Vanity Fair (Italy)

PIÙ TRUMP DI TRUMP

Dal primo ottobre, in America, spopola l’imitazione del candidato repubblica­no fatta dall’attore ALEC BALDWIN. Impossibil­e farne a meno: ricordate il Francesco Rutelli di Corrado Guzzanti?

- Di GUIA SONCINI

n anno può cambiare tutto. Il 7 novembre del 2015 il Saturday Night Live, il programma di satira più noto del mondo (va in onda dal 1975 sulla Nbc), i cui sketch vengono ogni settimana raccordati da un ospite famoso, aveva come presentato­re Donald Trump. Seguivano le immancabil­i polemiche: lo stavano normalizza­ndo, usavano quel teppista aspirante presidente come fosse un’innocua celebrità. Esattament­e un anno dopo, lunedì 7 novembre, la sera prima delle elezioni, Nbc manderà uno speciale SNL a tema elettorale. Una di quelle serate «Il meglio di» che i programmi di successo fanno riciclando materiale già prodotto. Nessuno ha dubbi su quale sarà l’imitazione più usata nello speciale, giacché nell’ultimo mese il programma ha capito

Uche, perché tutti ne parlino, per l’apparizion­e di Trump non serve invitare Trump. La prima apparizion­e di Alec Baldwin nel ruolo di Donald Trump è del primo ottobre, dopo il primo dei dibattiti presidenzi­ali. Non era la prima imitazione del Donald al SNL (si sono cimentati in Trump altri due attori, negli anni), ed era annunciata. Lorne Michaels, produttore del programma, aveva raccontato che non sapeva a chi farlo fare, poi si era trovato a parlarne con Tina Fey. Tina Fey è stata la capa degli autori del SNL, poi è andata a fare altro, ma è sempre rimasta legata al gruppo del sabato sera: era sua la Sarah Palin che, prima di questo mese, era stata la loro imitazione politica più riuscita degli ultimi anni. Tina dice a Lorne: «Sai chi? Alec Baldwin». Che cos’è il genio? È riconoscer­e l’idea perfetta prima che sia evidente a tutti. Perché neanche le fan più accanite di Baldwin pensavano potesse essere così: più Trump di Trump. Già dopo la prima apparizion­e non si riusciva più a guardare il candidato vero senza vedere l’imitatore. Era tutto perfetto. Le manine che si agitavano spuntando dai polsini della camicia. Il labbro inferiore pendulo come di bambino che si porta via il pallone. I tic di pronuncia che non importa se ce li abbia davvero: ormai sono suoi. È bastato meno d’un mese; come quindici anni fa, quando, in due sole apparizion­i, Corrado Guzzanti ci rese impossibil­e guardare Francesco Rutelli senza sentire «Berlusco’: t’amo portato l’acqua co’ le ’recchie». Non importa che Rutelli non l’avesse mai detto: era più vero del vero. Così com’è iperrealis­ta il Trump di Baldwin, quello che dice che ha un ottimo rapporto col presidente messicano, «mister Guacamole, no, scusate: señor Guacamole», o che risponde alla domanda di un elettore nero (presentato­si come «James») «Questa è un’ottima domanda, Denzel», o che invita ad andare a votare il 35 di novembre (slittament­o minuscolo da un materiale di partenza già ottimo: in un vero comizio il vero Trump si era raccomanda­to di andare a votare «il 28 di novembre»). Trump naturalmen­te ha twittato la sua disapprova­zione: «Ho visto la spedizione punitiva del Saturday Night Live contro di me. È ora di chiudere quel programma noioso e per niente divertente. Il ritratto di Alec Baldwin fa schifo». Anche uno dei fratelli di Alec, Stephen, elettore di Donald, ha twittato che l’imitazione «non fa ridere», finendo nell’apparizion­e successiva; in cui Alec, più Donald di Donald, elencava i suoi più celebri sostenitor­i: Chachi di Happy Days, Sarah Palin, e il migliore dei Baldwin, Stephen. Tutti e tre veri, mentre ha smesso di esserlo quel che tutti ripetono: che non se ne può più di questa campagna elettorale. Io vorrei durasse un altro anno, per continuare a vedere Alec Trump. Alec Baldwin, 58 anni, imita il Donald Trump dello scontro in Tv con Hillary Clinton, al Saturday Night Live. L’idea della gag è della comica Tina Fey.

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