HO TANTI AMICI FROCI
Dichiarano (quasi) tutti di non avere nulla contro i gay, eppure i nostri politici restano più omofobi che mai, in ogni schieramento. Un libro racconta che l’omosessuale in Italia disturba ancora, e il rispetto è lontano
a politica italiana dice di non avere niente contro i gay, ma continua a discriminarli. Così mentre nel resto d’Europa tabù e preconcetti sono via via caduti (e ricordiamoci che nel Regno Unito la sodomia era reato no al 1966, oggi i matrimoni gay sono legge), in Italia si stenta a riconoscere i diritti fondamentali degli omosessuali. Non possono fare serenamente gli insegnanti né i capi scout (come se gay fosse sinonimo di pedofilo), baciarsi o tenersi per mano in pubblico, sono oggetto continuo di discriminazioni e qualcuno li vorrebbe ancora redimere, sostenendo che «l’omosessualità è una malattia». Il giornalista Filippo Maria Battaglia usa la frase più odiosamente omofoba come titolo per il suo nuovo libro: Ho molti amici gay (Bollati
LBoringhieri, pagg. 134, €11, in uscita il 13 aprile e presentato a Tempo di Libri a Milano il 23), e racconta la lunga storia dell’omofobia della nostra classe dirigente. Le frasi dei nostri politici parlano da sole. A destra e nella Lega il campionario è sterminato, ma anche la sinistra non è da meno, seppure Gilbert Baker, l'attivista e artista americano che nel 1978 creò la bandiera arcobaleno, simbolo del movimento per i diritti LGBT, è morto a 65 anni il 31 marzo. più per sfumature e atteggiamenti che per sparate. Tra gli omofobi troviamo anche grandi nomi del passato, padri costituenti e insospettabili. E non mancano i pentastellati, ultimi arrivati ma subito al passo con gli altri. Così, mentre nell’immediato dopoguerra il ministro degli Interni Dc Giuseppe Spataro emanava direttive per evitare «tristi forme di perversione» e «sottoporre a costante vigilanza persone a¡ette da omosessualità», la magistratura parlava di «anormali sessuali», la cronaca dei giornali censurava i fatti dove erano coinvolti omosessuali, il Pci silenziava «gli invertiti» e «i pederasti» alla Pier Paolo Pasolini, che con il passare degli anni diventano «culattoni» per arrivare al «busoni» di Beppe Grillo e di Roberto Calderoli. L’omosessuale disturba comunque, a parole va rispettato, ma nella pratica si o¡ende e discrimina ancora.