduto possibile che questo sogno si potesse realizzare: una completa autonomia in un habitat fantastico».

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