IL CLIMA È UN’ONDA ANOMALA
L’estate più rovente, le maxi inondazioni, notti a 40 gradi nelle capitali: il GLOBAL WARMING non ha più frontiere. E per vedere quanto il meteo è cambiato bastano 35 secondi
Non è mai stato così caldo». La frase tormentone, scomodata già da giugno per questa estate 2017, una delle più roventi del secolo, è destinata a rimanere sulla bocca di tutti: le nostre stagioni resteranno estreme. Non solo il caldo, ma inondazioni di portata eccezionale – come quelle che hanno colpito la Sierra Leone tra il 13 e il 14 agosto e hanno ucciso 500 persone destinate a diventare migliaia, secondo chi è sul posto nei difficili soccorsi – e sbalzi improvvisi di temperatura anche notturni nelle città (+60% nelle capitali europee, a Roma sono raddoppiati) sono diventati costanti. E la scienza conferma quello che ogni agricoltore senza avere visto i dati sa da oltre un decennio: le temperature sono più alte, in crescita costante negli ultimi tre anni. Così dice l’elaborazione di Antti Lipponen, ricercatore del Finnish Meteorological Institute di Helsinki, uno studio tanto importante quanto nuovo nell’approccio e nell’idea: quello di Lipponen, a differenza degli studi fatti finora per dimostrare che il cambiamento climatico esiste, e riguarda tutto il mondo, ha usato i dati resi pubblici dalla Nasa dall’anno 1900 al 2016 compreso, ma non ha paragonato le temperature (l’ormai celebre 1 grado di più, che comunque resta confermato), bensì le anomalie climatiche reali, non un’ipotesi o una previsione facilmente criticabile come sostengono i negazionisti. E per la prima volta non è stata creata una mappa del mondo, ma una sorta di spirale tondeggiante, molto eloquente. Presentato sotto forma di video, il nuovo «morphing» parte dal 1900 e in soli 35 secondi mostra il cambio di temperatura in 191 Paesi contemporaneamente, sotto forma di colonne di colori in movimento. Confrontando l’anno 1900 in Europa, per esempio (i Paesi del nostro continente sono in basso a sinistra in ogni cerchio), nello studio finlandese si nota che all’inizio del secolo scorso nelle stesse aree geografiche il clima era diverso secondo lo sviluppo industriale. Ora l’aumento invece è generale e omogeneo: tutto di colore rosso senza differenze tra Paesi che inquinano meno o di più. La Groenlandia simile a Milano, la Siberia come Il Cairo. E perfino Al Gore, che nel 2006 puntò per primo il dito sul clima con Una scomoda veritˆ, ora non confida più sul ragionamento pacato: a Donald Trump, il grande nemico dell’ambiente, il 18 agosto ha detto solo «Dimettiti, subito».