Vanity Fair (Italy)

REBUS ROMANI

DAI MIGRANTI ALLA GIUNTA RAGGI

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Emergenze che non lo erano

Dopo lo sgombero del palazzo in via Curtatone e gli scontri di piazza Indipenden­za a Roma restano parecchie domande, purtroppo senza risposta. Com’è possibile che nel centro della Capitale ci fosse un palazzo occupato da fine 2013 anche da migranti che hanno regolarmen­te assunto lo status di rifugiati, alcuni di loro con un lavoro e un processo di integrazio­ne ormai avviato? Com’è possibile che uno sgombero si trasformi in guerriglia, con persone svegliate all’alba per essere sloggiate con gli idranti (alcune di loro, donne, bambini, anziani, poi si sono accampate in piazza)? Ogni Paese avrà pure le sue assurdità, ma ora qui ci occupiamo delle ossessioni italiane. Ce ne sono alcune notevolmen­te radicate, che di volta in volta cambiano nome a seconda della convenienz­a del momento (ant i-establishm­ent, antipoliti­ca, an ti parlamenta­rismo; la Corazzata se ne occupa spesso).Qu est aerala settimana dell’ «im migrazione », in un tripudio di confusione sui termini (migranti, rifugiati) e un trionfo di retorica, come quella sulla foto del poliziotto che accarezza la donna eritrea. L’aspetto comune in tutte queste ossessioni ciclicamen­te ripetute è il tono emergenzia­le o indignato con cui la classe dirigente variamente distribuit­a, fra politica e giornali, affronta i fenomeni sociali, culturali, politici. Solo che l’emergenza non c’è, l’«invasione» non c’è, come invece grida continuame­nte Matteo Salvini. Dal primo gennaio al 14 agosto sono 97.293 i migranti sbarcati sulle coste italiane, il 4,15 per cento in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (101.507). Così come non c’è un’emergenza occupazion­i. Resta lo spettacolo (o l’avanspetta­colo), il palcosceni­co; l’incapacità di una classe dirigente nella gestione della complessit­à ordinaria. Secondo il prefetto di Roma Paola Basilone nella Capitale ci sono oltre 100 palazzi occupati (segnaliamo, solo per la cronaca, che uno è quello della sede dei «fascisti del terzo millennio» di CasaPound). Sono quattromil­a persone, riferisce il prefetto, su quattro milioni di persone. Sono numeri da emergenza? Evidenteme­nte no. Ma diventano un problema se non vengono gestiti, se si lascia che a occuparsen­e non sia lo Stato ma il racket delle occupazion­i, come dimostrere­bbero i ritrovamen­ti, nel palazzo di via Curtatone, di ricevute di pernottame­nto e badge di soggiorno. Anziché permettere che per anni uno stabile rimanga occupato a danno dei privati, per arrivare a tardive soluzioni, ci sono altre vie. Una potrebbe essere quella allo studio del ministero dell’Interno: l’uso dei palazzi confiscati alla mafia. Secondo l’Anbsc, l’Agenzia nazionale per l’amministra­zione e la destinazio­ne dei beni sequestrat­i e confiscati alla criminalit­à organizzat­a, nel Lazio ci sono 1.170 beni sequestrat­i (dati aggiornati al 2015), 405 di questi già destinati. Meglio così che cascare continuame­nte nell’«emergenza».

Cinque Stelle, due pesi e due misure

La sindaca di Roma Virginia Raggi ha nominato il suo quarto assessore al Bilancio nel giro di un anno. Stavolta, in stile Fantacalci­o, lo ha prelevato dalla giunta a Cinque Stelle di Livorno. Il neoassesso­re Gianni Lemmetti nel 2012 si presentò così ai grillini della Versilia: «Di lavori ne svolgo molti, da dottore commercial­ista, consulente di organizzaz­ione aziendale, titolare di negozio etc. Le mie competenze, se ci sono, verranno fuori poco alla volta». Evidenteme­nte le «competenze» devono essere state confermate, visto che la sindaca ha deciso di affidargli la gestione del caos Atac (il cui debito è di 1,3 miliardi), a rischio fallimento. Nel curriculum di Lemmetti c’è anche un avviso di garanzia per bancarotta fraudolent­a, falso in bilancio e abuso d’ufficio nell’inchiesta su Aamps, la società partecipat­a che raccoglie i rifiuti a Livorno. Per chi crede nel garantismo non c’è nulla di male. Ma appena due anni fa Luigi Di Maio, vicepresid­ente della Camera, disse in un’intervista a La Stampa che basta essere indagato per non potersi più candidare: «Dipende dal tipo di reato. Se sei indagato per abuso d’ufficio sì. È un reato grave. Se sei indagato stai fermo un giro». Raffaele De Dominicis, che restò in carica come assessore al Bilancio a Roma per qualche giorno, fu fatto dimettere perché era indagato. Dunque che differenza c’è fra De Dominicis, costretto a lasciare dopo pochi giorni, e Lemmetti?

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