Vanity Fair (Italy)

il cappello che va a ruba

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Trump l’aveva annunciato in campagna elettorale: «Con me ci sarà un nuovo boom dell’economia». A soli otto mesi dal suo insediamen­to, la promessa è stata almeno in parte mantenuta: i cappelli rossi da baseball con la scritta «Make America great again», infatti, continuano ad andare a ruba. «È il nostro cappellino più venduto di sempre», ha dichiarato al New York Times Jim Warlick, proprietar­io a Washington del negozio White House Gifts. Perché? Serve due pubblici: «Chi lo acquista per scherzo e chi per fare un bel gesto». La richiesta è tale che, a fianco a quello ufficiale del comitato per Trump, venduto online a 25 dollari, è fiorito un vasto mercato di imitazioni a basso prezzo (tipica, hanno riportato alcuni giornali, è la reazione inorridita dei supporter che dopo averle acquistate scoprono che sono prodotte in Cina, Vietnam o Bangladesh). Del resto, la Trump-economy fiorisce anche all’estero nelle maniere più svariate: due settimane fa, la polizia tedesca ha sequestrat­o 5 mila pastiglie di ecstasy color carota con il volto del presidente. Che il brand Trump tiri, non significa comunque che lui piaccia: secondo i venditori di souvenir, gli articoli anti-Trump vendono quanto o più di quelli in suo favore. Tutto l’opposto del suo predecesso­re: «La passione per Obama, non ho mai visto nulla di simile», ha detto Warlick. E un altro commercian­te, Fred Durham del sito CafePress, sempre dalle pagine del Times gli ha fatto eco: «Non abbiamo mai venduto così tanti oggetti ricordo legati alle precedenti amministra­zioni». Un trend anche favorito dalla scarsa popolarità del merchandis­ing legato alla nuova first lady. Con un’eccezione: la T-shirt «Free Melania», liberate Melania.

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