FINN JONES, PUGNO D’ACCIAIO DEI DEFENDERS
Interpreta un esperto di arti marziali e piace al pubblico, eppure FINN JONES medita sul potere della critica: ha studiato kung-fu e buddismo, ma qualcuno lo contesta perché non è asiatico
Si capisce subito che Finn Jones fa meditazione. Nella camera dell’hotel londinese dove ci incontriamo, lo trovo seduto su una poltrona con le gambe incrociate e le mani vicine. «Ho sempre meditato, mi fa stare bene, faccio anche yoga», spiega l’attore inglese, 29 anni, che presta volto e sico atletico a Danny Rand, il protagonista di Iron Fist («Pugno d’Acciaio»), la quarta serie nata dalla collaborazione fra Netix e Marvel, e dedicata ai cosiddetti Difensori, i supereroi che proteggono il quartiere newyorkese di Hell’s Kitchen. Gli altri sono Daredevil (Charlie Cox), Jessica Jones (Krysten Ritter) e Luke Cage (Mike Colter). Reciteranno per la prima volta insieme nella miniserie The Defenders, dal 18 agosto su Netix, dove combatteranno l’antagonista interpretata da Sigourney Weaver. Dei quattro, Danny Rand è l’ultimo a debuttare: è un miliardario che ha perso i genitori in un incidente ed è creduto morto da tutti, ma torna a New York per riprendersi ciò che è suo. Esperto di kung-fu, ha l’abilità di evocare il potere del Pugno d’Acciaio (per la parte, Jones ha studiato kung-fu, wushu e tai chi, e seguito corsi di losoa buddista). Per Finn, è il primo ruolo da protagonista, anche se i fan del Trono di spade lo conoscono come l’efebico Loras Tyrell. Ma questa nuova dimensione non è una passeggiata: la critica ha stroncato la serie e l’interpretazione di Jones è stata travolta dalle polemiche perché, secondo i puristi, il professionista di arti marziali doveva essere asiatico. Eppure, la première di Iron Fist è la più guardata di Netix, che ha annunciato la seconda stagione. Il Telegraph ha intitolato un’intervista all’attore: «Come ci si sente a essere il supereroe più odiato del mondo?».
Che cosa risponde?
«Per fortuna ero impegnato a girare The Defenders. Non vi ho dato importanza, non potevo farci niente, anzi mi sono impegnato ancora di più. I critici guardano solo sei episodi, volevo vedere cosa sarebbe successo dopo l’uscita della serie. La gente la ama e ho ricevuto solo commenti positivi».
Ha detto di capire Rand: che cosa intende?
«Tiro sempre fuori il personaggio da me stesso. Danny e io condividiamo ottimismo, amore e ambizione, ma abbiamo le stesse vulnerabilità, frustrazioni e testardaggine».
Anche lei è orfano.
«Sì, per ragioni di cui preferisco non parlare: sono stato a¢dato a una casa famiglia per un paio d’anni, e adottato a tre».
Quando ha scoperto che era stato adottato?
«I miei me l’hanno detto subito, usavano dei libri per spiegarmi cosa era successo. Sono persone piene d’amore, mia madre lavora ancora con bambini in situazioni di¢cili».
Ha mai cercato i genitori biologici?
«Preferisco guardare avanti, l’idea di avere un glio signica molto per me: per la prima volta potrò vedermi in un altro, una cosa che non ho mai provato. Le persone danno per scontato di guardare i genitori e rivedere i propri occhi o il proprio naso, io non ho mai avuto quel lusso».
Ha detto di sentirsi vulnerabile.
«Soprattutto facendo l’attore. Nel Trono di spade sono nate amicizie bellissime, ma ora non posso vedere nessuno. Abito in diverse città, innumerevoli appartamenti: è una vita che può farti sentire molto solo e isolato».
So che è andato in terapia.
«La cosa migliore che abbia fatto, la gente dovrebbe andarci di più, molti so£rono di ansia e depressione, è importante non vergognarsene. A me è successo quando ero a scuola di recitazione: su e giù da casa ogni giorno, non potevo permettermi la retta e lavoravo nei weekend, ero molto stressato».
Quando ha deciso di recitare?
«La prima cosa che ricordo è che avevo 4 anni ed ero nel passeggino, mia madre stava parlando con un vicino, io guardai in alto e dissi: “Mamma, guarda! C’è una barca che vola in cielo!”. Lei fece all’amico: “Questo bambino farà l’attore”».
Il primo ingaggio?
«Con la scuola organizzavamo recite ogni anno. Finiti gli studi, fui il primo ad avere un agente e a trovare un lavoro: avevo 21 anni, mi trasferii a Liverpool per sei mesi, poi arrivò Il trono di spade. C’era un’audizione per il pilot, cercavano Jon Snow, mi presentai, ma niente. Poi mi richiamarono per Robb Stark: ero piaciuto ma dovevano capire in che parte mettermi. Due mesi dopo aver girato l’episodio, mi proposero Loras».
Che ricordi ha di quel periodo?
«Abbiamo viaggiato il mondo insieme. Una volta ero a un party rap a Belfast con Kit (Harington, ndr), Ale (Allen, ndr), Gwen (Christie, ndr) e Joe (Dempsie, ndr). Alle 3 del mattino prendemmo un taxi per Dublino, salimmo su un volo e continuammo la festa a Berlino per altri due giorni. Era prima che la serie esplodesse».
Anche in The Defenders siete un bel team.
«Si è creato un legame profondo: abbiamo diverse chat di gruppo, le usiamo la mattina per andare a prendere il ca£è».
Com’è cambiata la sua vita con Iron Fist?
«Mi sono trasferito a New York, ho tanti nuovi amici, faccio pure il deejay. Stare lì mi ha ispirato molto, ma mi ha dato più responsabilità, sono il protagonista di una serie».
È single?
«Mi sono aperto molto. Questa, per ora, lasciamola così».