Brad Pitt, 53 anni, fotografato da Amanda Demme
Probabilmente non sapremo mai com’è andata davvero, eppure le tesi sulla ine del matrimonio con Angelina si sprecano. Di certo c’è che ai Golden Globe, alla sua prima apparizione pubblica dopo la separazione, BRAD PITT è stato accolto da un’ovazione. Solidarietà all’amico? Ostilità verso l’ex? Oppure: vogliamo vedere la sua prossima incarnazione. Perché, dopo essersi «angelinizzato», è il momento di essere inalmente solo se stesso
C’è un solo modo per uscire vivi da una relazione con Angelina: diventare Angelina. Su tutto il resto si può dissentire, la separazione del secolo rende possibile ogni presa di posizione: il niente che ne sappiamo è molto polarizzante. Riassunto delle inattendibilità precedenti, fondamento di ogni schieramento (si sa che i famosi si sposano e divorziano soprattutto per questo: per permetterci di avere un’opinione in merito). A metà settembre, dopo più o meno dodici anni di relazione e due di matrimonio e al lordo di sei gli, Brad (Pitt) e Angelina (Jolie) fanno tappa in Minnesota: il loro jet ha bisogno di fare rifornimento. Si racconta di urla, ubriachezza (di lui), maltrattamenti (sempre di lui) ai danni del primo dei sei gli della coppia (Maddox), e persino di Brad che fa pipì in mezzo alla pista d’atterraggio, neanche fosse Donald Trump in Russia. Angelina chiede il divorzio e l’adamento dei gli. Lo fa per prima, senza concordare un comunicato congiunto come fanno abitualmente le coppie d’un certo pro lo. Da lì, Brad gioca sempre di rimessa: lei non gli fa vedere i
gli, lei chiede l’adamento, lei lascia capire che lui è violento. Lui, in difesa, dice che lei pur di averla vinta con l’opinione pubblica se ne frega di tutelare la privacy dei ragazzini. Noi facciamo il nostro dovere, e ci iscriviamo a diversi partiti d’opinione, a seconda di chi ci convince di più.
Potete essere convinti che su quel volo privato Brad abbia davvero maltrattato quell’adolescente molesto (tutti gli adolescenti lo sono), e che quindi cuore-di-mamma-Jolie abbia fatto bene a interrompere il matrimonio del secolo: una che decide d’avere sei gli è comunque Filumena Marturano, anche se meglio vestita e con eloquio più forbito, e guai a chi le tocca i piezz’e core; oppure potete pensare che, se anche l’ha davvero fatto, Brad abbia avuto quelle buone ragioni che non sono accettate dalla morale corrente ma sono note a ogni genitore: a volte i gli, dicevano padri e madri d’altre epoche, te li tirano dalle mani. Potete borbottare che voi lo sapevate, che sarebbe nita male, perché quando rubi il marito d’un’altra (già, c’era una volta Jennifer Aniston) poi il karma s’incarica di punirti con un matrimonio che nisce da schifo; o potete considerare che, tutto sommato, è durata dodici anni: mica pochi, nel libro dei conti di Hollywood ma anche in quello di noialtre persone normali; e scommettere che poi nirà è troppo facile: nisce per tutti, tranne che per Paul Newman e Joanne Woodward (e Newman è morto nel 2008 e noi ancora non abbiamo trovato un esempio alternativo di matrimonio cinquantennale). Potete sostenere la tesi saperlalunghista che quali maltrattamenti a Maddox: Angelina non l’ha più voluto intorno perché ha scoperto che Brad se la faceva con Marion Cotillard sul set di Allied - Un’ombra nascosta; anzi, no, se fesseria da tabloid dev’essere, che sia con tutti i crismi: il glio che aspetta Marion non è mica di Guillaume Canet come nella versione uciale, quel poverino fa da copertura al settimo degli eredi Pitt; ma anzi, perché limitare la fantasia: ora Brad sta con Kate Hudson, lo sapete per certo, l’avete letto su Facebook. Potete essere sicurissime che Brad beva (ma che non l’hai visto, si capisce subito, e poi lo sanno proprio tutti), o che Angelina non mangi (ma che non la vedi quant’è magra, si capisce subito, e poi lo sanno proprio tutti tuttissimi). Potete credere alle accuse di Angelina (Brad sa cos’ha fatto, ed è terrorizzato che io sveli i suoi altarini); o a quelle di Brad (pur di sputtanarmi, la mia ex moglie racconta tutti i fatti dei nostri gli in atti giudiziari che poi niranno sui tabloid: meno male che eravamo quelli che ci tenevano alla privacy).
