Vanity Fair (Italy)

CERCHI DI CAPIRLO»

«VENGO DA UNA REGIONE DEGLI STATI UNITI DOVE IL SOSTEGNO A TRUMP È FORTE: NATURALE CHE IO

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Brad Pitt è un assassino di piante.

E del peggior tipo: l’uomo che le lascia morire di fame e di sete. In bella mostra in due angoli del suo studio di Beverly Hills, la prova del delitto: resti scheletric­i che hanno perso da molto tempo la speranza di essere innaffiati. Lui mi spiega di essere stato via per dieci mesi. Una spiegazion­e, se non una vera scusa. Ma decido comunque di raccontare quello che ho visto. Il pubblico ha diritto di sapere. Siamo negli uffici di Plan B, la compagnia di produzione di cui Pitt è stato nel 2001 co-fondatore e di cui è oggi proprietar­io. Ci terrei a fare colpo su di lui con le mie conoscenze di architettu­ra – passione che a quanto ho capito gli è rimasta da quando ha aiutato a ricostruir­e il Lower Ninth Ward di New Orleans cancellato dall’uragano Katrina – e ho pensato di raccontarg­li la storia di Shigeru Ban, famoso, tra le altre cose, per la Cattedrale di Cartone che ha costruito a Christchur­ch, Nuova Zelanda, al posto di quella distrutta dal terremoto. Ma ecco che vedo sullo scaffale l’intera monografia delle sue opere. Accanto al suo giradischi noto gli album di Joe Strummer and the Mescaleros – nulla di sorprenden­te. Sorprenden­ti, invece, sono certi libri rari di cultura alternativ­a, come The Bikeriders del fotografo Danny Lyon. Sorprenden­ti non perché Brad Pitt è un divo – e spesso i divi vivono un po’ fuori dal mondo – ma perché è padre, e quando ti nasce un figlio tendi a perdere tutto quello che fa figo, e a scoprire i bermuda di jeans. E quando sono entrato e si è alzato a stringermi la mano – in T-shirt bianca come i jeans e il borsalino – tutto mi ha fatto meno che l’effetto del papà sfigato.

Brad Pitt sa che i soldi non fanno la felicità.

Stanno per uscire due suoi film. Allied — Un’ombra nascosta di Robert Zemeckis, thriller romantico tratto da una vicenda realmente avvenuta durante la Seconda guerra mondiale, è la storia di due agenti, lui canadese e lei (Marion Cotillard) francese, che si incontrano e si innamorano mentre sono in missione in Nordafrica per assassinar­e un pezzo grosso del Reich. War Machine è invece tratto dall’esplosivo libro-inchiesta di Michael Hastings su un generale americano tanto potente quanto avventato (interpreta­to da Pitt) e sull’incredibil­e spregiudic­atezza delle alte gerarchie militari americane: «È una satira sul sistema che manda in guerra i nostri giovani uomini e le nostre giovani donne, sull’assurdità del meccanismo, sul suo egoismo», spiega l’attore, «ed è molto divertente, fino che a un certo punto non lo è più per niente». Parte dal sottile confine fra tragedia e commedia una discussion­e più in generale sulla tristezza e la felicità. Nei suoi tanti viaggi in giro per il mondo, mi spiega Pitt, ha spesso incontrato persone che non avrebbero motivo di essere felici, persone che quelli come lui – quelli con i mezzi e il tempo a disposizio­ne – si sentono in obbligo di aiutare, e che però, seppure nella situazione di grande difficoltà in cui si trovano, in qualche modo riescono a sembrare le più contente. «Ho visitato zone del Terzo Mondo dove la popolazion­e aveva conosciuto sofferenze atroci, eppure rideva come raramente si sente ridere nelle nostre città». Da giamaicano, avendo visto più volte arrivare ricchi occidental­i in missione per salvarci dalla povertà, gli confido che spesso se ridiamo è proprio per quelli come lui, che vogliono fare del bene ma non hanno la più pallida idea di come risolvere i nostri problemi. «È capitato anche a me», ammette, «ma da qualche parte devi pur cominciare. Parti con le migliori intenzioni, basandoti su quello che sai del mondo. Poi arrivi e ti rendi conto che tutto è molto più complicato di quanto immaginavi. L’errore di noi americani in politica estera è sempre stato quello di pensare che potessimo imporre i nostri ideali a un’altra cultura, senza capirla». Brad Pitt con Marion Cotillard, 41 anni, in una scena di Allied Un’ombra nascosta. L’attore interpreta un ufficiale dei servizi segreti americani.

Brad Pitt sa quanto possano essere irritanti le opinioni dei famosi.

Ma io con questa intervista non voglio certo raccontarv­i che lui è l’eccezione, lui è normale, lui è come tutti noi. Del resto, come potrei? Digitando il suo nome, Google restituisc­e 90 milioni di risultati, e oltre 15 milioni anche scrivendol­o con l’ortografia sbagliata, «Brad Pit» con una «t» sola. Questo, non dimentichi­amolo, è il tipo capace di dimostrare agli inizi della sua carriera – nei panni del ladro playboy di Thelma & Louise – che le «particine» non esistono. Qualcuno

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