Vanity Fair (Italy)

QUANTI CCF COSTA?

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Gli antieurope­isti cambiano idea spesso, come dimostrano i Cinque Stelle e le loro molte piroette sull’Europa. Prima erano contro l’Unione, poi solo contro l’Euro, adesso dicono che bisogna fare un referendum sull’Euro, ma se il referendum va male si può introdurre una «moneta ‡scale» di accompagna­mento all’Euro. Le nuove tesi grilline sono state presentate in un cosiddetto «libro»: 15 paginette in italiano stentato. Tra i temi a›rontati c’è anche l’uscita dall’Euro, ancorché proposta in maniera ambigua. «Se non fosse possibile raggiunger­e compromess­i accettabil­i in questa direzione (riforma della governance), riteniamo irrinuncia­bile restituire agli Stati membri sovranità in ambito economico monetario». Sul Sacro Blog poi è stato spiegato in che cosa consiste questa sovranità: la creazione di una «moneta ‡scale». A esporre la tesi è stato Gennaro Zezza, professore associato dell’Università di Cassino. Si tratterebb­e di una moneta parallela che vada ad aŽancare l’Euro: «Una moneta che non è moneta legale e quindi non va a violare i nostri trattati, ma che possa restituire al governo la capacità di e›ettuare un piano di investimen­ti». L’idea non è nuova e in tempi recenti la proposta era stata lanciata anche dall’ex ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis.

Intanto», dice a Vanity Fair l’economista Mario Seminerio, autore del blog phastidio.net, «quest’idea sarebbe ad alto rischio di essere considerat­a illegale. Anche perché sarebbe il tentativo di creare un mezzo di pagamento parallelo. Magari non lo sarebbe formalment­e, ma sostanzial­mente sì, perché i Ccf, Certi‡cati di Credito Fiscale, sarebbero un mezzo per regolare i pagamenti tra privati. E da che cosa deriverebb­e questa liquidità? Dal fatto che lo Stato metterebbe in circolo il proprio incasso ‡scale degli anni futuri. Anticipere­bbe dunque l’utilizzo di risorse ‡scali che si materializ­zerebbero solo negli anni futuri». Ovvero: lo Stato emette un Ccf da 1.000 euro, io privato lo compro e, entro un tot di anni, posso usarlo per saldare le tasse, ma anche come moneta per pagare un altro privato che a sua volta ci pagherà le tasse, e via dicendo. «Ma in questo modo avremmo anticipato le risorse ‡scali di alcuni anni. È evidente che un governo potrebbe spendersi oggi tutto il gettito ‡scale degli anni a venire, e anche di più, facendo circolare crediti ‡scali in quantità crescente per soddisfare tutte le richieste degli elettori. Insomma, si rischiereb­be di entrare in una spirale travolgent­e».

Tra i super critici nei confronti dell’Europa non c’è solo il M5S. Anche alcuni intellettu­ali si scagliano contro l’Euro, come Alberto Bagnai, professore associato all’Università di Pescara, che ha scritto un libro sul Tramonto dell’euro. Gli anti-Euro come Bagnai, che blocca su Twitter tutti quelli che non la pensano come lui, cominciano ad ammettere che c’è un problema di produttivi­tà. E dicono che è colpa dell’Euro che ha reso cari i nostri prodotti e fatto passare la voglia di investire ai nostri imprendito­ri. Con l’uscita dall’Euro, argomentan­o, la nuova valuta italiana si svalutereb­be, favorendo così le nostre esportazio­ni (i nostri prodotti sarebbero più economici per i compratori stranieri). «Ma si creerebbe un gravissimo problema di stabilità ‡nanziaria», dice a Vanity Fair Riccardo Puglisi, professore associato all’Università di Pavia. «Le banche dovrebbero chiudere per gestire il cambio anche solo nel momento in cui si spargesse la voce di un’uscita dall’Euro. Ci sarebbe una fuga dai depositi, perché la gente prosciughe­rebbe i conti spostandol­i online». Non solo. «La realtà è che l’uscita dall’Euro, per essere eŽcace, avrebbe senso solo se la nuova lira si svalutasse molto. Del 20-30 per cento». A quel punto, però, il rischio è che l’in–azione aumenti tanto da riportarci al punto di partenza, come competitiv­ità dei prodotti. Anche perché un’altra tesi dei NoEuro è che i Paesi che hanno una valuta sovrana sono esentati dal default, ma non è vero: i debiti vanno pagati, e con che cosa li pagheremmo? «Se continuass­imo a emettere moneta, questa varrebbe pochissimo». E non è neanche vero che i debiti esistenti – dello Stato, delle imprese, delle banche – potrebbero essere tutti pagati nella nuova valuta. «Come gestiremmo i titoli sottoposti a diritto internazio­nale, e quindi non ridenomina­bili?».

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