Vanity Fair (Italy)

La vita delle suore madri

- PAOLA JACOBBI

La semplicità spartana del monastero di clausura, i canti religiosi, i volti delle suore incornicia­ti dal velo, la neve fuori che tutto nasconde. Con pochi tocchi, la regista Anne Fontaine, ex attrice, crea un’atmosfera avvincente e misteriosa. Ispirato a una storia vera, ambientata in Polonia nel ‘45, Agnus Dei, ora al cinema, racconta la vicenda di un gruppo di suore rimaste incinte, dopo essere state violentate dai soldati dell’Armata Rossa. Le aiuterà a partorire e a superare la vergogna una giovane dottoressa della Croce Rossa francese che è il loro esatto contrario: figlia di comunisti, atea, libera. La interpreta Lou de Laâge, attrice emergente qui di sottile intensità. Quando la dottoressa ha bisogno di un abito di ricambio, una delle suore gliene dona uno, uno che appartiene al suo passato, prima dell’entrata in convento: intorno a quell’abitino a fiori che passa di mano si intreccia un bellissimo dialogo, che apre il cuore del film. Agnus Dei è una riflession­e laica sulle contraddiz­ioni della fede, sul corpo femminile, sul senso della maternità, sul rumore della vita e il silenzio della paura. Non ci sono solo maschi cattivi e stupratori, anzi. C’è anche un simpaticis­simo medico ebreo innamorato della dottoressa che sa ballare, ridere e fare l’amore con gioia. E ci sono dei bambini di strada, che sembrano usciti dai Ragazzi della via Pál che concludono la storia con un nuovo inizio e un sorriso. Da vedere.

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