Vanity Fair (Italy)

LA «DROGA» DI JON HAMM

Il caffè, il piacere con cui un uomo guarda una donna, la gentilezza. Sono molte le ragioni per cui JON HAMM, ex Mad Man che ora arriva al cinema, è innamorato dell’Italia. E ossessiona­to da «una città sulla città»

- di FRANCESCA SCORCUCCHI foto DOUG INGLISH

Si presenta con un enorme thermos fra le mani. Al contrario di Don Draper, che beveva solo whisky, la sua «droga» è il caffè. E visto che per dieci anni ha interpreta­to il pubblicita­rio della serie Mad Men, ora a Jon Hamm viene anche naturale fare pubblicità a un locale del centro di Roma: «Il migliore caffè al mondo l’ho bevuto al Tazza d’oro, vicino al Pantheon». La droga che consuma in Baby Driver - Il genio della fuga, il film di Edgar Wright che esce in Italia il 7 settembre, è però più pericolosa: «Buddy è un cocainoman­e che ha bisogno della droga per compiere rapine e che compie rapine per finanziare il suo bisogno di droga». Kevin Spacey, Jamie Foxx e Lily James sono – con Hamm – i protagonis­ti di questo film in cui Ansel Elgort (il baby driver del titolo), autista di una banda criminale, soffre di acufeni e per liberarsen­e indossa sempre cuffiette e ascolta musica.

Lei come se la cava con la musica? «Da bambino ho provato a suonare il violino, ma non ero bravo. Oggi, non suono però la musica l’ascolto e l’apprezzo, come molte cose che non ho l’abilità di fare: non so cantare ma una bella voce mi emoziona, non so dipingere ma mi piace andare ai musei, non so danzare ma seguo i balletti. Amo vestirmi bene e godermi le cose belle». Nel film c’è anche una scena di danza. «Sì, ma non mi riguarda. E poi non è un musical. C’è una potente colonna sonora e ci sono tante sparatorie». E tante fughe in auto. Lei come se la cava al volante? «Sono molto bravo. Certo non come lo stuntman che guidava davvero. Lui secondo me saprebbe cavarsela anche a Roma». È ossessiona­to da Roma, o sbaglio? «La amo moltissimo e la gente è gentile. Roma è affascinan­te, una città “sulla” città, fatta di strati di storia. Adoro girarla a piedi». È così che si tiene in forma? Camminando? «Solo a Roma. In America gioco a tennis, squash, baseball. Mi piace fare sport, sudare ed essere attivo, ma non amo la palestra». Al poligono di tiro è dovuto andare, per girare il film? «In realtà le armi dovevo solo saperle maneggiare». Gli americani di solito sanno farlo. «La relazione con le armi fa parte della nostra storia di americani. Ma non capisco gli eccessi, e non voglio che la gente veda questo film come un inno a pistole e fucili: i personaggi saranno puniti per il loro comportame­nto. D’altra parte, mi sembra evidente che persone violente o mentalment­e instabili non dovrebbero avere accesso alle armi, come non l’hanno alla guida, alle medicine, all’alcol. Per una qualche ragione, però, in questo Paese tutti possono comprare un’arma». Su di lei non girano gossip, eppure è uno dei single più desiderati di Hollywood. «Perché non faccio molto. Vedo gli amici, mi piace stare a casa, giocare a tennis, passeggiar­e per il mio quartiere, non vado nei posti dove potrei essere fotografat­o. Le feste possono essere utili per la carriera ma non mi piacciono». Ormai non ha più bisogno di fare autopromoz­ione, immagino. «Quella serve sempre, ma sì, non è più come in passato». Era dura quando doveva affrontare i provini e le incertezze degli inizi? «Abbastanza. A scuola di recitazion­e non t’insegnano come sopportare le porte in faccia e come riuscire a campare fra un provino e l’altro. Ho fatto il cameriere, l’insegnante in un doposcuola, persino il guardarobi­ere in certi porno soft. Lì ho toccato il fondo, il gradino più basso dell’industria del cinema. Non mi pagavano nemmeno tanto bene». Tutto è cambiato quando è diventato il Don Draper di Mad Men. «Facevo lavori più dignitosi già da qualche tempo, ma in effetti Draper ha segnato la svolta. Ho passato con lui dieci anni incredibil­i». È stato difficile lasciarlo andare? «Era tempo, la storia aveva fatto il suo corso ed è finita in maniera elegante, con un senso di compiutezz­a che mi è piaciuto». Non ci sarà dunque un film? «Non credo». Alla fine di Mad Men capiamo che il suo personaggi­o probabilme­nte cambierà. Crede davvero che le persone possano cambiare? «Sì, tutti cerchiamo di essere migliori. E ci si può riuscire, ma sempre a piccoli passi: non ce la puoi fare in una notte, un po’ per volta però sì». Ci sono stati momenti che le hanno cambiato la vita? «Certo. Alcuni sono stati cambiament­i minimi, altri radicali: trasferirm­i da St. Louis nel Missouri a Los Angeles, restare senza genitori in giovane età, le relazioni finite (Hamm, che ha perso la madre quando aveva 10 anni e il padre a 20, si riferisce alla convivenza con l’attrice Jennifer Westfeldt, durata 18 anni e conclusa nel 2015, ndr). Nostalgia ne prova? «Spesso. Si prova nostalgia per quello che è finito, ma se non accogli con gioia anche questo sentimento non sarai mai felice. Annusare l’aria, mangiare cibo, parlare alla gente: tutto è vita e tutto dopo diventa nostalgia. Due italiani che parlano di calcio in maniera molto concitata e poi quando passa una bella donna si zittiscono e osservano, quindi tornano alla loro conversazi­one concitata. Questa è la vita. L’ho visto succedere almeno quindici volte in una giornata a Roma». Perché gli americani non lo fanno? «Non ci giriamo ad ammirare una bella donna perché siamo troppo concentrat­i su noi stessi. Non lo so, ma credo che sia questa la ragione per cui le donne amano gli uomini italiani. Osservare certi comportame­nti è affascinan­te e importante per me, imparare ad apprezzare la bellezza è una buona lezione».

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 ??  ?? BUDDY E DARLING Hamm con Eiza González, 27 anni, in una scena di Baby Driver - Il genio della fuga.
BUDDY E DARLING Hamm con Eiza González, 27 anni, in una scena di Baby Driver - Il genio della fuga.

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