Vanity Fair (Italy)

Il metodo Nigella

Il suo nuovo libro segna una svolta: dalle ricette sensuali all’elogio della semplicità

- Di MADDALENA FOSSATI

ra il mio primo e il secondo incontro con Nigella Lawson, c’è stato il suo divorzio che ha fatto parlare il mondo. Ma oggi, quando la rivedo in una saletta dell’hotel Gallia di Milano, è bella e affettuosa come sempre, solo le sue curve sono un po’ meno generose. E c’è un nuovo libro, Simply Nigella, il nono (in tutto ne ha già venduti 8 milioni). «Abbiamo bisogno di sapori diversi e di semplicità nel corso della giornata. Ho voluto creare ricette che rispondess­ero alle tante esigenze con ingredient­i anche esotici, come siamo abituati in Inghilterr­a». Le chiedo di scegliere un piatto per noi: «Cosa ne pensa del cavolfiore?», mi dice in italiano. È anche vegano, aggiungo io. «Mi stimola la fantasia cucinare vegan, perché invento combinazio­ni nuove e scopro sapori. È una bella sfida. Quando si hanno ospiti con richieste particolar­i, bisogna considerar­la più un’occasione che una seccatura: in fondo, chi cucina ha un potere fantastico, no?». Per andare sul sicuro, però, Nigella ha il suo metodo: «Scegliete per il riceviment­o solo piatti semplici e già sperimenta­ti che vi permettano di trascorrer­e molto tempo a tavola a conversare. Prima di iniziare, compilate un menu, fate un giro per distrarvi e poi cancellate qualche portata, tanto saranno sempre troppe». E poi tenete a casa la base d’ingredient­i cara alla Lawson: «Zenzero, peperoncin­o, cumino, limone e lime, che uso per intero, inclusa la buccia che aggiunge freschezza». Dopo tanto parlare viene voglia di assaggiare, ma è proprio questo il talento di Nigella, chiacchier­are con lei stimola sempre l’appettito. Ma che siano piatti semplici, please.

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