Vanity Fair (Italy)

VUOL FLUXARE CON ME?

È l’ultimo grande poeta della Beat Generation, ma più che al passato, a 97 anni LAWRENCE FERLINGHET­TI guarda al futuro. A una politica che lo preoccupa e a un’idea dell’amore di cui anche «l’Italia in questo momento ha proprio bisogno»

- Di GRETA PRIVITERA

ronto?». «Pronto-mi-sente?», chiedo io dall’altra parte del telefono, a voce alta. «Perché grida? Sono cieco, sì, ma ci sento benissimo». Davo per scontato che a 97 anni il suo udito non fosse al cento per cento, ma non solo Lawrence Ferlinghet­ti sente benissimo: è di una lucidità sorprenden­te. Il poeta di A Coney Island of the Mind, pittore e fondatore nel 1953 della libreria e casa editrice City Lights che pubblicò i primi capolavori della Beat Generation, ha la curiosità di un bambino e dalla sua casa di North Beach, il quartiere italiano di San Francisco, a ogni mia domanda risponde con almeno altre due. Vuole sapere tutto su Matteo Renzi e Beppe Grillo, per esempio. Durante l’intervista, in alcuni momenti parla in italiano perché «io-mi-voglio-tenere-alinato». Suo padre era di Brescia, sua madre francese, e quando alla ”ne dell’Ottocento si trasferiro­no in America cambiarono il cognome da Ferlinghet­ti a Ferling, per sembrare più anglosasso­ni: «A quei tempi non si andava orgogliosi di essere italiani negli Stati Uniti. Ma appena ho potuto mi sono riappropri­ato delle mie origini». Molto legato al nostro Paese, quando ancora vedeva ci veniva almeno una volta l’anno. «La mia città preferita è Verona, lì viveva uno dei miei migliori amici, Francesco Conz, editore e collezioni­sta italiano dei più importanti movimenti di neoavangua­rdia: Fluxus». Poi, mi chiede: «Vuoi šuxare con me?». Scusi? «Io šuxo, tu šuxi, egli šuxa. Ho inventato il verbo “šuxare”. Ne ho parlato anche con il console italiano a San Francisco. Vorrei inserire questa nuova parola nel dizionario della lingua italiana, mi può aiutare?». Ma che cosa vuol dire? «Vuol dire fare l’amore senza sesso. Amare in senso ampio, anzi amplissimo. E l’Italia in questo momento ne ha proprio bisogno». Crede? «Sì. Guardi quello che sta succedendo in politica, speravo tanto che al referendum passasse il “Sì”. Ho molta paura che anche da voi vincano i populisti fascisti, come è successo qui». Parla di Donald Trump? «Già. Il 20 gennaio, un fascista andrà alla Casa Bianca. La television­e americana non ha il coraggio di usare questa parola, ma per me è ovvio che alcune delle cose che dice Trump sono molto simili alle sparate di Hitler e Mussolini. Avere dei militari tra i ministri, per esempio, è una scelta da fascisti. Ho paura per il futuro dell’America: è una vera tragedia». Perché l’hanno votato, secondo lei? «Per tutte le bugie che ha raccontato al proletaria­to. Hillary Clinton non ha saputo parlare ai lavoratori del Midwest, e lui se li è comprati con promesse che non rispetterà. Le sinistre del mondo occidental­e sono ”nite, e c’è un gran bisogno di ricostruir­e un movimento, al più presto». Ne esiste già uno? «Macché! Oggi l’unico movimento esistente è Silicon Valley. A San Francisco siamo invasi da brillanti imprendito­ri dell’hi-tech, pieni di soldi ma senza cultura. Questa città è stata la casa degli artisti, oggi non lo è più. Gli intellettu­ali dormono, forse hanno le pance troppo piene». Che cosa pensa del Nobel per la letteratur­a vinto da Bob Dylan? «Sono felice, è un importante riconoscim­ento per lui e anche per tutti noi che abbiamo vissuto gli anni della Beat Generation, anche se io mi sono sempre sentito più bohémien. Dylan prima di essere un musicista è un grande poeta. Le sue canzoni degli

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy