FASCINO E MISTERO IN COSTA AZZURRA
Sono le due del mattino, e la band alla Rascasse di Monaco sta suonando a tutto volume un pezzo degli U2 quando entrano due uomini e ordinano un ultimo drink. Uno dei due si avvicina al palco e dice: «Questa posso cantarla io». È Bono e, prima che i presenti se ne accorgano, eccolo impegnato in una performance che conquista l’intero locale. «Non è riuscito a trattenersi», dice il vecchio amico ed ex manager degli U2 Paul McGuinness, quella notte insieme a lui. Le performance improvvisate delle superstar sono una rarità, ma sulla Riviera francese questo può ancora accadere. Le celebrità, e i posti che frequentano, qui abbondano; McGuinness, Bono e gli altri membri degli U2 hanno casa a Eze Bord de Mer, un’oasi per le vacanze tra Monaco e Saint-Jean-Cap-Ferrat. McGuinness è venuto per la prima volta in Côte d’Azur da adolescente e dopo anni passati ad attare ville, nel 2001 ne ha comprata una. «Non c’è un posto al mondo come questo», dice, citando la bellezza naturale, il fascino ineguagliabile, le auto, gli yacht… e i crimini di livello internazionale. Omicidio e malaare sono al centro di una nuova importante serie Tv ideata da McGuinness e basata sulla propria esperienza di vita in Costa Azzurra. Ha proposto l’idea allo sceneggiatore e regista premio Oscar Neil Jordan, che ha coinvolto nel progetto lo scrittore vincitore del Booker Prize John Banville: dalla loro collaborazione è nata Riviera, da luglio su Sky Atlantic. La storia segue le vicende di Georgina, interpretata da Julia Stiles, rimasta vedova dopo che il marito miliardario è morto a bordo di un megayacht misteriosamente esploso. Nel chiarire le circostanze della sua morte, si imbatte in soldi sporchi, tradimenti e omicidi. «C’è gente che mi ha chiesto se fosse un documentario», dice McGuinness. «Molte delle cose che accadono nella serie potrebbero
arrivare direttamente dai titoli delle prime pagine dei giornali». Quanto è peccaminosa la striscia di costa benedetta dal sole che inizia dalle parti di Tolone a ovest e include Saint-Tropez, Cannes, Antibes, Nizza, Cap Ferrat e, ovviamente, Monaco, arrivando no al conne con l’Italia? Ci sono prove a sostegno della teoria di McGuinness secondo cui sotto la supercie patinata della Riviera scorra il vizio. E c’è una lunga tradizione di personaggi ricchi, famosi e aristocratici che qui fanno cose che a casa loro non avrebbero il coraggio di fare. In questa attività gli inglesi spiccano, come racconta Mary S. Lovell nel suo libro del 2016 The Riviera Set. Il libro è una cronaca dell’età d’oro della Riviera, tra il 1920 e il 1960, un’epoca in cui Zelda Fitzgerald, moglie di Francis Scott, ballava sui tavoli, Aly Khan versava litri di acqua di colonia nella piscina della sua villa per profumare l’aria per gli invitati al suo matrimonio con Rita Hayworth, e Grace Kelly sposava il principe Ranieri di Monaco creando la favola del dopoguerra che ha incantato il mondo. Mentre succedeva tutto questo, scrive Lovell, l’aristocrazia britannica non si limitava a tagliarsi i capelli alla maschietta ma si dava anche agli spogliarelli. La cronaca ruota intorno al circolo dorato di personalità che frequentavano l’attrice Maxine Elliott e gli eventi mondani ospitati nella sua villa, Château de l’Horizon, vicino Juan-lesPins. Fu a un party in Riviera che Hugh Grosvenor, secondo duca di Westminster, conobbe Gabrielle «Coco» Chanel, all’epoca quarantenne, e se ne innamorò perdutamente. La relazione durò più di dieci anni, durante i quali il duca si sposò una terza volta. Se le facevano domande sull’argomento, Coco faceva spallucce e rispondeva: «Ci sono molte duchesse di Westminster, ma una sola Coco Chanel». Doris Delevingne, prozia di Cara e Poppy, è stata un altro personaggio singolare. Era la glia di un importatore di burro di Beckenham che usò la sua bellezza mozzaato per procurarsi un patrimonio e un titolo. Riuscì in entrambe le cose con stile, usando un’inlata di amanti ricchissimi per costruire una fortuna che le consentì di avere una casa con servitù a Mayfair, una Rolls-Royce con autista e frequenti incursioni nelle maison di alta moda di Parigi. Il titolo le arrivò grazie a Valentine