Vanity Fair (Italy)

CINGUETTO, DUNQUE SONO

Le sparate di Trump o Salvini sui social media? Spesso non «merito» loro, ma di un ghostwitte­r

- Di FRANCESCO BISOZZI

Coi suoi tweet ha conquistat­o la Casa Bianca, ma non tutti i «cinguettii» di Trump sono farina del suo sacco. Chi si nasconde dietro i messaggi sui social dei potenti? I ghostwitte­r, i nuovi «presta parole» dei politici, fanno dire ai loro capi tutto ciò di cui c’è bisogno in meno di 140 caratteri. L’uomo incaricato di scrivere i cinguettii sulla pagina ufficiale del nuovo presidente degli Stati Uniti, @POTUS (oltre 14 milioni di follower), risponde per esempio al nome di Dan Scavino. Nominato Director of social media della Casa Bianca, Scavino è un ex caddie (quello che trasporta la sacca dei giocatori sui campi da golf) con un debole per le bufale. Ama infatti ritwittare notizie improbabil­i: sulla sua pagina personale ha persino promosso articoli secondo cui Michelle Obama in realtà sarebbe un uomo. Lui e Trump si conoscono da una vita. Si sono incontrati per la prima volta proprio sul campo da golf a inizio anni ’90, quando Scavino non era ancora maggiorenn­e. È dallo scorso anno che gestisce l’attività sui social del tycoon, il quale ha mantenuto su Twitter anche il suo vecchio account, @realDonald­Trump, con 22 milioni di follower all’attivo: a differenza dell’altra pagina, dove mantiene un profilo più presidenzi­ale, è su questa che Trump dà libero sfogo di persona, generalmen­te la sera (anche se la maggior parte delle volte si limita a dire agli altri cosa devono scrivere). Anche dietro ai tweet dei nostri politici ci sono gli scienziati dei social. Matteo Salvini, per esempio, si appoggia a Luca Morisi. Una sorta di Casaleggio della Lega, deus ex machina del successo salviniano in Rete (340 mila follower). Su Twitter si definisce «filosofo digital» oltre che «social-megafono del Matteo Giusto». L’unico leader in grado di competere con Trump su Twitter, comunque, è Papa Francesco. Che si è affidato all’americano Greg Burke, ex giornalist­a del Time con la passione per lo sport (e per la Roma di Totti), nominato l’anno scorso direttore della Sala stampa della Santa Sede. I risultati li ha ottenuti: Bergoglio su Twitter ha da poco superato globalment­e, in 9 lingue, i 30 milioni di follower.

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