Vanity Fair (Italy)

Lusso e delirio a Dubai

Ville e alberghi subacquei, minareti alti un chilometro, poliziotti robot. L’emirato arabo va veloce e rilancia sempre l’iperbole dell’eccesso per la gioventù dorata globale. Obiettivo: diventare la prima meta turistica entro il 2020, quando ospiterà l’Ex

- di KAREN ISÈRE foto NICK HANNES

Da piccolo borgo di pescatori a megalopoli capitale dell’eccesso e quarta meta turistica al mondo in 40 anni. È solo uno dei record di Dubai, l’emirato arabo che non vive di petrolio ma quasi esclusivam­ente di turismo (di lusso) con 15 milioni di visitatori l’anno. Con un obiettivo: raggiunger­e i 20 milioni entro il 2020, quando ospiterà l’Expo. Sempre grazie a primati ed eccessi, come prendersi un cocktail in un igloo mentre fuori fanno 50° gradi o svegliarsi dentro a camere subacquee. A Dubai tutto è un superlativ­o, anche come prezzi, partendo dalla tavola. Si possono mangiare bistecche di manzo wagyu a 700 dollari o cupcake da 1.200 dollari rivestiti di foglie d’oro. Già il brunch di inizio weekend è unico al mondo. Di solito nei Paesi islamici è l’appuntamen­to del venerdì mattina, il giorno di festa per i musulmani. Qui è anticipato al giovedì sera, menu tipico: aragoste, caviale e champagne (millesimat­o, ovviamente). L’ideale è consumarlo su un tavolo circondato dalle acque tiepide del Golfo Persico. Il solo obbligo sembra quello di non badare a spese. Se si tiene il conto, è per vantarsene con gli amici e per restare in gara con «beautiful people» dalla carta Gold facile e vip internazio­nali che affollano l’emirato e dettano le tendenze. Vedi la modella Bella Hadid: invitata a un evento Dior alla Palm Island, isola artificial­e a forma di palma e costellata di palazzi, è arrivata direttamen­te in paracadute. Tutta la gioventù dorata globale partecipa alla caccia al record. Attraversa su costose Golf car versione vip i milioni di metri quadrati di enormi centri commercial­i, dotati perfino di piste da sci e impianti di risalita interni, e si regala collezioni complete di marchi di calzature di lusso o trattament­i per il viso a base di platino. Il crocevia di Europa, Asia e Africa, uno spicchio di deserto un tempo popolato da pochi Beduini nomadi, è un tempio del consumismo a cielo aperto. O meglio, sotto vetro, perché le temperatur­e, da Guinness anche loro, costringon­o a vivere sotto immense calotte d’aria condiziona­ta. Perfino le fermate dei tram sono climatizza­te, non che i miliardari le frequentin­o: in cielo per loro si incrociano gli elicotteri. Dall’aeroporto si arriva in cima all’hotel a forma di vela Burj Al Arab. Lì, a 212 metri di altezza, su una piattaform­a speciale, Andre Agassi e Roger Federer hanno giocato una partita di tennis e Tiger Woods ha lanciato palline da golf in mare. Sotto l’albergo a 7 stelle, costruito su un isolotto privato e artificial­e, come è d’uso qui, c’è infatti subito il Golfo. Per i corridoi può succedere di avvistare Claudia Schiffer o Selena Gomez. Come tutti i clienti, all’arrivo hanno ricevuto un iPad placcato d’oro a 24 carati da restituire al check out. Chi ci si è affezionat­o può portarselo a casa pagando 10 mila dollari. Quasi un terzo delle camere d’albergo a Dubai si trova in hotel a 5 stelle che combattono a colpi di gadget e costose evasioni. Per esempio, all’Atlantis la suite Nettuno si affaccia, bagni compresi, su un gigantesco acquario. Senza rischi di intercetta­re lo sguardo degli inservient­i sub che puliscono i vetri: per mettersi al lavoro aspettano che le cameriere li avvisino che gli occupanti sono usciti. Le ville possono navigare sopra e sotto le acque, con stanze sottomarin­e per ammirare i banchi di pesci al risveglio. Galleggian­o attorno a 300 isole artificial­i realizzate estraendo 320 milioni di metri cubi di sabbia dal fondo marino. Da una veduta aerea, il complesso ricorda i cinque continenti, da qui il suo nome: The World.

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LA PISCINA È GRATIS Prototipo di Floating Seahorse, ville marine galleggian­ti. Entro il 2018 ce ne saranno 125 in vendita, a 3 milioni di dollari l’una.

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