Browne (all’epoca visconte Castlerosse, ed erede della Contea di Kenmare), che Doris sposò nel 1928. Fu un’unione assai poco convenzionale: Doris aspettò a stento di ordinare la carta intestata con la corona nobiliare sopra le loro iniziali intrecciate – D.C. – per tornare alle abitudini di conquista. Andava molto era delle sue imprese e si divertiva a dire che non esistevano uomini impotenti, ma solo donne incapaci. La Riviera era un ricco territorio di caccia e, come racconta Lovell, tra le sue prede ci fu una delle gure più importanti della storia moderna: sir Winston Churchill. A inizio anni Trenta, ormai a§ermatosi politicamente, Churchill passò lunghi periodi di vacanza allo Château de l’Horizon, scrivendo e dipingendo. Sua moglie Clementine trovava che la Riviera fosse un posto equivoco e anche se si scrivevano quasi quotidianamente, erano felici di fare vacanze separate. Doris era la modella preferita di Churchill, che la ritrasse tre volte. Una notte allo Château, scrive Lovell, Doris si inlò nel letto di Churchill e «successe l’inevitabile». Si racconta che Winston le disse: «Doris, riusciresti a fare venire anche un santo!». Anche il duca e la duchessa di Windsor avevano una villa in Riviera e spesso erano ospiti delle case vicine. Il duca adorava i pettegolezzi e aveva sentito dire che Pamela (la nuora di Winston) aveva una relazione con Rothschild. Una sera a cena si ritrovò, senza sapere chi fosse, seduto accanto a Liliane de Rothschild e le chiese se per caso lo conoscesse. «Sì», rispose lei. «È mio marito». La prima volta che Lovell è andata in Riviera aveva 19 anni, si era appena sposata e ne era rimasta incantata. Ha continuato ad andarci in vacanza, diventando poi coproprietaria di una piccola «otta di yacht a noleggio. Dopo una lunga assenza, è tornata nel 2015 per ultimare le ricerche per il suo libro. «La verità è che non è rimasto granché della vecchia Riviera», dice. «Di sicuro assai poco della Riviera di Maxine Elliott e del suo giro. Le ville esistono ancora, ma sono quasi tutte di proprietà o prese in a¯tto da russi, cinesi e arabi, che immagino siano il bel mondo di oggi. La gente veramente elegante oggi vive lontano dalla costa».
Cittadine un tempo a§ascinanti come Juan-les-Pins, osserva Lovell, sono diventate «chiassose» e incredibilmente a§ollate. Eppure la Riviera è abbastanza grande da accogliere tutti: la gente comune e i super ricchi, alla ricerca di un angolo di tranquillità. Sir Elton John e David Furnish hanno una villa in stile belle époque, Castel Mont Alban, fuori Nizza, dove tra gli ospiti può capitare di incontrare Elizabeth Hurley, i Beckham o Joan Collins. La casa è descritta nel libro Elton John’s Flower Fantasies, e la vista sulla Baie des Anges è una delle più belle della Riviera, mentre sir Rod
Stewart ha una casa nell’entroterra, a SaintPaul-de-Vence. A Monaco, dove la maggior parte delle persone non paga tasse, i residenti di vecchia data includono Shirley Bassey, Ringo Starr e un gruppetto di banchieri italiani e armatori greci. Ma malgrado tutta la ricchezza e il fascino, rimane l’idea, alimentata da vari e recenti omicidi e scandali, che Monaco e l’area circostante siano «a sunny place for shady people», un posto soleggiato per gente losca (espressione coniata da W. Somerset Maugham, a lungo residente qui). Nel maggio 2014 Hélène Pastor, la donna più ricca di Monaco e matriarca di una dinastia seconda solo ai Grimaldi, è stata uccisa mentre tornava in auto da un ospedale di Nizza. L’omicidio ha raggelato l’intera Riviera e hanno iniziato a circolare le voci più assurde. I miliardari Pastor possiedono gran parte delle proprietà immobiliari di Monaco, inclusi l’iconico Trocadéro e i condomini Continental. È rimasta invischiata in qualche gioco di potere che coinvolgeva soggetti senza scrupoli inltratisi nel giro di aari di Monaco? L’ipotesi ha spaventato i potenti del Principato. Quando è saltato fuori che l’indiziato chiave era Wojciech Janowski, da tempo compagno della glia di Hélène, Sylvia, si è tirato un sospiro di sollievo. Janowski ora è in galera, con l’accusa di essere stato complice nell’omicidio di Pastor per mettere le mani sulla sua fortuna.
