LETTERA D’AMORE ALLA MIA MALATTIA
«Non ri iutatela, condividetela, e fatevi aiutare: questo è il mio consiglio». FIAMMA SATTA, che da anni convive con la sclerosi multipla, di questa sua esperienza ha fatto un libro. Indovinate chi è la protagonista
Provateci voi a terrorizzare qualcuno soltanto al suono del vostro nome. Provateci. Non ci riuscirete mai. Io sì. Sempre. Basta solo sentire quel gorgoglio di consonanti scivolose. Sclerosi multipla». Si intitola Io e lei. Confessioni della Sclerosi Multipla il romanzo – un’autobiograa declinata in letteratura – di Fiamma Satta. È un libro sorprendente, perché la voce narrante è la malattia in persona, ed è una voce buia, malvagia, sboccata, blasfema persino, divertente per chi è pronto alla sincerità assoluta, al vetriolo sulle carni, per quanto bilanciato da un enorme, sotterraneo amore. Fiamma ha 58 anni, convive ucialmente con quella che chiama «Miaombrasilenziosa» dal 1993, ma non si sa da quanto questa alberghi «in silenzio, acquattata nel buio» nel corpo della «Miagentileospite». Il debutto in società della malattia risale al 2009, quando Fiamma Satta – voce storica della radio con Fabio Visca, rubrichista di Vanity Fair dal 2005 al 2016 – esordisce sulla Gazzetta dello Sport ingaggiata da Carlo Verdelli (che non a caso ha scritto una lunga nota in fondo a questo romanzo) con la rubrica e il blog Diversamente a abile per il quale è stata nominata Commendatore al merito. Perché questo libro? «Essere colpita da una malattia tanto grave è una iattura tremenda che ha danneggiato la mia vita e l’ha resa più dicile, ma allo stesso tempo è un’opportunità di conoscenza e creatività. Con il blog avevo deciso di mettere me stessa e la sclerosi multipla a disposizione della platea di un pubblico interessato e consistente, che l’ha costruita con me: avevo tanta materia io, e altrettanta me l’ha regalata quell’esercito di persone (110 mila i malati in Italia, e vogliamo moltiplicare almeno per tre con amici, parenti, badanti coinvolti?). Però questo libro – che è confessione, autobiograa, invettiva e nel suo fondo romanzo d’amore – è un’altra cosa». La voce narrante è la Sclerosi Multipla: voce inedita, spaventosamente crudele. «Da anni volevo scrivere qualcosa, ma il mondo è pieno di gente che racconta il percorso esistenziale della sua malattia – per carità, sono fratelli e sorelle – e al primo tentativo nel 2015 persino io mi sono annoiata a rileggermi. O trovo qualcosa di assolutamente nuovo o lascio perdere, mi sono detta. E l’idea è stata far parlare lei: un capitolo e bum! In cinque mesi, senza mai fermarmi, il libro c’era». La malattia gode – orgasmi multipli, addirittura – del suo potere, del terrore che semina. «Vorrebbe dilagare, possederti completamente. Con me, non è possibile. Anche oggi che mi ha portato sulla sedia a rotelle – nel carrello della spesa, dico io – non riesce a specchiarsi nei miei occhi che, ne sono certa, riettono tutto tranne il male. Onestamente non ha riempito la mia testa, né il mio tempo: le dedico il giusto». La battaglia tra la sua nemica interna e lei si gioca anche su strategie, attacchi, ritirate. La malattia adora farla sorire ma non può esagerare: l’ospite deve vivere. Per questo denisce «kriptonite» la sioterapia? «Certo, perché le tiene testa, la indebolisce. La sioterapia è poco consigliata, lo so, ma per me invece è stata ed è molto importante, da quando ho trovato la persona giusta. Posso dare qui un consiglio “di servizio”? Fatela subito, e fatela mirata alla sclerosi multipla. Io sono sulla sedia a rotelle da cinque anni ma facendo esercizio ho acquistato più scioltezza ed elasticità, sono relativamente autonoma, faccio la doccia e mi vesto, mi muovo in casa – camminicchio, diciamo. Sono certa che senza sioterapia mi sarei afosciata». Non prende farmaci? «No. Li ho presi in passato e mi hanno fatto malissimo. Per carità, non voglio fare polemiche, parlo per me. La ricerca è benvenuta e sacrosanta, e non vedo l’ora che trovino un rimedio». Come si fa a stare accanto a una persona malata? Nel romanzo, molto se non tutto ruota attorno a ciò che la sclerosi scatena, in se stessi e negli altri. «È la chiave del libro e il nodo dell’esistenza. È dicilissimo, ci vuole molta pazienza, ma la condizione fondamentale è che le persone accettino la malattia. Se il malato la riuta, e se c’è qualcuno – un a£etto importante – che ne ha paura, il malato la scambia per ostilità e lo individua come nemico, purtroppo. È quello che è successo a me: oggi penso che il danno inferto dalla malattia non sia la sedia a rotelle, ma l’aver scardinato un equilibrio familiare al quale tenevamo tutti. Posso dare un altro consiglio “di servizio”?». Certo. «Intervenite subito per farvi aiutare. Psicologi, terapeuti: condividete. Più lungo è il periodo di riuto, più la sclerosi fa danni. Io ho voluto raccontare la mia storia perché è emblematica, in una bizzarra autobiograa che è quasi una lettera d’amore, per chi la voglia capire». Quanto ci ha messo a far quadrare i conti con la malattia? «È stata un’impresa. La seconda della mia vita, a parte i miei due gli, ovviamente. La prima è stata quella specie di maratona radiofonica lunga 23 anni della coppia Fabio & Fiamma. Ma molto peggio è stato affrontare la sclerosi multipla. L’ho negata in ogni modo, io e chi mi stava accanto. Nei primi anni era invisibile, facile tacere e nascondere. Per dire, l’ultima sciata l’ho fatta nel 2001, il carico di paura però era lì, inascoltato, da 8 anni. Il blog è stato l’accettazione pubblica». Che cosa sono i li d’oro di cui parla nel libro? «Sono quelli che esistono e resistono in ogni legame sentimentale profondo. Sono come ragnateline fortissime. Ci sono, se le vuoi vedere basta illuminarle e brilleranno, perché sono tessute con l’oro».
DA ANNI VOLEVO SCRIVERE DELLA MALATTIA MA LA PRIMA VOLTA CHE L’HO FATTO MI SONO ANNOIATA A RILEGGERMI. COSÌ, HO PENSATO DI FAR PARLARE LEI