Vanity Fair (Italy)

MA L’HO GIÀ VISTO IN TV

Una malattia segreta, le «sparate» pro e contro le armi, piani politici improvvisa­ti. Oggi è la campagna di Clinton e Trump. Ieri, la trama di serie che aveva anticipato tutto

- Di GUIA SONCINI

Era il 1999, e le serie Tv si chiamavano ancora telefilm. Sulla Nbc ne cominciò uno sul dietro le quinte della Casa Bianca. Si chiamava The West Wing, raccontava una presidenza democratic­a ideale: il Presidente era Martin Sheen, e chiunque governasse o si opponesse era fondamenta­lmente buono; il tutto risultava più verosimile di quel mercato all’ingrosso della perfidia che è House of Cards, stranament­e. Per dare la misura di quanto le serie non fossero ancora una moda: The West Wing andò in onda su Rete 4. Gli adepti italiani sono quindi una minoranza, ma convintiss­imi che, qualunque cosa succeda in politica, sia già successa lì dentro. Le presidenzi­ali americane si stanno affannando a dar ragione a questa tesi.

Secondo Donald Trump, anziché limitare le armi, bisognereb­be incoraggia­rle: un cittadino perbene, armato, potrà difendersi; poiché Hillary è invece perché circolino meno armi, Trump l’ha esortata a rinunciare alla scorta, «e poi vediamo come se la cava». Nella Casa Bianca della Tv, dopo un attentato al Presidente, la portavoce C.J. Cregg (Allison Janney) ne approfitta per far passare un messaggio. Fa ai giornalist­i l’elenco dei cittadini qualunque che la stessa sera sono stati feriti o uccisi da armi da fuoco: «E se qualcuno volesse pensare che questi crimini si sarebbero potuti evitare se le vittime fossero state armate, voglio solo ricordare che ieri sera hanno sparato al Presidente degli Stati Uniti mentre era circondato da una scorta costituita dai più esperti utilizzato­ri di armi da fuoco nella storia del mondo».

Hillary Clinton ha detto che, nei prossimi nove anni e grazie alle ricerche finanziate dalla sua presidenza, si troverà la cura per l’Alzheimer. La first lady di The West Wing, Abbey (Stockard Channing), è un medico. Una sera hanno certi suoi colleghi a cena, e le settimane successive lo staff, più prudente di quelli di queste elezioni, le passa a convincere il Presidente che no, non può dire nel discorso dello Stato dell’Unione che troveranno la cura per il cancro.

C.J. ha fatto la cura canalare. Non può aggiornare i giornalist­i. Si offre di farlo Josh (Bradley Whitford), che come tutti i maschi arroganti abituati a legiferare nella loro stanzetta è convinto che una sala stampa sia un passatempo per dilettanti. Il risultato è un disastro di incidenti diplomatic­i, tra cui un «piano segreto per combattere l’inflazione» improvvisa­to lì per lì e di cui gli è ovviamente impossibil­e specificar­e i dettagli. Chissà se il piano segreto di Trump per sconfigger­e l’Isis nasce anch’esso da una cura canalare.

Jed Bartlet (Martin Sheen) ha la sclerosi multipla. Riescono a tenerlo segreto per un po’, si viene a sapere a metà del primo mandato. I flashback ci raccontano uno svenimento prima d’un comizio, nove giorni prima delle elezioni. Non lo sapeva ancora quasi nessuno: non il pubblico, non gran parte dello staff. La spiegazion­e dello svenimento è: infezione al timpano. No, non polmonite. Altrimenti toccherebb­e chiedere all’autore, Aaron Sorkin, i numeri da giocarsi al Lotto.

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