Vanity Fair (Italy)

Una risata ci disegnerˆ

Cresciuta calpestand­o narcisi e ascoltando dischi a porte chiuse, ora ANGELICA HICKS, con ironia, è arrivata a dipingere facciate di moda

- di ANNAMARIA SBISË

Succede che mentre si scrive la tesi in Storia dell’Arte, in un pomeriggio londinese come molti altri, dentro un colorifici­o l’occhio cada su una confezione di acquarelli, in saldo a 29.99 sterline. E che l’acquisto in quel momento dia il via a una serie di idee su carta, immagini di colorata ironia così capaci di cogliere i tempi che corrono, per esempio quelli rotolanti sulle passerelle della moda, che infine e da subito questi disegni a tinte sottili diventino cult. Alla giovane illustratr­ice Angelica Hicks è successo proprio così. Un rotolare dei suoi disegni, dal suo Instagram al mondo reale della moda, con Porter Magazine che le fa illustrare la London Fashion Week e Tory Burch che le affida gli inviti, fino alle recenti facciate di Gucci Art Wall, dipinte a New York e Milano, con l’edizione speciale di T-shirt, online dal 25 maggio, sold out il primo giorno. Il primo disegno. Per il compleanno della sorella, anni 18: «Avevo pochi soldi ma volevo fare un regalo significat­ivo». Da piccole adoravano le storie illustrate di Matilda, who told such dreadful lies, quindi Angelica ne disegna uno tutto loro, più divertente che mai: «Far ridere le persone è la cosa più cool che si possa fare. Non ho mai voluto essere la più bella, piuttosto la più spiritosa». Accanto a questo desiderio c’è sempre stato quello scalpitant­e di essere produttiva, probabilme­nte di dare forma a un particolar­e modo di filtrare la realtà. Un preciso punto di vista, che si appoggia sulla cultura delle antiche fiabe illustrate e sull’ironia: «Il potere di una risata». Un lampo di luce che sorvola sulla realtà e bilancia il lato emotivo più profondo, che ogni tanto Angelica vuole frequentar­e e allora c’è la musica, la stessa da quando ha avuto l’iPod e l’età di 12 anni. Anche in collegio, cuffie alle orecchie e porta chiusa, si isolava con l’album di Johnny Cash At Folsom Prison, registrato all’interno di un carcere di massima sicurezza, dal vivo, anno 1968: «Quando sono turbata o sopraffatt­a, anche in senso positivo, ascolto questo disco come un mantra. È terapeutic­o». La verità è che il talento pesa fin da piccoli, e da grandi va sfidato. Infatti dopo gli studi Angelica si trasferisc­e a New York, lontano da una scena troppo familiare: «Rimanere a Londra non mi avrebbe aiutato a disegnare», dove il percorso mediatico dei suoi acquarelli prende il volo con i post di Kendall Jenner e Gigi Hadid, protagonis­te della sfilata Victoria’s Secret, che pubblicano i suoi disegni: vestite da guardie, titolo Victoria’s Secret Service. Un mix di ritratti e giochi di parole, che non poteva sfuggire a un esteta della provocazio­ne come Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, con quella grafica forte, di sintesi contempora­nea: «Riduco i personaggi a poche linee, rimuovendo cose che non ti aspetti, per creare una seconda lettura che non avresti pensato in automatico». Il coraggio dei tratti Angelica lo deve anche al nonno, l’architetto David Hicks, che ha influenzat­o un’intera epoca da metà anni Cinquanta, a cominciare da casa sua passando attraverso stampe, griglie e colori decisi: «Mi portava in macchina nei campi, calpestand­o i narcisi che non amava. Ho assorbito la precisione del senso estetico. Ho sempre saputo cosa mi piace e cosa no, con sicurezza». Non le piacciono le case tutte bianche, le piace commentare la moda. Marchi, giornalist­i, celebrity passano sotto il setaccio della sua ironia, senza paura. Se un’ombra sopravveni­sse, per qualunque motivo, ci sono sempre Johnny Cash, le cuffie e i brani dell’album che la porta in prigione per farla uscire dalla sua, di un momentaneo passaggio in bianco e nero, peggio ancora bianco e basta.

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SCELTA COOL L’illustratr­ice inglese Angelica Hicks: il suo nome da pochi mesi si è legato a Gucci con le T-shirt in edizione speciale e le facciate dipinte di Gucci Art Wall.

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