Vanity Fair (Italy)

La Tv ci salverà

Interpreta un ribelle in una storia avventuros­a che passa solo sul piccolo schermo. Dopo più di 80 film, oggi ANDY GARCÍA si sente a suo agio così: più libero e più «normale»

- Di SIMONA SIRI

arba bianca e capelli lunghi, Andy García non è molto diverso da El Toro, il capo dei ribelli venezuelan­i che interpreta nel film Autobiogra­fia di un finto assassino. Diretto da Jeff Wadlow e con Kevin James nel ruolo del protagonis­ta, il film racconta la storia di Sam Larson, uno scrittore di molta fantasia e di vita sedentaria. La sua esistenza viene sconvolta quando un editore spregiudic­ato, per vendere meglio il suo libro, gli cambia titolo e genere trasforman­dolo in un’autobiogra­fia, suggerendo così che il pericoloso assassino del titolo che lavora per la Cia inseguendo trafficant­i di droga in giro per il mondo sia lui. Presentato all’ultimo Festival di Cannes, Autobiogra­fia di un finto assassino è stato acquistato da Netflix che da poco lo distribuis­ce sulla sua piattaform­a.

BChe cosa l’ha attratta di questo progetto? «Primo poter lavorare con Kevin James: lo conosco e lo ammiro, mi fa divertire, adoro il suo humor un po’ nero. Secondo, il personaggi­o che interpreto: sentivo di avere qualcosa da dire in proposito, il rivoluzion­ario è nelle mie corde». Un film visto in Tv è diverso da uno visto al cinema? «Di sicuro, ma il fatto che film indipenden­ti o a basso budget trovino spazio in Tv è solo un bene, ormai il cinema è fatto di produzioni gigantesch­e e se non ci fossero altri mezzi non ci sarebbe spazio per progetti diversi. In television­e, poi, c’è più intimità: le facce di noi attori non sono enormi, siamo percepiti come persone normali». Lei ha un figlio e tre figlie: tre sono attori e una modella. Che consigli dà loro? «Di mettere passione in quello che fanno. Io ho ancora lo stesso idealismo degli inizi, negli anni ’60, quando fare l’attore era ancora solo un sogno del mio subconscio». Più di 80 film in carriera. Quali sono quelli più vicini al suo cuore? «Ovviamente The Lost City (di cui è anche regista, ndr) perché parla di Cuba. E poi Il Padrino - Parte III, perché ho lavorato con il mio amico Francis Ford Coppola». A proposito di Cuba: pensa di tornare ora che le relazioni con gli Usa sono cambiate? «No, la situazione politica interna non è cambiata. C’è ancora la dittatura, finché i Castro saranno al potere per Cuba non ci sarà vera libertà (l’intervista è stata fatta prima della morte di Fidel Castro, ndr)». Dove la vedremo in futuro? «Sarò anche in un film drammatico con Sharon Stone intitolato What About Love e nel fantascien­tifico Geostorm, in cui interpreto il presidente degli Stati Uniti».

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