Vanity Fair (Italy)

Quando il male tocca i migliori

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Si legge bene, rapidament­e (nonostante le 587 pagine)? Ha personaggi che si ricordano? Un mistero, il cuore del racconto, appassiona­nte? Sì sì sì. Eppure, nonostante queste qualità e promesse, Il libro dei Baltimore non è un romanzo importante, se non per il fortunato autore, Joël Dicker, e gli editori che sono riusciti a creare, attorno al secondo libro dell’autore della Verità sul caso Harry Quebert, un interesse pari a quello suscitato dal primo, di cui questo utilizza lo stesso protagonis­ta, Marcus. I legami però finiscono lì, i personaggi sono diversi, le loro tragedie anche, come lo sfondo. Ma Il libro dei Baltimore è il terzo o quarto romanzo letto in questo inizio stagione che dispiega stessa tecnica e anima. Un orrore annunciato che aleggia su ogni pagina, non detto e rivelato solo verso la fine, ma importante per trascinare fino al dramma conclusivo questa gioventù dorata e poi dannata. Una lotta tra clan della «vecchia» ricchezza. E la grande Tragedia: il male può toccare i migliori.

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