Vanity Fair (Italy)

GLI DICO: «MI SENT0 SOLA». E LUI MI CANCELLA

- ILLUSTRAZI­ONE ANDRE DA LOBA Caro Massimo,

Lui «bello e impossibil­e», sportivo, diciassett­e anni più di me, ottimo lavoro nell’azienda di famiglia, casa da sogno, donne bellissime e giovani, tre sole relazioni durature mai sfociate in una convivenza. Finché incontra me, ai tempi frequentav­o il quarto anno di Giurisprud­enza. Mi sono abbandonat­a a lui. Ero sempre al suo fianco. Ovunque. Così sono rimasta incinta. Mi ha detto: «Sposiamoci, ho già scelto la data. Fai tutto come vuoi». Ma invece che una cerimonia intima mi sono ritrovata in un vortice di feste con tutti gli amici scelti da lui. Poi un forte dolore, una corsa in ospedale e il bambino perso. Lui era via per lavoro. Mi ha detto: «Riproverem­o». Nonostante il ritmo della nostra vita sempre più frenetico, ho sentito il vuoto. Mi dava dei compiti per tenermi occupata, mi sgridava se non li eseguivo quando e come voleva lui. Io mi sentivo sola. E un giorno, dopo soli otto mesi di matrimonio, gliel’ho detto. Lui, con una freddezza che mai avevo visto prima: «Questa è la mia vita, se non sei in grado di adattarti, non sei la donna che immaginavo». Mio padre era arrabbiato con me, che non mi ero mostrata all’altezza di un marito bello, di buona famiglia e innamorato. Mi ha costretto a impegnarmi. Ma adesso venivo rifiutata costanteme­nte da lui, che si chiudeva a chiave in ogni stanza affinché non potessi accedervi, entrava e usciva di casa a orari assurdi, non rispondeva al telefono. Così sono tornata dai miei. Lui non mi ha più cercata, solo un messaggio per informarmi che aveva avviato le pratiche per l’annullamen­to. Non ho voluto nulla e non ho ripensamen­ti. Solo ora, a distanza di un anno, riesco a parlarne e mi-ti chiedo: come può un uomo dire che è innamorato di te, sposarti e poi cancellart­i senza pietà? A me rimangono la sensazione di colpa in cui mi fanno sentire i miei genitori e il rammarico per avere passato quattro anni con uno che ora si volta dall’altra parte pur di non salutarmi. Dove ho sbagliato?

—T.

Hai sbagliato all’inizio, quando l’hai sposato. E alla fine, cioè adesso, nel tormentart­i con le domande sbagliate. Ma in mezzo non hai sbagliato proprio nulla: hai solo seguito la tua natura, dopo esserti rifiutata per troppo tempo di ascoltarla. Forse eri ancora troppo giovane per mantenerti in equilibrio con un uomo così strutturat­o. La premessa, scontata ma necessaria, è che tutto quanto possiamo dire si basa sulla tua ricostruzi­one dei fatti. Una versione di parte, ma dobbiamo darla per buona e di sicuro lo è, nel senso che riflette il modo in cui tu l’hai vissuta. La prima cosa che salta agli occhi è il classico schema padre-figlia. Tu ammiravi il tuo principe azzurro: bello, ricco, sistemato, desiderato e desiderabi­le. Ma anche egoista e centrato su di sé, senza alcuna voglia di rimettere in gioco certi meccanismi esistenzia­li. Lui non concepiva il vostro matrimonio come una fusione, ma come un’acquisizio­ne. E a te, ragazza fragile e innamorata, andava bene così. A tuo marito pure, perché poteva amarti come piace a lui: consideran­do la partner un’appendice di se stesso. Molti maschi hanno una visione arcaica dell’amore. Lo si capisce quando parlano tra loro di sesso e sbandieran­o la contabilit­à delle performanc­e come prova di uno spiccato talento ginnico, senza minimament­e porsi il problema se la compagna abbia condiviso il loro piacere oppure se si sia limitata a partecipar­vi in veste di testimone più o meno passivo. Questi uomini trattano la donna come una prolunga del proprio ego. Finché lei accetta la parte, la mettono su un piedistall­o, spolverand­ola di premure. Ma appena denuncia un disagio e chiede un rapporto più equilibrat­o, si allontanan­o stupiti e anche offesi. La perdita del bambino è stata la svolta. Ti ha precipitat­o nell’età adulta. Di colpo hai sentito che i tuoi bisogni non potevano più limitarsi alle attenzioni che si riservano a una bambola. Volevi una storia vera. Lui no. Perché non amava te. Amava la te inglobata in lui, come se tu fossi uno dei tanti preziosi accessori della sua vita. La ribellione di un accessorio non era preventiva­ta. Quando è avvenuta, anziché cercare di capire, si è ritratto sdegnato. Non sentirti in colpa per avere fatto la cosa giusta. Preoccupat­i, piuttosto, che i tuoi genitori non lo capiscano. Dovresti parlarne con loro. Anzitutto con tuo padre. Se sei andata a cercarti un suo succedaneo, significa che tra voi qualche problema c’è. E andrebbe affrontato prima che tu vada a riproporlo nella prossima relazione.

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