DITELO A SALVINI: C’È CHI SCAVA E C’È CHI DEPREDA
Ibambini estratti vivi dal tunnel di neve, le ore di prigionia, l’elenco angosciante dei dispersi; e le cazzate di sciacalli e sciacalletti. Tutto si tiene nella strage d’Abruzzo. La sfortuna del connubio tra un sisma violento e una nevicata straordinaria; la forza dei soccorritori che arrivano con gli sci all’hotel Gran Sasso Rigopiano (a destra); la politica chiacchierona, pronta a raccogliere consensi dai drammi, perché ci sono più modi di partecipare alle tragedie: c’è chi scava e chi depreda. Dicile separare i fatti dalle emozioni. I danzati alla prima vacanza, marito e moglie in riposo qualche giorno, gli impiegati alla reception. Le emozioni sono legittime, il freddo calcolo di chi ci si butta sopra per ottenere dividendi politici è inaccettabile. Inaccettabile denunciare crimini e responsabilità a mezzo secondo dal terremoto, quando bisognerebbe pensare ai vivi e ai morti, e ben diverso dal legittimo chiedersi se i soccorsi abbiano funzionato come avrebbero dovuto o potuto, se non si potessero trattare con più rispetto i familiari in attesa di notizie, se sia normale stare senza elettricità per giorni (citofonare Enel), se non sia meglio evitare di annunciare «casette» prima della certezza dei tempi di consegna. Il 29 novembre scorso, l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi annunciò: «Le prime casette di Amatrice sono in realizzazione da oggi, le prime 20 saranno pronte prima di Natale». Non è andata così: l’estrazione per assegnare a sorte le 25 casette è stata fatta solo nei giorni scorsi.
Sotto accusa è finita anche l’Anac di Raaele Cantone per ritardi dovuti ai controlli, che però – ha spiegato il magistrato – non sono i suoi. «In tutto ciò che si è fatto dal terremoto a oggi, l’Anac non c’entra. Gli appalti di cui si discute sono quelli della Protezione civile che in emergenza può agire e agisce fuori dai vincoli, com’è giusto che sia. È espressamente previsto dal Codice dei contratti, che pure viene preso di mira, quasi fosse un nuovo sport nazionale», ha detto Cantone al Corriere. L’Anac interviene per evitare problemi quando comincia la ricostruzione; dà per esempio un parere sui prezzi qualora la Protezione civile, che può agire in deroga, senza gare d’appalto, abbia bisogno di intervenire velocemente. Così si dovrebbero evitare la speculazione e l’arricchimento di qualche sciacallo non politico. «Ci siamo dimenticati le risate degli imprenditori ascoltate in diretta, la notte del terremoto a L’Aquila, per gli aari che si prolavano?», dice Cantone.
Insomma, siamo messi così. Trump trumpeggia e Salvini salvineggia, e c’è una nuova dottrina in città: bisogna essere stronzisti, protezionisti, gridare all’invasione neocoloniale, inventarsi balle spaziali senza che nessuno abbia da ridire. Le bischerate non sono una novità: i politici l’hanno sempre sparata grossa. Ma, come già avvertiva Theodor W. Adorno in Minima Moralia, un libro del 1951, «tra gli scaltriti pratici di oggi, la menzogna ha da tempo perso la sua onorevole funzione di ingannare intorno a qualcosa di reale. […] La bugia, un tempo strumento liberale di comunicazione, è diventata oggi una tecnica della sfrontatezza, con cui ciascuno spande intorno a sé il gelo di cui ha bisogno per vivere e prosperare».
Per Salvini le balle sono essenziali, perché non potrebbe fare altrimenti: c’è un terremoto? C’è una slavina? È evidentemente colpa del governo. Ognuno, di fronte alle tragedie, accusa chi ritiene, ed è umano; per chi ci crede, c’è un dio da qualche parte. Il segretario della Lega, che pure ha responsabilità e utilizza irresponsabilmente l’emotività, preferisce invece attaccare il dio Stato. Si è presentato in Tv con i doposcì, come se bastasse l’abbigliamento emergenziale – il cappello da operaio o una cazzuola in mano – per distinguere chi straparla da chi spala. Il problema non è lasciargli lo spazio per dire fesserie in Tv, ma chiedergli conto delle sue sortite, fare un fact checking, spiegargli che non può straparlare sui migranti, visto che nel 2011, quando la Lega governava con Berlusconi, la spesa era di 45 euro pro capite al giorno, mentre in media nel 2015 il costo per un migrante è sceso a 34 euro. E spiegargli quando specula su barconi e terremoti – il suo tweet: «Continue scosse di #terremoto in Centro Italia neve e gelo. Altro che “migranti”, che il governo aiuti subito questi italiani!» – che l’accoglienza ai migranti, senza virgolette, nulla c’entra con gli imprescindibili aiuti a chi è stato colpito dal terremoto. (Ditegli peraltro che un migrante senza virgolette, anzi un rifugiato, il senegalese Faye Dame, è tra i dispersi di Rigopiano.) Se Trump porta al governo la nanza che attaccava in campagna elettorale, non ha nulla del campione del popolo. Così come Salvini, molto preoccupato di attaccare il governo, salvo dimenticare L’Aquila, i ritardi, gli sprechi e le tante ombre della ricostruzione targata Bertolaso-Berlusconi-Lega, e le condizioni in cui stanno oggi le New Town, tra inltrazioni, perdite dagli scarichi, allagamenti e pavimenti che si scollano.
RICERCHE La sinistra italiana cerca un nuovo Prodi, così fanno fuori pure lui. CAINO