Se un giorno d’inverno (80 anni fa)
È uno dei più schivi e geniali autori italiani, maestro di Tondelli e «musa» di Calvino. In occasione di un compleanno importante, vi raccontiamo chi è GIANNI CELATI, lo scrittore-outsider
Gianni Celati è lo scrittore italiano più importante della sua generazione. Già, ma qual è la sua generazione? Sono almeno quarant’anni che dimostra dieci se non quindici anni meno di quelli che ha. Chi potrebbe sospettare che sia nato solo cinque anni dopo Umberto Eco e ben diciotto anni prima di Pier Vittorio Tondelli? Non si parla di apparenza sica, o soltanto di quella, ma soprattutto di scrittura, temi, interessi. Nelle Città invisibili di Italo Calvino, Marco Polo racconta all’Imperatore le terre che costui dominava senza conoscere. Una tenace leggenda vuole che sia la trasposizione letteraria degli incontri in cui il giovane Celati raccontava di città viste, persone conosciute, libri letti, a Calvino, che viveva appartato a Parigi. Progettavano una rivista che si sarebbe dovuta chiamare Alì Babà, e doveva essere per i racconti e i saggi quello che Linus era già per i fumetti. Dei libri di Celati si dice questo: ne sono usciti prima quattro «di un certo tipo» (racconti basati sull’oralità, eccentrici e farseschi, come La banda dei sospiri, 1976); poi c’è stata una lunga pausa, e quindi sono usciti libri molto diversi (descrizioni e attraversamenti di paesaggi, osservazioni, vedi Narratori delle pianure, 1985). È uno schema, ma non è del tutto sbagliato; comunque: scrittura magistrale, sempre. Un paio d’anni fa le opere principali di Celati sono uscite nei Meridiani, con saggi, biografia e bibliografia curati da studiosi amici. Per i suoi 80 anni ora il libro Animazioni e incantamenti raccoglie testi dispersi del Celati scrittore erotico, critico, saltimbanco, compagno di strada di fotogra (tra cui l’amico Luigi Ghirri). Celati ha peraltro diretto
lm; vive in Inghilterra; ha viaggiato dappertutto ma soprattutto in Africa e sul Delta del Po; ha tradotto molti libri, ultimo l’Ulisse di James Joyce (di cui ha dato una versione pressoché cantabile); ha ispirato riviste e collane editoriali (l’ultima, la Compagnia Extra di Quodlibet). In duemila battute non si dà un’idea della sua statura: si può solo aermarla.