EMMANUELLE SEIGNER: LA VITA E IL SET CON ROMAN POLANSKI
Da trent’anni EMMANUELLE SEIGNER ama Roman Polanski, «marito adorabile, padre perfetto». Insieme lavorano (ma non nel nuovo film, dove lo «tradisce» per un’altra), insieme ridono. E insieme hanno pianto attraversando un inferno di cui lei qui parla per la
Al ristorante parigino dove mi ha dato appuntamento, Emmanuelle Seigner arriva in ritardo e subito attacca: «E dire che neanche lo volevo girare, questo lm. Troppo dolore». Sta parlando di Riparare i viventi, che la regista Katell Quillévéré ha tratto dal libro di Maylis de Kerangal. La storia di una madre che perde il suo unico glio in un incidente stradale, e che decide di donarne gli organi per regalare la vita ad altre persone. Perché lo ha fatto, allora? «Mi sono innamorata di Katell, una donna straordinaria. E oggi sono contenta di averle detto sì, anche se ho scelto di non identi carmi nel personaggio. Ho Morgane, ho Elvis: l’idea di perdere un glio è così enorme che non voglio nemmeno pensarci». Morgane oggi ha 23 anni, Elvis 18 ma – annegata in un maxi pull – mamma Emmanuelle Seigner dimostra dieci anni meno dei suoi 50. Ha la stessa leggerezza con cui trent’anni fa, sul set di Frantic, conquistò Roman Polanski. Da allora il regista (suo marito dal 1989) riserva a lei le parti migliori, quelle capaci di regalarle una seduttività che lei stessa, ridendo, de nisce «diabolica». «Per fare Venere in pelliccia abbiamo impiegato anni: Roman ha studiato ogni dettaglio del mio personaggio. Invece, il nostro prossimo lm è nato per caso». Si riferisce all’adattamento di un altro best seller (Da una storia vera di Delphine de Vigan). Il regista, ormai ottantatreenne, le ha messo accanto Eva Green. Emmanuelle mi assicura che tra loro «saranno scintille». In che senso, scusi? Parliamo di amicizia o di qualcosa di più morboso? «Dicile parlarne senza svelare troppo. Le basti sapere che il nostro è un rapporto misterioso. Magari ci tiene insieme la paura, o la manipolazione psicologica. È un percorso di terrore, un giallo in piena regola, molto complesso: un miscuglio tra Rosemary’s Baby, L’inquilino del terzo piano e Repulsion. Roman adora queste storie. Gli piace tenere lo spettatore in bilico su una corda che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro». Con Eva vi conoscevate già? «No. Ma al mondo non c’era una migliore di lei per quella parte. Con Roman abbiamo passato in rassegna decine di attrici europee e americane, e alla ne ci siamo detti che, se avesse ri utato, sarebbe stato davvero dicile fare questo lm. Nessuna sa essere diabolica e manipolatrice come Eva: basta guardarla per capire che è perfetta per Roman». Non dev’essere facile essere perfetti, per un perfezionista come Polanski? «Lui si impegna sempre come se fosse la sua prima volta. È esigente, puntiglioso. Ogni inquadratura deve essere perfetta, ogni scena ce la dobbiamo sudare tutti, niente gli sfugge e non perdona. È sempre stato così, e lo sarà
no al suo ultimo lm». Lavorate insieme, cenate insieme, dormite insieme e poi ricominciate la giornata. Partendo da casa sempre insieme? «Noooo, separati. Ognuno ha la sua macchina, anche se spesso partiamo alla stessa ora. Mai dare troppa con denza al regista. Se ne potrebbe appro ttare». Che cosa la stupisce, ancora, di lui? «Il suo coinvolgimento. Mette l’anima in tutto quello che fa. Inutile ngere pudori ipocriti: non ho problemi ad ammettere che per me è un grande, come Bergman, Fellini, Visconti o Pasolini. Ho un’ammirazione immensa per lui». E a casa, com’è vivere con un uomo così complesso? «Complesso? Io non l’ho mai trovato complesso». Se non complesso, forse ingombrante. O meglio, dal passato ingombrante. Nel 1977, a Los Angeles, dopo averle scattato alcune foto in topless, Polanski ebbe un rapporto sessuale con la tredicenne Samantha Geimer. La ragazza lo denunciò. Il regista venne arrestato, ma evitò la più grave imputazione per stupro – la ragazza sosteneva che il rapporto non fosse stato consensuale, i periti non la ritennero credibile – e se la cavò con un mese e mezzo di carcere per aver fatto sesso con una ragazza di età inferiore a quella legale del consenso. Poi però, avendo forse saputo che il giudice aveva cambiato idea e intendeva rimetterlo in galera, Polanski andò in Francia – Paese di cui aveva la cittadinanza – e non tornò più negli Stati Uniti. Negli anni, pur non avendo cambiato versione, Samantha Geimer ha detto di averlo perdonato e di non volerlo in prigione. Nel settembre del 2009, però, le autorità svizzere hanno arrestato Polanski. Due mesi dopo, gli hanno concesso gli arresti domiciliari. Solo nel
luglio del 2010 hanno annunciato la decisione di non estradarlo negli Stati Uniti, e di lasciarlo libero. Di quei dieci mesi di incubo, Emmanuelle non ha mai voluto parlare. Sette anni fa, suo marito fu arrestato e nì agli arresti domiciliari. Questo come ha in
uito sulla vostra famiglia? «È stato il periodo più brutto della mia vita. Non potrò mai perdonare gli Stati Uniti e il loro sistema giudiziario, che senza alcun valido motivo ci ha fatto vivere l’inferno e ha lasciato i nostri gli completamente devastati. Due famiglie sono state massacrate: la nostra e quella di Samantha Geimer. Il fatto è successo quarant’anni fa, quando non conoscevo ancora Roman. Però so da dove viene e che cosa ha vissuto. Posso dire che con me è sempre stato un marito adorabile, non mi ha mai tradita. E un padre perfetto per i nostri gli, che sono attaccatissimi a lui. So che è incapace di fare del male, e questo mi basta». Lei recita anche per altri registi. E poi fa musica rock, teatro, televisione. «Adoro lavorare, soprattutto ora che i ragazzi sono grandi». In Francia è anche appena uscito un suo lm con Gérard Depardieu. «Sono la sua amante nel Divano di Stalin, il nuovo lm di Fanny Ardant regista. Adoro Gérard, e il suo essere sempre politicamente scorretto. Non ne posso più di attori impegnati nelle grandi cause dell’umanità, sempre pronti a raccontare quanto sono bravi e buoni. Lui è impertinente, mi piace persino il suo endorsement per Putin. Mi piacciono i suoi eccessi, le sue fragilità». Depardieu e Ardant hanno un rapporto storico: non sarà stato facile inserirsi. «Sono davvero come una vecchia coppia: mi sono avvicinata con cautela. Ma Gérard mi ha annusata e si è reso conto che potevo essere compatibile. Con loro è una questione di pelle, o la va o la spacca». Ha appensa nito di girare il lm con suo marito. Ora si prende una vacanza? «Scherza? A febbraio giro la mia prima serie Tv, la versione francese di The Fall - Caccia al serial killer: ho la parte che nell’originale è di Gillian Anderson. Roman intanto monta il lm. Ci ritroveremo in primavera, sperando di essere invitati a Cannes. Sarebbe bello salire insieme la montée des marches».
ROMAN NON MI HA MAI TRADITO, I FIGLI GLI SONO AFFEZIONATISSIMI. MI BASTA SAPERE CHE È INCAPACE DI FARE DEL MALE