Tutte le ipotesi di reato sono plausibili (e lo resteranno: non sappiamo la verità dei nostri matrimoni, guriamoci se la sapremo mai di quello di Pitt e Jolie), ma la prova incontrovertibile per ora è una sola. Brad arriva sul palco, alla serata dei Golden Globe, alla sua prima uscita pubblica dopo la separazione più commentata e più nebulosa degli ultimi mesi, e la sala, direbbero gli amanti dei cliché lessicali, gli tributa un’ovazione. Sì, insomma: lo applaudono calorosamente, alzandosi in piedi, in quello che sembra proprio un empito solidale. Stanno applaudendo quello che nalmente non ha un approccio Montessori ai gli? Quello che si è liberato della stronza? Quello cui hanno deciso di credere? Quella stessa sera, Meryl Streep ha ricevuto un premio alla carriera e ha fatto un discorso contro Trump. Non sarebbe stato un discorso riuscito se, oltre a in nite condivisioni estasiate sui social, non avesse innescato qualche polemica. Uno dei punti dei detrattori era: ci tiene tanto alla legalità e all’essere persone perbene e a che non trion
la legge del più forte, ma dov’erano queste sue priorità quando Polanski ha vinto l’Oscar? Con allegata immagine di Meryl in piedi ad applaudire il premio per la regia del Pianista, ovvero la vittoria di un tizio che ha ammesso di essere saltato addosso a una tredicenne e che, per evitare la galera, non torna da quarant’anni negli Stati Uniti (i dettagli a pag. 62). Quello che si dimentica, chiedendo a Meryl Streep questa speci ca coerenza, quello che si dimentica per distrazione o per amor di polemica, è che i vestiti sono più costosi, ma per il resto la platea dei Globe o degli Oscar non è diversa da una cena a casa nostra. Anche noi, quando si tratta dei nostri amici, di gente che frequentiamo da decenni, di persone che c’illudiamo di conoscere bene (illudersi di conoscere gli altri non è forse il principio fondativo d’un’esistenza sana?), anche noi ci riserviamo di essere i più attendibili giudici della verità. Al di là dei tribunali e delle morali comuni e dei fatti come sembrano: noi sappiamo i fatti come stanno. Cosa vuoi che ne capisca, quel perito che ci ha parlato due ore, quell’avvocato che ha a cuore solo gli interessi della controparte: io lo conosco, il mio amico non è così. Solo che i nostri amici sono commessi o commercialisti o agenti immobiliari: le
nostre private assoluzioni sono meno esposte al pubblico ludibrio di quelle della comunità più osservata del mondo. Quando Hollywood decide di continuare a fare lm con Woody Allen nonostante la sua ex moglie e due dei suoi (ex?) gli facciano appelli al boicottaggio, non sta assolvendo i molestatori di bambini: sta dicendo «Secondo me non è andata così».
D’altra parte non è un caso se, da Rashomon a The A air, esistono opere d’arte cui interessa principalmente aermare che non esiste la verità: esistono alcune verità, la mia, la tua, quella di chi ci ha visti discutere dal marciapiede di fronte ed è convinto di sapere esattamente cos’è successo. Verità plurali, che è un po’ diverso da post-verità, la parola più di moda della stagione. Un numero plurale di verità è pari all’inesistenza della verità, e della nostra possibilità di conoscerla e vericarla. E che non esista una verità non è neanche un azzardo artistico così estremo: è un pensiero che ha formulato chiunque si sia mai ritrovato a raccogliere le condenze dei due componenti d’una coppia: sembrano non raccontare mai non solo la stessa separazione, ma neppure lo svolgimento della stessa storia d’amore, e neppure lo stesso innamoramento. Se due raccontano con gli stessi dettagli la sera in cui si sono conosciuti, in genere è perché, per quieto vivere, uno dei due ha deciso di plasmare la propria cronaca sulla verità dell’altro; mica perché se la ricorda allo stesso modo. Se dobbiamo giudicare dalla sera dei Globe, Brad ha raccontato ad amici e colleghi la verità più convincente. Ma manca la controprova: magari avrebbero applaudito allo stesso modo Angelina, magari era il loro modo di dire «Ci dispiace che sia nito tutto in vacca, ci credevamo davvero, eravate così ghi, se non siete durati voi non c’è proprio speranza per nessuno». Solo che Angelina non era lì, non aveva un lm da presentare. C’era Brad, così visibilmente dimagrito che, se fosse stato Angelina, avremmo scosso la testa borbottando il solito «Eh, però è troppo magra». C’era Brad, ma mica presentava Feud, quella baracconata di serie Tv che ha prodotto in cui s’inscena la rivalità tra Joan Crawford e Bette Davis facendole interpretare a Jessica Lange e Susan Sarandon. Macché. Magro come Angelina, Brad presentava il più angelino dei lm, Moonlight. Moonlight, che quella sera avrebbe poi vinto il Globe come miglior lm drammatico ed è tra i favoriti agli Oscar, è stato prodotto dalla Plan B, la società di Brad. In Moonlight c’è tutto. C’è il bullismo, l’omosessualità, il ragazzino nero alla ricerca d’un’identità, la madre drogata, l’infanzia infelice, l’abbrutimento del carcere. Mai come vedendo Moonlight hanno avuto senso le parole che disse quasi trent’anni fa Nanni Moretti, parlando dei lm degli altri: «Col tema importante si vince sempre, ricattando il pubblico». Nessuna è mai stata determinata a spendersi per i temi importanti, e a far così dimenticare d’essere una bella donna che fa il più frivolo dei mestieri, quanto lo è Angelina. E nessuno è mai stato Angelina quanto lo è Brad nel ruolo di produttore di Moonlight.
