La forza del silenzio
I suoi gioielli sono tanto contemporanei quanto ricchi di riferimenti ad archetipi. Forme e incastri preziosi che GAIA REPOSSI crea lavorando lontano dal «caos aggressivo»
Si è soli anche tra gli uomini», risponde il serpente a un Piccolo Principe angosciato dal non trovare nessuno nel deserto, snocciolando una sentenza valida per tutti e in ogni tempo, anche fuori dalla fiaba esistenziale di Antoine de Saint-Exupéry. Della potenza della solitudine, in realtà vero detonatore di talento, si parla molto e si pratica poco. Per questo ci soffermiamo davanti a chi la esercita come sistema di vita, come la designer Gaia Repossi, direttore artistico della maison di famiglia dal 2007, da sempre iper riservata e da subito stagliata nel mondo dei gioielli con il suo minimalismo ergonomico, suggestionato dalle influenze di altre culture. Dal suo immaginario, più della laurea in Belle Arti e della pittura privata, filtrano i due master in Archeologia e Antropologia, così simili al suo pensare: «Le mie linee hanno un’eco tribale, archetipico». Prossima apparizione il 13 settembre a New York, quando i suoi diamanti fatti a monile illumineranno un corner di Bergdorf Goodman. Le lavorazioni sono illustrate online nel video Repossi Savoir-Faire, più emotivamente raccontate nella campagna scattata da Glen Luchford: «Ero interessata a belle foto, di realistica poesia». Ovvero una modella forte, che ben incarna quella certa distanza del Repossi pensiero. Coltivato da sempre, dall’inizio: «Ero una figlia unica asociale. Isolata, anche se presente». Fin da bambina, in mezzo alle tante amiche, Gaia non partecipava per forza alla quotidiana realtà: «Mi chiudevo nel mio mondo, ascoltavo e osservavo, preferibilmente gli adulti». Da grande gli amici continuano a essere molti, intensi come possono essere Cindy Sherman o Francesco Vezzoli, l’affinità è con persone socievoli, artistiche, o focalizzate sul business, ma il suo timone resta il silenzio del Sé. Che cosa non funziona quando si è in molti? «Non mi convince il caos aggressivo». Meglio la bussola forte di un privato rigore, condito da alcune ossessioni: cioccolato raw e matcha latte, capi acquistati sempre doppi trascinata dall’idea dell’«uniforme», la collezione di oggetti in tema felino, la casa piena di quelli giapponesi e di strumenti per il disegno, la passione per Twin Peaks, la pratica dello yoga, mudra e mantra. In pratica: dieta vegana, sport meditativo, molte ore di lavoro, «sono tanto impulsiva quanto perfezionista», alternate al tempo libero con un fidanzato artista: «È più chiuso di me. Lo seguo volentieri al cinema, è un intenditore». Insieme condividono vacanze nella foresta o nel silenzio del deserto: «Niente intorno a me». Come quando dipinge, sola con i suoi pennelli, ovunque: «Giro con fogli e acquerelli e disegno la mia idea di femminilità, corpi e facce decisi, amo la forza». Anche dei paesaggi, alcuni virati in tinta pesca, morbida come l’oro rosa nei suoi gioielli. Monili di uso quotidiano e d’indossatura inaspettata, con cui Repossi trascina antiche tradizioni e volumi archetipici in un contemporaneo linguaggio del lusso e del corpo, timbrato da insistente dualismo: «Il corpo e la bellezza funzionano così, a simmetrie». A ciascuno la sua combinazione e posizione, tra le mille varianti dei modelli Berbere, di ear-cuff che tempestano i lobi di lampi, delle punte di luce di anelli incastonati su oro nero, del verde smeraldo che pende in Luminant, una novità: «Un modo moderno di essere opulenti». La sua simmetria spostata, un punto di vista potente che firma il mondo dell’alta gioielleria, sembra essersi paradossalmente dispiegata nella vita, nella casa, nel suo vestire in stile «uniforme», su Instagram, tra le sue tele, a suon di silenzio: «Adoro tornare a casa e rilassarmi con i miei gatti. Cerco la pace, ne faccio scorta appena posso».