Vanity Fair (Italy)

PASSAVO DA QUEL PONTE»

«DOPO L’ATTENTATO, HO PENSATO CHE POTEVA CAPITARE A NOI: PER PORTARE MIA FIGLIA ALL’ASILO, OGNI GIORNO

-

mesi ha accompagna­to i figli a scuola molto più di me, e durante le vacanze trascorre più tempo con loro di quanto faccia io». Come vi siete innamorati? «Avevo 21 anni, lui era il fratello maggiore della mia migliore amica che mi invitò in vacanza con la sua famiglia vicino a Reggio Calabria. Iniziai a frequentar­lo». Che cosa l’ha attratta di lui e che cosa apprezza ancora adesso? «Io studiavo all’università, mentre lui già lavorava per il governo: avevamo amicizie e stili di vita differenti. Ma mi colpirono la sua intelligen­za e gentilezza, lo ammiravo. David è spiritoso, brillante, mai noioso. Non è un uomo di cui ci si stufa». Come riesce a essere così in forma? «Mi alzo alle 6 meno un quarto per fare un po’ di esercizi. Nel fine settimana vado a correre, anche con Dave, ma solo ogni tanto perché uno di noi per un motivo o per l’altro è sempre infortunat­o. Per il resto, sono pochissimo sportiva». Un momento particolar­mente eccitante vissuto a Downing Street? «La regina era venuta a pranzo da noi per i 90 anni del principe Filippo e Dave ci teneva molto a presentarl­e Florence, poco più che neonata. La regina indossava una grande spilla di diamanti, la bambina allungò la manina e l’afferrò con forza. Ricordo l’espression­e di stupore sul suo viso». Personalme­nte, come ha vissuto invece la minaccia terroristi­ca di questi anni? «I bambini e io non abbiamo mai avuto guardie del corpo. Quando c’è stato l’attentato sul ponte di Westminste­r, ho pensato che poteva capitare a noi: Nancy, quando eravamo a Downing Street, percorreva quel ponte tutti i giorni per tornare da scuola, io ci passavo per portare Florence all’asilo». È mai stata svegliata in piena notte per un’emergenza improvvisa di suo marito? «Spesso. Ricordo quando David ricevette la chiamata di Barack Obama perché Osama bin Laden era stato ucciso. Anche il periodo della missione in Libia era piuttosto teso. Nei primi due anni del suo mandato, le nostre truppe erano ancora in Afghanista­n, e spesso Dave scompariva all’improvviso per gestire un’emergenza. Ma questo non aveva particolar­i ripercussi­oni sulla famiglia». Nella campagna per il referendum dello scorso 23 giugno, lei si è schierata contro la Brexit. Perché? «Pensavo che rimanere nell’Unione Europea fosse la soluzione migliore per il futuro del Regno Unito. Adesso, ci si deve adoperare perché la Gran Bretagna continui a prosperare anche fuori della Ue: bisogna accettare la decisione degli elettori, e farla funzionare il meglio possibile». Ma vi aspettavat­e questo risultato? «Abbiamo sempre pensato che ci sarebbe stato un margine di scarto molto ridotto. Sono cambiate molte cose fra il momento in cui mio marito ha indetto il referendum e la consultazi­one popolare. In politica non si può mai predire quello che accadrà, tutto può cambiare anche drammatica­mente da un giorno all’altro. E questo, in un Paese come il nostro dove c’è una forte democrazia, fa parte dell’accordo con gli elettori». Che cosa ha provato quando ha dovuto lasciare casa e ruolo lo scorso 13 luglio? «Abbiamo avuto solo due giorni per lasciare: Dave me lo ha comunicato il lunedì, il mercoledì pomeriggio siamo andati via. In quei giorni, mia figlia Nancy era in gita scolastica in Francia, abbiamo dovuto farla rientrare. Come famiglia, abbiamo trascorso un periodo molto felice a Downing Street, Florence è nata lì. E io volevo assicurarm­i che per i miei figli restasse un’esperienza positiva. Così, in quei due giorni non ho impacchett­ato nulla; dopo l’uscita dal cancello principale sotto il flash dei fotografi, mi sono infilata un paio di jeans e sono rientrata dalla porta di servizio per imballare freneticam­ente tutto. Ho raggiunto marito e figli solo il sabato seguente, dopo avere riempito gli scatoloni e fatto uno spietato ma catartico repulisti». Dove siete andati ad abitare? «Siamo tornati nella casa di Notting Hill». Dove s’immagina fra vent’anni? «Vivo alla giornata. Credo che continuare a imparare cose nuove sia importante per invecchiar­e bene. E credo che a 65 anni lavorerò». Avete mai pensato di vivere all’estero? «Solo se lo richiedess­e il mio lavoro o quello di David. Magari a New York. Non si sa mai».

I TRE GIOIELLI La Cameron con i figli: Nancy, 13 anni, Arthur Elwen, 11, e Florence, 6. Ivan, il primogenit­o, è scomparso nel 2009.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy