NOSTALGIA DEL CACTUS
Li ha visti nascere sul tavolo di casa: un villaggio dei cowboy, un paio di coni, due trecce appiccicate, un sombrero e… «Carmencita sei già mia, chiudi il gas e vieni via». Le ha viste starnazzare nel suo giardino davanti alla fontana: era un gruppo di oche, qualcuno aveva incollato un papillon al collo di papà e la famiglia dei piumati era diventata star della cera GloCó. Quel mondo incantato era il mondo in cui è cresciuto Marco Testa, 65 anni, glio di Armando (nato esattamente un secolo fa, il 23 marzo 1917), il primo grande artista della pubblicità cui si devono alcuni dei «Caroselli» più memorabili. Il 3 febbraio (erano le 20.50, dopo il Tg) Carosello festeggia i 60 anni. È stato, dal 1957 al 1977, un’eccellenza solo italiana: «spot» (diremmo oggi) di due minuti e un quarto, ma solo nell’ultima ventina di secondi (il «codino») si poteva menzionare il prodotto. Nella prima parte, storie e personaggi che sono entrati nella memoria collettiva con i loro slogan («E che, c’ho scritto Jo Condor?», «Se la prendono tutti con me perché sono piccolo e nero»…), i registi più importanti, a partire da Fellini, e la faccia di un po’ tutti gli attori noti dell’epoca. «Andava di moda un certo cinema, per esempio i western di Sergio Leone, e li rifacevamo. Per me era come giocare ai cowboy», ricorda Testa. Una volta realizzato il lm, però, il gioco si faceva duro. Bisognava ottenere gli spazi (una lotta all’ultimo coltello: solo cinque siparietti a sera) «e soprattutto bisognava avere il via libera dalla censura, rappresentata da una serie di signore con cui ingaggiavamo un tira e molla per riuscire a strappare una battuta brillante. Per esempio: se volevamo far dire a Paulista “Non capisci un cactus”, la signora in questione ci chiedeva: “Ma perché un cactus e non un’altra pianta?”». L’importante, ricorda Marco, era trovare sempre un’idea, il più surreale possibile. E se usavi un personaggio famoso, non era un banale testimonial: doveva recitare, come nel caso di Nicola Arigliano alle prese con pranzi indigesti (Antonetto) o di Mimmo Craig-uomo Sasso della «pancia non c’è più». Quanto alle donne: «A papà piacevano molto, la giornata più importante di quei “Caroselli” era la scelta della bionda». E oggi? «I media sono cambiati, i ragazzi li devi prendere su uno dei tantissimi device che usano e catturarli con una storia veloce e semplice, magari proponendo nali diversi a seconda del target cui ci rivolgiamo. Ma quello che funziona, ieri come oggi, è sempre riuscire a raccontare in pochi secondi un’emozione».