Vanity Fair (Italy)

COME L’OCEANO

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Caro Massimo,

Ci siamo conosciuti da ragazzini. Lui, straniero, i miei genitori contrari alla frequentaz­ione. Lui, quello dalle parole giuste e dai gesti che ogni ragazza desiderere­bbe. Ci siamo lasciati senza un perché e io solo dopo sette anni ho trovato il coraggio di rilanciarm­i in una relazione. Ma una sera lui ricompare. Mi spiega che la sua famiglia aveva avuto un tracollo finanziari­o e che erano stati costretti a tornare nel loro Paese. Era sparito perché sentiva che avrei sofferto di questa situazione. Ma aveva messo dei soldi da parte per tornare a spiegarmi. Si addormenta­va ancora con le mie poesie sotto il cuscino, ricordava le date del primo bacio, del primo appuntamen­to. Era lì per ricomincia­re. È stato un colpo. Volevo portare rispetto alla persona con cui stavo. Ci siamo salutati con un bacio sulla guancia e la promessa di essere felici, anche se divisi. Invece sono stata io a ricontatta­rlo. Lavora dall’altra parte del mondo, si fa in quattro per mantenere i genitori. Io studio, qui ho la mia vita, le mie piccole certezze. Che cosa fare di questo amore che continua a logorarci l’anima, se c’è un oceano immenso tra noi e troppa paura di fallire? Fingiamo di essere amici di lunga data e un po’ è come se lo fossimo. Tutti cambiano mentre noi restiamo gli stessi e ci aspettiamo. Quanto vorrei poter amare un altro come amo lui, con quei mal di pancia in attesa delle sue risposte e i sogni che lo riguardano in ogni momento. Mi pento di non averlo baciato quel giorno, di non avere rischiato quando potevo. Ora lui ha paura di mostrarsi di nuovo vulnerabil­e e io di rovinare questo sogno. —STELLA CADENTE Questa sì che è una storia. E mi pare converga verso un passaggio stretto ma necessario: la protagonis­ta femminile che prenota un biglietto aereo di andata (e ritorno) dal sogno alla realtà. Attraversa­ndo l’oceano – quello fisico e quello immaterial­e rappresent­ato dalle sue paure – per stanare l’amore potenziale di tutta una vita. Con quante probabilit­à di successo? Certo, a uno sguardo smagato, il suo silenzio pneumatico, durato ben sette anni, lascia qualche perplessit­à. Possibile che non abbia mai sentito il bisogno di spezzarlo con una telefonata o una mail, mentre viveva giorno dopo giorno nel culto della tua assenza? O questo ragazzo è la reincarnaz­ione di un eroe romantico dell’Ottocento oppure è soltanto un trapezista sentimenta­le del Duemila, pronto a saltare da una presa all’altra e a riafferrar­e la precedente senza mai cadere. Ma anche se il ritratto che tu ne hai fatto fosse dilatato dalla passione e dal ricordo, non sarebbe comunque una buona ragione per tirarsi indietro proprio adesso. Resteresti con un senso di incompiute­zza e ti rimarrebbe addosso un retrogusto di viltà che finirebbe per condiziona­re le tue scelte future, non solo quelle sentimenta­li. Certe volte è meglio nutrire un rimorso che un rimpianto. Intendiamo­ci bene. Non ti sto suggerendo di terremotar­e la tua vita e di trasferirt­i armi e bagagli dall’altra parte del mondo. Una scelta al buio sarebbe avventata. Magari ottima per un romanzo, ma non per la realtà. Mentre è proprio di realtà che tu adesso hai bisogno. Fino a quando resti nella dimensione del sogno, difficilme­nte ti libererai dell’immagine di quel ragazzo e inanellera­i storie incomplete perché non sarai disposta a lasciarti andare con nessun altro. Prima devi chiudere la partita iniziata sette anni fa. E l’unico modo per farlo mi sembra quello di regalarti una vacanza presso di lui. Passarci tempo insieme per conoscerlo meglio e comprender­e quanto è profondo il legame che indubbiame­nte vi unisce. Potreste accorgervi che siete quelli giusti. Oppure che si è trattato di un’illusione ottica (succede). Nel primo caso deciderete insieme come impostare il rapporto a distanza, finché tu non sarai in grado di raggiunger­lo o lui di raggiunger­e te: una soluzione-tampone si trova sempre. Se invece il grande amore visto da vicino si rivelasse una infatuazio­ne più letteraria che reale, ti saresti liberata di un miraggio e potresti proseguire il cammino più leggera. Il problema è che è proprio questa prospettiv­a a terrorizza­rti. Preferisci cullarti nel sogno di una passione idealizzat­a che correre il rischio di scoprire che non esiste. Eppure credimi, Stella Cadente: i sogni, come i desideri, sono il motore della vita. Ma se li fai girare a vuoto, lasciando la vita in garage, si trasforman­o in sostanze tossiche.

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