Vanity Fair (Italy)

E IO MUOIO SEMPRE DI IMBARAZZO

OGNI MERCOLEDÌ LA FAMIGLIA SI RIUNISCE DAVANTI ALLA TV PER VEDERMI IN THE SINNER

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Oggi Bill Pullman vorrebbe parlare solo di botanica. Ci siamo appena seduti nella sala lettura di questo elegante u cio di West Hollywood, non ho ancora acceso il registrato­re, e lui già mi cita Archeologi­a Arborea, una fondazione che si occupa di salvare e conservare centinaia di piante da frutto. «Ha mai sentito parlare di Isabella Dalla Ragione? L’ho conosciuta girando un documentar­io: ha dato vita in Umbria a una specie di vivaio museo, e si prende cura di esemplari di piante di cui non si ha quasi più memoria. È stata una delle vacanze più belle della mia vita, io e mia moglie progettiam­o spesso di tornare in Italia». Seguono dieci minuti in cui è lui a fare domande a me. Eppure, cose da dire su se stesso Bill Pullman, 63 anni, ne ha parecchie. Parlando del passato, ci sono da festeggiar­e i trenta anni di Balle spaziali, la parodia di Guerre stellari di Mel Brooks che lo lanciò a Hollywood. Se si guarda al futuro, ha due lavori importanti in preproduzi­one: Backseat, la biogra•a dell’ex vicepresid­ente Usa Dick Cheney (protagonis­ta un molto ingrassato Christian Bale) in cui interpreta Nelson Rockefelle­r, e The Equalizer 2, sequel del fortunato •lm con Denzel Washington. Restando al presente, Pullman è ovunque, con la serie The Sinner in onda negli Stati Uniti, e con tre •lm in uscita: Walking Out, The Ballad of Lefty Brown e La battaglia dei sessi (uscirà in Italia il 19 ottobre), dove Emma Stone e Steve Carell interpreta­no Billie Jean King e Bobby Riggs, i due campioni di tennis che nel 1973 si s•darono per determinar­e l’uguaglianz­a o meno tra uomini e donne sul campo di gioco (per la cronaca: vinse lei, con un secco 6-4, 6-3, 6-3). Partiamo dalla Battaglia dei sessi. Lei che parte ha? «Sono Jack Kramer, un campione di tennis che purtroppo è passato alla storia come maschio sciovinist­a, ma ha fatto anche tanto per i giocatori profession­isti. Quello che mi piace del •lm è che nessun personaggi­o è bidimensio­nale, sono tutti sfaccettat­i». Per i temi che tratta, sembra il lm giusto al momento giusto. «Lo è. Oggi l’inclusione è diventata una posizione politica più che morale. Chi avrebbe mai immaginato che dopo tutto quello che abbiamo passato ci saremmo trovati ancora qui?». Crede che gli Stati Uniti stiano regredendo? «Così sembra. Non credo però che questo rappresent­i la volontà della maggioranz­a. È una questione prettament­e politica, perché la società è già oltre. A ogni modo sono felice di far parte di questo •lm con ottimi attori, compreso mio •glio Lewis (interpreta il glio di Bobby Riggs, ndr)». È contento di avere un glio attore? «È bello poter condivider­e questa passione. Non gli do consigli, ma mi piace parlare con lui degli aspetti umani del nostro lavoro». Lei non viene da una famiglia di artisti. «Ero il sesto di sette fratelli e a quel punto mio padre, che era medico, aveva rinunciato a dirci che cosa dovevamo fare. Non ha mai tentato di convincerm­i, ma vedere quanto era stimato è stato un grande insegnamen­to. Ancora oggi non ho chiaro quale sia il contributo sociale di un attore, mentre quello di un medico è palese. Pur non sapendo niente di recitazion­e, mio padre aveva un’empatia molto forte per il prossimo, che è poi quello che serve per mettersi nei panni di qualcun altro». È così che lei aronta i personaggi? «Cerco di capire che cosa li motiva, quali siano i con¦itti interiori e quelli esterni. E penso ai loro piedi». Scusi? «Sono un dettaglio importanti­ssimo. È un’altra cosa che ho imparato da mio padre: mi raccontava sempre che la prima cosa che faceva con un paziente era togliergli le scarpe e massaggiar­gli i piedi, un atto di conoscenza per la

medicina orientale, ma anche di sottomissi­one». Che cos’altro ha ereditato da suo padre? «L’amore per la natura e la botanica». So che possiede un ranch in Montana. «Mio fratello e sua moglie lo mandano avanti, si prendono cura degli animali. Io faccio solo lavori di fatica: riparo gli steccati, pianto, aggiusto. Faticare e sudare sono il mio relax». Mi mostra sul telefonino le foto del ranch e dell’incendio che due giorni prima ha distrutto parte del terreno. Trent’anni fa usciva Balle spaziali, il suo secondo lm. «Mel Brooks mi vide a teatro e mi volle. E mi cambiò la vita. Gli sarò grato per sempre». Qual è il lm che più ha de nito la sua carriera? «Non ce n’è solo uno. Ho sempre inseguito progetti che mi piacevano, senza pensare a un percorso. Persino Independen­ce Day all’inizio non volevo farlo. Invece, sono poi „nito alla Casa Bianca, seduto accanto a Bill Clinton, a vedermi sullo schermo». Perché non voleva fare il presidente degli Stati Uniti?

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CAMPIONE-MANAGER Pullman in una scena della Battaglia dei sessi con Alan Cumming, 52 anni: interpreta Jack Kramer, il campione di tennis che inventò il primo circuito «pro».

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