Vanity Fair (Italy)

Obiettivi sonori

- Di IRENE SOAVE

Dice che in foto siamo tutti uguali, anche le star. Dice che per lui scattare è come fare musica rock. Ecco perché BRYAN ADAMS ha voluto ambientare l’ultimo lavoro in una foresta, tra zanzare agguerrite e teste selvagge Di rock ci sono le acconciatu­re, ispirate all’undergroun­d ma anche ai festaioli anni Ottanta, create dall’hair stylist Armin Morbach. Ma la cosa più rock di tutte è dietro la macchina fotografic­a: a scattare i nuovi look Testanera per il 2017, in un progetto artistico intitolato Into The Forest ed esposto alla galleria Deichtorha­llen di Amburgo, è stato Bryan Adams, che da ormai due decenni alterna il «lavoro» di icona rock – il suo ultimo album Get Up! è uscito nel 2015 – a quello di fotografo di celebrity. «Per me è altrettant­o importante, come un altro modo di fare musica», dice. Le ha viste tutte: dalla regina Elisabetta II – «Mi ha dato soltanto cinque minuti, e me li sono fatti bastare. Per fortuna ha una bella casetta, con buone luci, si chiama Buckingham Palace, ha presente?» – ad Amy Winehouse. Da Kate Moss a tutti i suoi colleghi del rock come Sting, Billy Idol, Mick Jagger. Fra gli italiani: Eros Ramazzotti e l’attrice Caterina Murino. Eppure, racconta, «non c’era qualcuno di più affascinan­te degli altri. Sono tutti uguali di fronte a un obiettivo. Anche i più timidi. Bisogna che si instauri un tasso minimo di fiducia, e fatto quello, sono tutti fotogenici». Non si riesce, quindi, a «scucirgli» nessun trucco per venire bene in foto. Se non «essere naturali e fare più scatti possibile, e quando pensi di avere finito fare altri dieci scatti. Poi, avere bei capelli. Quelli fanno davvero metà del lavoro. Creano un disegno con il loro volume, sono un accessorio, riempiono lo spazio e parlano del soggetto. Prendiamo il taglio di Marilyn Monroe nelle foto di Bert Stern: attraversa i decenni». Impossibil­e anche stabilire quali siano le sue foto a cui più è affezionat­o, con l’eccezione delle decine di scatti delle figlie Bunny e Lula, di 5 e 3 anni, avute con la compagna trentacinq­uenne Alicia Grimaldi: «Bellissime, vero? Sembrano una pubblicità», gongola sfogliando l’iPhone. «I reduci di guerra non sono molto diversi dalle celebrity. Ho fotografat­o anche loro, e ora sto facendo un libro su temi sociali. Diciamo che di ogni soggetto mi interessa la difficoltà che fa ad arrivare a fine giornata, sia una star o un soldato o una modella. Una lotta interiore che c’è sempre, e che nella foto può non venire fuori perché a volte si cerca di tenerla nascosta». Come le zanzare: sul set di Testanera, in piena foresta bavarese a giugno, «ce n’erano a centinaia. Ci hanno divorato. Ma io volevo fare un servizio più spontaneo possibile, foto da studio ma in un contesto selvaggio». In fondo è natura anche quella, no?

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