BASTA MASCHILISMO NELL’HIGH TECH
La lotta di RESHMA SAUJANI perché il lavoro di programmatore informatico non sia più «roba da uomini»
a top model Karlie Kloss ne è ormai un’esperta e ha creato una sua associazione, Kode with Klossy: sul suo Instagram c’è un video in cui programma un drone per il volo. In inglese si chiama coding, è la capacità di programmare in campo informatico. Da attività maschile e da nerd, il coding sta diventando, negli Stati Uniti, quasi glamour, e più al femminile. Il merito è soprattutto di Girls Who Code, un’associazione beneca che ore alle ragazze corsi gratuiti in cui si insegna il linguaggio della programmazione informatica. In 5 anni li hanno frequentati in 40 mila, in un settore che vede ancora solo il 25 per cento dei posti occupati da donne. L’associazione è stata fondata nel 2012 da un’ex avvocato di Wall Street, Reshma Saujani, e ha come scopo arrivare a una parità di genere anche nelle professioni tecnologiche. Il suo nuovo libro Girls Who Code: Learn to Code and Change the World, appena uscito, è già nelle classiche dei libri più venduti negli Stati Uniti.
LReshma, come le è venuta l’idea di creare Girls Who Code? «Mi ero candidata alle primarie democratiche per il Congresso. In campagna elettorale, visitando le scuole, avevo visto lo squilibrio tra i sessi nell’istruzione. Ho pensato: magari nella programmazione informatica c’è un’opportunità per le donne. Ho iniziato come un esperimento, per vedere se c’era interesse». Qual è il successo più grande dell’associazione no a oggi? «Sapere che il 90 per cento delle ragazze che hanno frequentato i nostri corsi si sono poi laureate in Informatica. Dimostra che il problema è culturale e di opportunità, non di attitudine: se si rompe lo stereotipo per cui a fare questo lavoro sono solo i maschi brufolosi, si aprono le possibilità». Come nasce questo problema culturale? «Alle medie le ragazze vanno meglio dei maschi in matematica, poi crescendo non hanno modelli di riferimento: nei libri, al cinema, in televisione, chi si occupa di scienza è sempre il maschio imbranato. Ci servono immagini, esempi di donne in cui le ragazzine possano identicarsi». Ha fatto molto discutere un documento scritto da un dipendente di Google, poi licenziato, che sosteneva che le donne non sono portate a fare carriera nella tecnologia. «Niente di nuovo. Usano questi argomenti in ogni campo. Quello che dico alle nostre studentesse è di non arrendersi mai, anche quando sentono frasi del genere». Programmare computer è davvero alla portata di tutti? «Assolutamente. Ormai è come leggere e scrivere: tutti dovrebbero imparare a farlo, n da piccoli». Ci sono di erenze tra l’approccio maschile e quello femminile? «Gli uomini creano app per sostituire le madri e per poter vivere più comodi, dalla consegna del cibo a domicilio a quella della lavanderia, mentre le donne si concentrano a creare app per curare e prevenire le malattie, come il cancro o il diabete. Siamo guidate dall’empatia e quindi pensiamo di più all’utilità sociale».