Quindi cosa applaudivano? La magrezza? (È una platea che sa apprezzare le fatiche della vigilia della stagione dei premi, tutta pasti saltati e irrigazioni al colon). La minor capacità di manipolare l’opinione pubblica negli ultimi mesi? (Pitt è apparso un po’ come quello travolto da un autobus a due piani, mentre Angelina dominava i notiziari con l’abile linea narrativa «Non vi dirò quant’è esecrabile il mio ex, ma potete immaginarlo»). O il fatto che sia pur sempre Brad Pitt, e il suo corpo sia composto da cellule di stella (gli appartenenti alla catena alimentare dello star system riconoscono subito l’esemplare di livello più alto)? Oppure si alzavano in piedi di fronte al produttore engagé, quello che si sbatte perché vengano fatti lm dal ricattatorio tema importante che, un domani, potranno far vincere premi e prestigio a qualcuno che quella sera era in quella platea? Ricordati di me che non sono rimasto seduto, Brad. Magari, ed è l’ipotesi che mi piace di più, si sono alzati per vedere se riuscivano a intuire e applaudire il prossimo Brad. Ce n’è stato uno grunge: era quello che stava con Juliette Lewis. Uno ghetto: era quello che stava con Gwyneth Paltrow. Uno appassionato d’architettura: era quello che stava con Jennifer Aniston (a proposito: la Plan B l’aveva fondata con lei, ma nché stavano insieme produceva roba come Troy, di cui ricorderete Brad in elmo e poco altro). E inne, ma mica è nita, c’è stato il Brad umanitario, modellatosi a forma di Angelina. Chissà perché non abbiamo mai scelto di credere che si scegliesse compagne corrispondenti agli interessi e ai gusti che gli accadeva di avere in diverse fasi della vita, ma sempre di ritenerlo così privo di personalità da incarnare quella canzone dei Velvet Underground: sarò il tuo specchio, ri¡etterò quel che sei. Sarò magrissimo e pienissimo di contenuti e punterò sul lm giusto per ricattare i buoni sentimenti e le giuste sensibilità civili di pubblico e critica: sarò più Angelina di te, e vediamo se la copia non prende più applausi dell’originale.
Comunque sia andata, ha funzionato: ventiquattr’ore dopo, un comunicato nalmente congiunto ha fatto sapere che i due si sono messi d’accordo, e che d’ora in poi manterranno riservatezza sui termini della separazione. Probabilmente l’avrebbero fatto comunque, ma è molto cinematograco pensare che la perda Angelina sia stata scontta da un applauso in piedi. Un applauso alla sua copia. Chissà come sarà il prossimo Brad, a che specchio assomiglierà, su quale compagna di vita si modellerà. Chissà se si è visto nella sceneggiatura, anche se non è mai stato nero né gay né del ghetto, quando il protagonista di Moonlight dice: «Non ho mai fatto quel che volevo davvero: tutto quel che riuscivo a fare era quel che gli altri pensavano dovessi fare. Non sono mai stato me stesso». Chissà se, dopo aver raggiunto quel picco di polvere di stelle che è l’essere Angelina, Brad ora ambisce solo, come un qualsiasi concorrente di reality, a essere se stesso.