Siamo tutti Schiavone
Esce il sesto «capitolo» della serie di ANTONIO MANZINI sul poliziotto più popolare d’Italia (dopo un certo siciliano). Ecco perché lo amiamo
l titolo del nuovo romanzo della serie di Rocco Schiavone (il sesto, più una raccolta di racconti) è una citazione dal poeta latino Orazio: «Pulvis et umbra sumus», siamo polvere e ombra. Inteso: dopo la morte. Non proprio una roba allegra. Ma cominciamo da chi di questi polizieschi sa nulla o poco. L’autore, Antonio Manzini, romano, 53 anni, è un attore – probabilmente ex, visto che di recitare non ha più voglia – e sceneggiatore. Come scrittore ha esordito nel 2005 con Sangue marcio, un romanzo nero come la pece. Io sono diventata una sua ammiratrice/lettrice nel 2013, quando uscì il primo libro della serie: Pista nera. Con il vicequestore Rocco Schiavone è stato amore a prima vista. Romano come il suo creatore, trasferito ad Aosta per punizione, nelle indagini utilizza procedure spicce e non si fa problemi ad arrotondare lo stipendio con piccoli traffici. Manzini mi raccontò che, nella prima versione, era un figlio di puttana al cento per cento. Fu sua moglie a suggerirgli di renderlo più amabile. Ne è venuto fuori un personaggio che fa cose discutibili, ma
Iche ha un suo codice morale. E che è diventato il poliziotto italiano più popolare e più letto (finora oltre un milione di copie vendute) dopo Montalbano. Anche perché, se la sua visione del mondo è profondamente pessimista (ecco spiegata l’allegria del titolo), le storie sono divertenti. Il penultimo libro della saga, 7-7-2007, è rimasto al primo posto in classifica per tutta la scorsa estate, e i romanzi sono diventati una serie Tv, con Marco Giallini protagonista (a settembre si gira la seconda stagione). Quando chiesi a Manzini perché Schiavone piacesse così tanto, mi rispose che Rocco sbaglia dal momento che confonde due funzioni sostanziali della democrazia: inquirente e giudicante. Ovvero, i poliziotti e i giudici. Ma che, in un sistema che non garantisce la certezza della pena, è un sollievo vedere che ogni tanto qualche cattivo viene punito. Aggiunse: «Tempo fa ho visto un bel cartello attaccato a una bicicletta. Diceva: “Non bestemmiare contro il traffico. Sei tu il traffico”». E noi siamo tutti un po’ Schiavone.
PULVIS ET UMBRA
di Antonio Manzini (Sellerio, pagg. 302, ¤ 14)