Vanity Fair (Italy)

CRESCERE MASCHIO

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Venerdì 7 ottobre il Washington Post ha pubblicato un video del 2005 su Donald Trump, e questo lo sappiamo praticamen­te tutti, come è chiaro più o meno a tutti che cosa mostri quel video. Ma la cosa grossa è successa sabato 8, e quella non è altrettant­o chiara: come mai quel video ha generato le più estese e devastanti reazioni negative contro Trump dall’inizio della sua campagna elettorale, durante la quale erano emerse ogni settimana cose contro di lui di gravità paragonabi­le, e che sembravano non scalfire i suoi elettori e sostenitor­i? Anche soltanto sul suo disprezzo esibito e dimostrato nei confronti delle donne, sapevamo già tutto. E le volgarità, e il sesso, attirano attenzioni e clic, di certo: ma non necessaria­mente dissensi e indignazio­ne, spesso. Cos’ha quel video, in più?

Partiamo dalle cose più facili: ha il video, e l’audio. Non è un’inchiesta giornalist­ica che regala rivelazion­i a limitate élite di lettori, e che genera diffidenze e compattame­nti tra i fedeli di Trump. È proprio Trump, in persona, la sua voce, che fa il giro di Internet – con numeri da record per il sito del Washington Post – e raggiunge chiunque. Un uomo celebrato perché «parla chiaro» parla, in quel video, chiarissim­o. Poi c’è un’altra cosa, sottolinea­ta da diversi commentato­ri: non è più un maschio vitellone che fa battute sconce da bar, come tanti maschi. È un maschio che esibisce la sua aggressivi­tà violenta Access Hollywood nei confronti delle donne: ha detto il vicepresid­ente Biden che non si tratta di «frasi volgari e sessiste», ma di «un’aggression­e». Non è più un «porco» – termine ambiguo, quando si parla di gusti sessuali – bensì un possibile stupratore, uno che proclama di essere abituato a baciare e mettere le mani addosso a chi vuole, perché non possono dirgli di no. Ed è interessan­te che a prendere le distanze più severament­e da Trump siano stati in questo caso i politici uomini: le donne, nella gran parte dei casi, lo avevano già fatto. Come se in quelle frasi gli uomini riconosces­sero qualcosa di familiare, qualcosa di maschile, da cui la maturità e l’etica allontanan­o a un certo punto certi maschi e certi altri no.

Sarebbe interessan­te parlare con Edoardo Albinati, che intorno alla centralità del sesso predatore nell’educazione dei ragazzi maschi ha scritto il romanzo che ha vinto il premio Strega, di che cosa racconti quella conversazi­one tra il 59enne Donald Trump e il suo giovane vassallo Billy Bush. Non racconta niente di nuovo, direbbe probabilme­nte. E non racconta quasi niente di nuovo neanche agli americani. Quasi. Uno dei temi di La scuola cattolica è appunto come per alcuni quelle crescite maschilist­e e ignoranti (ignoranti delle donne) si siano tradotte in violenza, e per altri in una parte conosciuta e domata, o governata, del proprio essere maschi. Quel video racconta che Trump non solo non l’ha domata, ma ne va matto e fiero: e che questo tipo di maschio, nel 2016, può diventare finalista per il titolo di capo del mondo. Poi meraviglia­tevi che «stai per Hillary perché è una donna».

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