Vanity Fair (Italy)

FA DA SOLO

LEGA E M5S, IL CANDIDATO PREMIER

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Anche i 5 Stelle con gli indagati

Il Sacro Blog ha in ne pubblicato le regole per scegliere il leader del Movimento 5 Stelle da candidare alle elezioni politiche. Il poco tempo a disposizio­ne – si vota online entro il 24 settembre su Rousseau, il sistema operativo del partito di Grillo – lascia immaginare che non ci saranno avversari credibili per Luigi Di Maio, che infatti ha già detto di aver «accettato la mia candidatur­a a Premier per il Movimento 5 Stelle» (ma come, e le succitate primarie online?). L’aspetto più interessan­te, o pittoresco a seconda dei punti di vista, è contenuto nelle regole per presentars­i alle primarie: «Ai candidati a conoscenza di indagini o procedimen­ti penali verrà richiesto un certi cato rilasciato ai sensi dell’art. 335 del c.p.p., nonché i documenti relativi ai fatti contestati e una breve relazione illustrati­va dei fatti con autorizzaz­ione espressa alla pubblicazi­one di tali atti nell’ambito dello spazio riservato a ciascun candidato». Insomma, è possibile candidarsi anche se si è indagati o si hanno procedimen­ti penali in corso. Non male per un partito che ha preso milioni di voti invocando «onestà» e forche caudine per chiunque sia solo sospettato di aver commesso un reato. Il primo destinatar­io del nuovo regolament­o è proprio Di Maio, visto che ha due procedimen­ti in corso per presunta dišamazione. Lo stesso Di Maio un tempo teorizzava che con un avviso di garanzia, magari per abuso d’u¢cio, ci si deve fare da parte, poi però Virginia Raggi è stata indagata e tanti saluti al manettaris­mo. Di piroetta in piroetta, i sinceri garantisti possono solo esserne contenti, gli elettori dei Cinque Stelle un po’ meno: il M5S è diventato, alla ne, un partito come tutti gli altri. Adesso è pure diviso in correnti, tra seguaci di Di Maio, Roberto Fico e Alessandro Di Battista.

Salvini propone se stesso

Non è solo Di Maio a considerar­si già candidato senza neanche aspettare uno straccio di primarie. Domenica 17 settembre, Matteo Salvini si è presentato a Pontida con una felpa blu con la scritta «Salvini premier» che richiamava il brand Donald Trump. Il segretario della Lega è il solito tweet rotto, ha ripetuto che il suo sarà un programma «ordine e pulizia» per l’Italia, a partire dall’immigrazio­ne. E se la Lega sarà al governo «darà mano libera alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine per darci libertà e sicurezza». Anche qua niente di nuovo, Salvini lo ripete da tempo. La novità sta nella de nitiva rottamazio­ne di Umberto Bossi, che per la prima volta (salvo un’occasione in cui era malato) non ha parlato sul palco del pratone di Pontida. Salvini dice di avergli evitato così qualche

schio, ma questa è la prova de nitiva che la Lega bossiana non esiste più. Resta da capire perché siano così di moda le autocandid­ature. Chi l’ha detto che il capo del centrodest­ra lo fa Salvini? È stupefacen­te vedere quanti leader politici straparlin­o in nome del popolo senza però neanche degnarsi di un confronto con militanti ed elettori.

Al governo resta lo ius sòla

Non prima dell’estate, aveva detto il governo, anzi facciamo non prima dell’anno nuovo. Scusate, ci abbiamo ripensato, meglio non prima della ne della legislatur­a… Ah, ma è già finita? Il centrosini­stra che regge la maggioranz­a dell’esecutivo aveva preso un impegno preciso: approvare la legge sullo ius soli. La scorsa settimana il capogruppo del Pd in Senato, Luigi Zanda, ha dovuto prendere atto che non c’è una maggioranz­a e che l’approvazio­ne del provvedime­nto deve essere rinviata (a quando non si sa), a svantaggio di oltre un milione di gli nati in Italia da genitori stranieri. La Lega esulta, il M5S dice che serve un referendum, alcuni giornali fanno «ciaone ius soli», come se chi è nato e cresciuto in Italia senza essere italiano avesse bisogno anche di una pernacchia. È vero che in politica la tempistica è tutto o quasi, ma il pasticcio lo ha fatto il Pd, che si è speso in una promessa senza poterla onorare. Anche la questione dei «tempi», comunque, andrà prima o poi ašrontata. Prima delle elezioni amministra­tive non andava bene approvare la legge perché era un «regalo al centrodest­ra», ora non va bene perché l’anno prossimo ci sono le elezioni politiche ed è un nuovo «regalo alla Lega». Alla ne – è chiaro a tutti – più che di ius soli si tratta di ius sòla.

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