Vanity Fair (Italy)

Mi piacciono i mostri

- Di ferdinando cotugno

an Brown ha venduto oltre 200 milioni di libri, arriva a guadagnare – secondo Forbes – 28 milioni di dollari all’anno, e Inferno (uscito nel 2013, in Italia per Mondadori) è il suo terzo romanzo a diventare un film. Ma lo scrittore americano, che aveva cominciato la carriera come musicista, si fa ancora rovinare le giornate da una brutta recensione. E con Inferno, e la crudeltà di alcuni critici, si è rovinato parecchie giornate. Non ha ancora imparato a non leggerle? «È che ti ferisce, vuoi che tutti ti amino, è la natura umana. Alla fine ho capito che non può andare così, non è realistico, ho imparato a scrivere i libri che vorrei leggere e basta così. Però una volta un critico si è spinto a dire che non mi dovrebbe essere permesso scrivere. Ma vai a leggere qualcos’altro, no? E fa male, perché quell’1 per cento che ti odia ti rimane in mente, è la sindrome dell’impostore, ti chiedi se abbia ragione lui. Comunque, quel tizio un giorno l’ho conosciuto». Avete fatto a botte? «Ci siamo incontrati per caso, lui non mi aveva visto, gli sono arrivato alle spalle e ho detto: “So che non sei un mio fan, ma volevo salutarti”. Lui è sbiancato, poi abbiamo chiacchier­ato per un quarto d’ora e alla fine mi ha detto: “Non avevo idea che fossi una persona così gentile, ma continuo a pensare che non dovrebbe esserti permesso scrivere”». Il Dan Brown dell’anno 2500 di che cosa scriverebb­e, se dovesse raccontare il presente? «Prima cosa: speriamo di esserci, tra 500 anni. Ma voglio essere ottimista. Al momento viviamo in una specie di Medioevo, c’è il caos, c’è la crisi, ma dopo il Medioevo, dietro la collina, potrebbe esserci un nuovo Rinascimen­to. Per arrivarci, per sopravvive­re, però dobbiamo cambiare». Cambiare come? «Un americano bianco di mezza età consuma dieci volte più della media: una vergogna. Il motivo per cui ho scritto Inferno era alzare una bandiera e dire: il cambiament­o climatico, il riscaldame­nto globale, sono sintomi, la malattia è che siamo in troppi sul pianeta. E non c’è alternativ­a: o diventiamo di meno o consumiamo di meno. Io sono disposto a fare la mia parte, metto una marea di soldi per battaglie ambientali­ste, compro terreni solo per essere sicuro che siano protetti e non sfruttati». Nel suo libro c’è una soluzione drastica. «So di aver fatto il mio lavoro bene se, dopo averlo letto, pensi che il cattivo potrebbe anche essere l’eroe. Non c’è niente di più interessan­te, per me, di qualcuno che fa la cosa giusta nel modo sbagliato: è un mostro, ma ha buone idee. Dobbiamo parlare di questi temi. In America le elezioni si avvicinano e nessuno li affronta». Dall’alto, i primi due capitoli della serie di Robert Langdon: Il codice da Vinci e Angeli e demoni, entrambi con Ron Howard alla regia.

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la saga continua

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