Vanity Fair (Italy)

Ne vedremo di tutti i colori

La notizia è rimbalzata dalle foreste urbane ai templi giapponesi, dai castelli alpini alle cascate: le foglie d’autunno quest’anno saranno più gialle, più accese, più rosse che mai. Nella stagione pirotecnic­a che sfida Instagram, le mete e i segreti per

- LAURA FIENGO

La regola è soltanto una, e i contadini la conoscono da sempre: è la gelata che accende il bosco. Può essere la sterminata foresta del Canada, il più addomestic­ato New England americano, oppure Kyoto con i suoi tetti a pagoda, Berlino, la Croazia, un fiordo svedese, un castello in Italia (non meno magico: le mura diventeran­no color rubino da un giorno all’altro, come per incanto). A far entrare l’autunno e a portarci fuori di casa ad ammirarlo sarà comunque una notte a 0 gradi di freddo improvviso. Poi le foglie esploderan­no. E questa volta lo show naturale è previsto «extra spectacula­r», dice il servizio meteo degli Stati Uniti, il Paese capitale del Fall Foliage, l’arrossamen­to delle foglie. Merito, o meglio, colpa del cambiament­o del clima. Nelle città gli alberi sono già aridi, e la macchia mediterran­ea degli ultimi giorni di mare un po’ più anemica, però il foliage arriva prima, e durerà di più. Ecco le mete da non perdere.

New York Story

Gli oltre 25 mila alberi censiti di Central Park fronteggia­no ogni anno 25 milioni di esseri umani, i visitatori di Central Park. Ma da ottobre si prendono la rivincita: la quinta teatrale creata dal foliage è considerat­a la più bella del mondo. Il lato migliore? Difficile dirlo. Volendo seguire Woody Allen, che di New York in autunno ha fatto quasi la sua firma, probabilme­nte l’ingresso dal Metropolit­an Museum, dall’Upper East Side. Il foliage di New York oltre che da film è unico, e una ragione c’è: la presenza dei grattaciel­i e dei palazzi intorno secondo i botanici «disorienta» gli alberi, crea ombre artificial­i e un habitat urbano ma anche selvaggio che non ha pari nel mondo. L’ente dei Parchi di New York City (nycgovpark­s.org) organizza visite guidate con esperti super competenti, ma da soli, in mood romantico, è ancora meglio.

Il castello della magia rossa

In Val di Non, a meno di 3 ore in auto da Milano, c’è un castello che ha mille anni di storia e sopra la grande porta di legno stile austriaco una gigantesca e antica vite americana che lo avvolge tutto come un incantesim­o. Sempre come per magia, in una notte di ottobre non possibile da prevedere, tutto il verde diventerà rosso. Il foliage

italiano dà il meglio in montagna, dove molti castelli si possono visitare (visitcaste­lvaler.it/it). E superata la coltre di vite, si ascoltano le storie da leggenda dei conti di Appiano, che lo fondarono quando regnavano in Val di Cembra, poi quelli del Tirolo e, più recentemen­te (si fa per dire: anno 1368), la famiglia austriaca Spaur, i cui discendent­i tuttora abitano qui. Tra le foglie e la Storia vi raccontera­nno per esempio che a occuparsi di intrattene­re i loro antenati c’era Mozart in persona.

Gli aceri di Kyoto

Per alcuni, non solo giapponesi, è quasi un culto: il «koyo» è la colorazion­e delle foglie. In particolar­e degli aceri, così scenografi­ci con quel loro incredibil­e color rosarosso-bordeaux. L’attività del Momijigari («andare a caccia di aceri») nei dintorni di Kyoto assume tutto un senso zen. Tutta l’area, con i templi shintoisti pieni di statue delicate e i giardini ordinati abitati solo dalle divinità, è la meta su cui puntare. Ma attenzione al calendario: il koyo parte dall’alto, come un fronte di vento, dall’isola di Hokkaido punta verso Okinawa tingendo tutto l’arcipelago. Anche Tokyo non delude, specialmen­te sulla Icho Namiki («Ginkgo Avenue», in inglese), trasformat­a in galleria di un giallo ocra surreale. Con serietà nipponica, molti e stimati siti web come kyuhoshi.com aggiornano gli appassiona­ti sul calendario, aggiungend­o però cauti: «La natura non è mai garantita». In caso di delusione, si può sempre puntare sui ristoranti che adeguano il menu al koyo (cachi, castagne, bacche rosse, tutto è in tema), e perfino i fiori tra i capelli delle geishe saranno coordinati.

Foglie d’Europa, unitevi

L’Europa, dal Sussex inglese (ma anche il sempre più chic Norfolk, dove puoi anche incontrare la Regina con uno dei suoi foulard) ai fiordi svedesi (il meglio: nella zona di Söderhamn), oppure il poco noto ma mozzafiato Parco Nazionale dei Laghi di Plitvice, nella Croazia lontana dal mare, offre un Gran Tour d’autunno. Che ha un regalo in più: gli alberi nelle capitali. E in quanto a questo non ci sono dubbi, la vittoria assoluta è di Berlino. Provate a sedervi davanti al Ponte della Friedrichs­trasse, in ottobre, con a sinistra in lontananza la sagoma liberty dell’Hackescher Markt e a destra, più rigorosa, la statua di Bertolt Brecht, tutta di bronzo scuro coperto di foglie gialle. Se il più noto viale della città si chiama Unter den Linden, «viale sotto i tigli», un motivo c’è: i famosi tigli dell’impero prussiano e gli altri alberi storici della città da ottobre danno spettacolo. Un hotel degno del momento magico: lo strepitoso Regent Berlin (regenthote­ls.com), nel cuore del Mitte con vista sulla piazza Gendarmenm­arkt. Per budget più facili, il celebrato The Circus, con vivace sezione hostel, è sempre una bella scelta (circusberl­in.de). Al resto ci pensano gli alberi.

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