Vanity Fair (Italy)

L’ODORE DELLA PELLE DI MIA MAMMA»

«LA COSA DI CUI SENTO PIÙ LA MANCANZA È

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a Valentina che ama mangiare in un bistrot romano ha una défaillanc­e: arrivata al waffle con gelato e sciroppo d’acero abbandona. È appena arrivata da Parigi, dove ha partecipat­o alla haute couture di Schiaparel­li. Figlia di una sarta, con tombolo, maglia e uncinetto ha una lunga consuetudi­ne: «Ci capisco di pince e pieghe, a mio nipote da piccolino cucivo i vestiti, però non so perché glieli facevo da femminucci­a, e gli mettevo pure gli orecchini, come fosse una bambola». 39 anni, di Sansepolcr­o, un David di Donatello vinto per Benvenuti al Sud, nel curriculum film con Carlo Mazzacurat­i (La giusta distanza, storia di razzismo ante litteram nel Nord-est italiano), Paolo Sorrentino e molti altri, ma anche Tv e teatro, madrina dell’ultimo festival di Castiglion­cello Parlare di cinema («Nonna era di Livorno, ci andavo d’estate e i cugini mi buttavano dagli scogli, sicché ho imparato a nuotare, e intanto sognavo di recitare. Poi, passavo davanti alla villa dove, nel garage, Mastroiann­i giocava a carte, lo guardavo e mi veniva la pelle d’oca»): questa sera Valentina Lodovini non è solo un’attrice che racconta il proprio lavoro.

Terremoto e radici

Èdal lavoro però che si parte. Dalla serie in sei puntate, diretta da Marco Risi, che sta girando a L’Aquila. Ambientata un anno e mezzo dopo il terremoto del 2009, L’Aquila - Grandi speranze intreccia storie di famiglie che sono rimaste, con i loro dolori, le loro paure e «nelle orecchie sempre quel boato che precede le scosse e che ha indotto molti ad andarsene, dopo l’ultima volta che hanno tremato, lo scorso anno». Era agosto, erano i giorni di Amatrice. Ma il terremoto ha tentacoli lunghi. Valentina l’ha sperimenta­to la notte – il 6 aprile di otto anni fa – che si è trovata buttata giù dal letto, a Roma. «Il terremoto è una cosa di cui ho sempre avuto paura, ho un profondiss­imo rispetto per la natura e so che alla fine vince sempre lei. La prima esperienza l’ho fatta in Giappone: ero su un grattaciel­o altissimo che oscillava, è una vertigine che il tuo corpo avverte. Ma lì erano tutti tranquilli». A L’Aquila l’attrice ha incontrato molti «superstiti»: «C’è esasperazi­one, rabbia perché è rimasto tutto a metà, rassegnazi­one... Però c’è anche chi è tornato per lottare, come un ragazzo che ho conosciuto e che lavorava a Barcellona, ma ha piantato tutto per rientrare nel suo paese. Un attaccamen­to commovente. Le radici sono radici. Anch’io avverto regolarmen­te il bisogno di tornare nei miei luoghi, lì mi ricarico, in mezzo alla natura a cercare funghi, al fiume, con i miei amici». Anni fa la Lodovini si è trasferita a Roma, da poco ha preso un nuovo appartamen­to, ma «casa» è là a Sansepolcr­o. E se dovesse crollare, tre sono gli oggetti che lei vorrebbe salvare a ogni costo. «Sono legati a persone che non ci sono più: la collana con la fede di mia mamma, scomparsa nel 2011, una camicia di mio zio Vasco e la matrioska dono del mio maestro Nikolaj Karpov. Le fotografie no, ho tutto nella testa. Ma la cosa di cui sento più la mancanza è l’odore di mia mamma, quello della pelle».

Genitori e figli

Figlia senza più madre, Valentina però non vorrebbe diventare a sua volta mamma. «Non l’ho mai desiderato, neanche da adolescent­e, quando se ne parlava con le amiche. I bambini sono attratti da me, mi si buttano addosso, io li guardo... Certo, detesto che ci siano piccoli che ancora ricordano il terremoto, vorrei creare loro ricordi felici. Per questo, con Save the Children sono stata ad aprire una scuola vicino ad Amatrice e ho portato un teatro delle marionette, perché così loro interagisc­ono e magari tirano fuori le proprie paure». Come attrice invece, la Lodovini ha spesso figli: tre nella serie di Risi, dove è sposata con Giorgio Tirabassi, uno di 12 anni in Uomo, opera prima di Mattia Bianchini che ha appena girato. Mentre in Si muore tutti democristi­ani, pronto e in attesa di uscita, è incinta. È questo il primo film realizzato dal collettivo Il terzo segreto di satira, gruppo che sul web pubblica divertenti­ssimi filmati su politica e luoghi comuni (imperdibil­e Il milanese imbruttito): una storia di lavoro, studio, mancanza di soldi. «Ho detto sì prima ancora di sapere che cosa fosse. Ho una piccola parte, ma sono una donna dalla moralità bella solida, al contrario del mio compagno. Nel film, i personaggi femminili sono piccoli, però sono poi loro quelli che risolvono».

CAmiche e fidanzati

on la parola «compagno» si entra in un territorio difficile. «La verità è che un amore ho avuto, dal 18-12-2010 (la data non la dimentico) all’anno scorso. Era l’amore incondizio­nato, ma adesso so che “per sempre” e “mai” bisognereb­be eliminarli dal vocabolari­o. Dovremmo prendere esempio dagli animali, che non hanno questo concetto, né quello di colpa o fallimento. Io invece ci provo fino in fondo, mi dicono che è il mio segno, il Toro, che trascina le situazioni. Sono un diesel, e a volte penso: forse ho sprecato il tempo. Ma è la mia natura. Oggi però ho voglia di amare ed essere amata, è una cosa fresca fresca». I potenziali fidanzati tuttavia devono essere consapevol­i di due cose. La prima è che Valentina è abituata a stare da sola: «Il mio lavoro porta molta solitudine e dopo un po’ ci si adegua. Così, mi piace viaggiare anche senza compagnia. A volte magari soffrendo, mi è capitato in Argentina dove non parlavo mai con nessuno, e sono tornata che ero in guerra col mondo. Altre volte però, come a Parigi l’anno scorso a Ferragosto, giro, vado alle mostre, al cinema, e la sera magari mi chiudo in camera molto presto». La seconda avvertenza ha a che vedere con una scala. «Nella mia personale scala dell’amore, al primo posto io metto l’amicizia, sono le amiche e gli amici (mai ex, però) che mi danno stabilità. Con gli uomini a un certo punto pensi: non è poi questa gran roba, sì è bellissimo e se ne sente il bisogno, ma i meccanismi che legano sono tanti e gli stessi ti possono anche far separare. L’amicizia è più concreta, solida, leale. E il tradimento di un amico è di gran lunga peggiore di quello di un fidanzato».

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