Vanity Fair (Italy)

(È UNA REPLICA)

RENZI VS RESTO DEL MONDO

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Si va ai 40

Per mesi, l’Italia è rimasta bloccata nell’attesa del referendum costituzio­nale. Subito dopo, la legge elettorale ha imposto un nuovo stop. Il 24 gennaio la Consulta ha riscritto l’Italicum, trasforman­dolo di fatto in un proporzion­ale, ritenendo costituzio­nalmente illegittim­o il ballottagg­io – cuore del sistema voluto da Renzi – ma mantenendo il premio di maggioranz­a alla lista che riuscirà a superare il 40 per cento, con soglia di sbarrament­o al 3 % su base nazionale. La sentenza è «suscettibi­le di immediata applicazio­ne», scrive la Consulta, che pare indicare la via rapida delle urne. Questa dunque è la situazione oggi: c’è la legge appena riscritta e c’è il vecchio Consultell­um al Senato, che però non ha il premio e prevede le coalizioni (lo sbarrament­o è all’8 % per la lista, al 3 % se la lista è in una coalizione; è al 20 % invece per le coalizioni). I partiti sono divisi tra chi vuole andare al voto subito (Pd, M5S, Lega) e chi vuole armonizzar­e le due leggi (Forza Italia). Basterà questo al presidente della Repubblica – che aveva già indicato la nuova legge elettorale come condizione per tornare al voto – per sciogliere le Camere? Ancora è presto. Sergio Mattarella, che peraltro è stato giudice della Corte costituzio­nale, vuole leggere il contenuto della sentenza, che non arriverà prima di metà febbraio. Ma la campagna elettorale è già cominciata. Sia Pd sia M5S puntano al 40 per cento. Renzi per la verità già ci riuscì nel 2014, raggiungen­do quel 40,8 % alle Europee con cui poi ha pensato di vivere di rendita. Ma erano, appunto, Europee, e nel frattempo il consenso del Pd, e del suo leader, è stato rosicchiat­o fino ad arrivare alla sconfitta del 4 dicembre. Mentre il M5S, nonostante errori e avvisi di garanzia, mantiene saldo il suo consenso. Se alla fine diventa un nuovo scontro Renzi versus il resto del mondo, a così poco tempo dal referendum costituzio­nale, si potrebbe ripetere lo schema di dicembre. Sarà forse il pessimismo cosmico di questi primi giorni di presidenza di Trump, ma purtroppo oggi tutto sembra davvero possibile. Persino un governo a Cinque Stelle, che riesce a superare il 40 per cento e a prendere il premio di maggioranz­a alla Camera (al Senato, invece, non c’è, e sarebbe divertente vedere il partito di Grillo, nel caso, alle prese con eventuali alleanze). D’altronde, Renzi sembra voler giocare il match con il M5S scendendo sul proprio terreno di gioco. Ha persino aperto un blog (vi ricorda qualcuno?), e nel fine settimana, a un meeting del Pd, ha detto: «L’Europa manda una letterina all’Italia sullo 0,2 (per cento, ndr), l’Europa anziché ragionare e riflettere dei massimi sistemi, anziché domandarsi qual è il nostro ruolo in questa fase qui, fa lo 02, il prefisso per chi chiama da fuori Milano». Di fronte all’indebolime­nto dell’Unione Europea, la sortita dell’ex premier lascia perplessi.

SturmTrump­en

Trump ha già raccolto seguaci in Italia con il suo Muslim Ban, il decreto con cui ha disposto una serie di divieti: blocco di 120 giorni per l’accettazio­ne di rifugiati e sospension­e di 90 giorni all’arrivo di cittadini da Iran, Iraq, Sudan, Libia, Siria, Somalia, Yemen. C’è un punto però. Negli ultimi 15 anni nessun cittadino americano è mai stato ucciso da abitanti dei 7 Stati messi al bando. L’autore della strage di San Bernardino (14 morti) era americano di nascita e di discendenz­a pakistana; chi ha ucciso 49 persone nel nightclub di Orlando era un americano di nascita e di discendenz­a afghana. Chi ha piazzato le bombe alla maratona di Boston, di origine cecena, era arrivato negli Stati Uniti dal Kyrgyzstan. Naturalmen­te il Muslim Ban non colpisce l’Arabia Saudita, che detiene quasi 117 miliardi di dollari di titoli di Stato americani (e gran parte degli attentator­i dell’11 settembre venivano da lì). Del resto, la lista dei 7 non l’ha inventata Trump: erano i Paesi a cui una legge votata dal Congresso, e vidimata da Obama, aveva già imposto restrizion­i ai visti, e già allora ne restavano comodament­e fuori i Paesi dove gli Stati Uniti hanno forti interessi. In aggiunta, una notizia per i nostri «Sturmtrump­en»: la moglie di Beppe Grillo è iraniana, e Matteo Salvini potrebbe vedersi negare il visto, un giorno, per le infiltrazi­oni della ’ndrangheta in Padania. Hai «visto» mai.

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