Vanity Fair (Italy)

Sex and the City a Tel Aviv

- SIMONA SIRI

Leila è un avvocato, è bella e sexy, beve birra, fuma canne, balla no all’alba e fa girare la testa agli uomini. Salma è lesbica, fa la deejay (ma i genitori conservato­ri pensano sia etero e cercano di farla sposare con uomini scelti da loro), ha piercing e tatuaggi e sogna un futuro a Berlino. Noor studia informatic­a, porta il hijab, il velo che copre la testa, e sta per sposarsi con un uomo che la controlla e che nasconde la violenza sotto l’alibi della religione. Sono le tre coinquilin­e protagonis­te di Libere, disobbedie­nti, innamorate, che esce nelle sale il 6 aprile. Un successo all’ultimo festival di Toronto, il lm della regista Maysaloun Hamoud racconta la storia di tre donne arabe che vivono a Tel Aviv e infatti, come spiega al telefono Mouna Hawa, 28 anni (sotto, a sinistra, è Leila, con Shaden Kanboura, Noor), «in inglese il titolo è In Between, ovvero in mezzo: a due culture, quella araba e quella israeliana, ma anche tra tradizione e modernità, tra Medio Oriente e Occidente». Paragonato a Sex and the City per la storia di amicizia femminile e per la spregiudic­atezza, il lm secondo Hawa assomiglia di più a Girls, la serie di Lena Dunham: «Amo Lena e il paragone è un onore. Come nella sua serie anche qui c’è più verità, si trattano temi scomodi senza abbellire esteticame­nte. Siamo vere e imperfette». Così come imperfetta è la società nella quale vivono, dominata dagli uomini, gure retrograde che vorrebbero sottomette­rle. Leila, Salma e Noor invece si ribellano, ognuna a modo suo, rese forti dall’amicizia che le lega e dalla consapevol­ezza che il futuro, oggi più che mai, è e sarà donna, a Tel Aviv così come in ogni altra parte del mondo.

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