Lo scomparso Ranieri III ha combattuto una battaglia discreta ma ferma – e si dice l’abbia vinta – per tenere la maa italiana fuori dall’industria del gioco di Monaco. Poi sono arrivati i russi. Erano ricchi arroganti, volgari e avidi. Come ha detto saggiamente un’albergatrice: «Mai chiedere come hanno guadagnato il primo milione». C’è una barzelletta che circola da queste parti di un russo appena arrivato che vuole farsi fare un grande crocefisso in oro da una gioielleria di SaintTropez. «Di che misura lo vuole?», chiede il commesso. Il russo indica una statua di Cristo sulla croce: «Grande come quello. Ma senza l’acrobata». Negli anni Novanta la maa di Mosca era in ascesa e sempre più russi hanno comprato case in Riviera, creando non poche preoccupazioni. Tutta questa ricchezza attira delinquenti, e ci sono frequenti tentativi di separare i ricchi dalle loro ricchezze. Negli ultimi anni c’è stata la moda del gas narcotico: si svaligiano ville mentre gli occupanti sono privi di sensi. Nel 2016 i tassi di crimini violenti nei dipartimenti del Var e delle Alpes-Maritimes, che includono la Riviera, sono saliti ben al di sopra della media nazionale. Anche i furti con scasso sono più comuni qui che in gran parte della Francia. Infatti la Riviera pullula di addetti alla sicurezza: qui avere scorte e guardie del corpo è normale. «I russi sono decisamente appariscenti», dice Paul McGuinness. «Hanno fatto incetta delle case più lussuose e i loro yacht sono sempre più grandi. Siamo arrivati già alla seconda generazione, e quelli di oggi sono più come i russi ricchi che andavano in Riviera ai tempi dello zar: colti e sosticati». Roman Abramovich, proprietario del Chelsea, ha comprato il magnico Château de la Croë ad Antibes, un tempo proprietà del duca e della duchessa di Windsor. Un altro russo che ha avuto successo negli aari è il miliardario Dmitry Rybolovlev, cardiologo che si è dato al commercio di fertilizzanti. A Monaco possiede una casa sontuosa che si dice ospiti la migliore collezione d’arte privata d’Europa, ora al centro di un’indagine in cui Rybolovlev è la presunta vittima. Ha accusato di frode il mercante d’arte Yves Bouvier per avere gonato i prezzi, con un esborso per Rybolovlev di circa due miliardi di euro. Della collezione fa parte un Rothko, per il quale Rybolovlev aerma di avere pagato la somma record di 140 milioni di euro. In un’intervista del 2015, Bouvier ha dichiarato: «Ha scelto lui di pagare quella cifra. Non è un ingenuo».
Adetta di Lovell, ci sono più oligarchi russi in Riviera che da qualunque altra parte: «Tutti hanno una Miss Mondo a braccetto, e possiedono un mega-yacht». Ma la paura che i russi prendano il sopravvento è infondata, afferma Irene Luke, che ha un’agenzia immobiliare e vive a Monaco da 26 anni. Dice che i nuovi arrivati sono più inglesi che russi: «Sembra Mayfair, ma sul Mediterraneo». Si pensa che gli inglesi sbarcati di recente superino la popolazione di origine monegasca di circa 6 mila abitanti. C’è una stazione radio inglese, pub inglesi, una scuola inglese e un club di cricket. «Fare un salto a Londra per pranzo da qui è abbastanza comune», conclude. Quando, nel 2005, Alberto II è succeduto al padre, tutti erano a dir poco preoccupati. Il corpulento e quasi calvo campione di bob non mostrava lontanamente la sagacia di Ranieri. C’era anche la preoccupazione che Alberto non garantisse un erede al trono. Preoccupazioni oggi dimenticate. Alberto pare felicemente sposato con la sudafricana Charlène, e hanno due gemelli: Gabriella e Jacques. Sotto la reggenza di Alberto è stato abolito il divieto di costruire grattacieli e viene sostenuto un progetto di ampliamento urbano, sottraendo terra al mare. Ma il prezzo dell’idillio è alto: a©ttare un appartamento con due camere da letto costa tra i 12 e i 15 mila euro al mese, comprare una casa per tutta la famiglia no a 400 milioni di euro. «Qualcuno mi ha parlato di uno yacht sulla Côte che costa mezzo miliardo di euro», dice Paul McGuinness. «Quando sento cose del genere, mi ritrovo a pensare al detto: “Dietro ogni grande patrimonio, c’è un grande crimine”». Riviera potrebbe raorzare il sospetto, anche se è un lm. Almeno in parte.