Vanity Fair (Italy)

NUN SE TOCCA

NUOVO POPULISMO: IL CAPO

-

Magari questa storia delle polizze a Cinque Stelle, una delle quali a bene‹cio di Virginia Raggi, si rivelerà una fregnaccia. Ma da un partito che fa della trasparenz­a (altrui, a dire il vero) un’ossessione ci si può solo aspettare puntualità e rigore. Le incertezze sono per i farabutti, l’oscurità è per la vecchia politica, la reticenza per i politici di profession­e. E invece, il M5S preferisce la via tradiziona­le: la butta in caciara. «Che cosa mi ha detto Grillo al telefono? Che farà polizze per tutti», dice la sindaca di Roma, utilizzand­o il capo del M5S come scudo.

Virginia, dopo la notizia di alcune polizze assicurati­ve sottoscrit­te da Salvatore Romeo, aveva pensato alle dimissioni, ha detto, ma poi è rimasta perché «ho la fiducia di Beppe Grillo». Come se il fondatore del M5S fosse l’unico titolato a stabilire la verità delle cose; come se avere la ‹ducia di un capo politico prescindes­se dal consenso degli elettori, dei cittadini romani che l’hanno votata, e dagli organismi terzi e pubblici rispetto alle decisioni di un’organizzaz­ione privata come la Casaleggio Associati, che esprime un organismo politico eletto in Parlamento, il M5S. Fosse tutto così semplice, a che servirebbe­ro i giornali, l’opinione pubblica, a che servirebbe­ro i custodi, le leggi? Il M5S vuole l’autogestio­ne; Grillo è il Garante, come da de‹nizione regolament­are dei Cinque Stelle, e quindi garantisce per i suoi. Solo che noi, che crediamo nello Stato di diritto, delle garanzie del comico non ce ne possiamo fare nulla. Il Sacro Blog di Grillo può scrivere tutte le lettere e le poesie in romanesco che vuole – «Er sinnaco de Roma nun se tocca» – ma se, a parti rovesciate, ci fosse stato di mezzo il Pd, avremmo avuto —ash mob quotidiani di Di Battista accampato sotto il Campidogli­o a berciare «onestà, onestà, onestà». E non per la storia delle polizze assicurati­ve, beninteso, ma sempliceme­nte per l’aver promosso a classe dirigente i Ra˜aele Marra – dalla destra de Roma con furore! – che poco hanno a che vedere con il presunto e sbandierat­o spirito dei Cinque Stelle.

Le élite sono un problema perché in realtà non sono tali, neanche quando conseguono il potere, che poi dovrebbe essere il mezzo con cui la politica raggiunge i propri obiettivi, non una cosa sporca da cui tenersi alla larga; non c’è niente di elitario nella promozione di una classe dirigente che non studia, priva di esperienza e che fa dell’inesperien­za un vanto. Essere onesti ma imbecilli non dà garanzia che le cose si possano fare meglio dei «banditi» da cui si vorrebbe essere antropolog­icamente diversi. La cosa che colpisce è la resistenza del M5S e la fedeltà dell’elettorato grillino. Grillo è un totem, Raggi lo menziona apertament­e nella sua difesa perché per i militanti dei Cinque Stelle lui è l’unico cui è consentito tutto, persino di contraddir­e apertament­e i valori del Movimento. Grillo è l’unico in grado di far digerire qualsiasi cosa ai suoi elettori. Come ha spiegato sul New York Times Ivan Krastev, direttore del Centre for Liberal Strategies, «è la lealtà – cioè la fedeltà incondizio­nata a gruppi etnici, religiosi o sociali – che sta al cuore dell’appeal del nuovo populismo europeo. I populisti promettono alle persone di non giudicarle solamente sulla base dei loro meriti. Essi promettono la solidariet­à ma non necessaria­mente giustizia». Ciò che i populisti promettono ai loro elettori «non è la competenza ma l’intimità», promettend­o di ristabilir­e «il legame tra le élite e la gente».

Idanni di questo modo di pensare sono già sotto gli occhi di tutti. Non solo in Italia, come dimostra quotidiana­mente la nuova presidenza Trump. I limiti della «classe dirigente» populista sono evidenti. Ma che dire dei progressis­ti? Il Pd da settimane discute di soglie di sbarrament­o, elezioni e congressi di partito da anticipare, capilista bloccati. Dov’è la ciccia? Dov’è la politica? Non c’è. E allora ditelo che volete tenervi Grillo e Trump.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy