Vanity Fair (Italy)

UN MEDICO È PALESE

ANCORA OGGI NON HO CHIARO QUALE SIA IL CONTRIBUTO SOCIALE DI UN ATTORE, MENTRE QUELLO DI

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«Ci vuole una certa attitudine per interpreta­re i politici, e in passato ho detto spesso no. Oggi la penso diversamen­te: mi rendo conto di quanto sia diˆcile essere davvero un buon politico e per alcuni ho maturato anche un certo rispetto, per cui oggi accetto se mi chiedono di mettermi nei panni di qualcuno che mi piace». Per esempio? «L’anno scorso ho girato LBJ, biogra„a di Lyndon Johnson (presidente Usa dal 1963 al 1969, ndr) dove interpreto Ralph Yarborough, un senatore democratic­o che lo aiuterà a realizzare il suo programma. Poi sarò Nelson Rockefelle­r, un personaggi­o molto interessan­te, appartenen­te a un Partito repubblica­no lontanissi­mo da quello che è oggi: all’epoca sosteneva il clima e le arti, e considerav­a un dovere dei cittadini restituire alla società parte delle ricchezze accumulate. Ed è quello che ha fatto Rockefelle­r, servendo il Paese come vicepresid­ente sotto Gerald Ford». Riprende il telefonino per mostrarmi le foto che ha scattato durante una visita a casa del nipote di Rockefelle­r. La politica attuale la interessa? «Sono tempi diversi. Oggi si forniscono risposte semplici, il populismo in fondo è questo. Prenda Trump: il suo messaggio è sempliciss­imo, però eˆcace. In Montana ho molti amici che lo hanno votato, conosco l’America rurale e capisco la loro frustrazio­ne. Adesso però si è oltre, non è più una questione politica, è un problema di che tipo di società e di umanità vogliamo essere». Che tempi sono questi per un attore? «Interessan­ti. Sono sempre stato attratto da personaggi confusi e perduti. Adesso mi interessa esplorare anche la paura e le responsabi­lità che il potere comporta». È vero che prima di accettare certi personaggi chiede il permesso a sua moglie? «Di solito no, ma l’ho fatto per il detective Harry Ambrose (il coprotagon­ista di The Sinner, serie con Jessica Biel in cui lui è impegnato in una relazione sadomaso, ndr). È un ruolo psicologic­amente impegnativ­o, sapevo mi avrebbe assorbito e ritenevo giusto metterla al corrente, coinvolger­la e averla come alleata al mio „anco. Il problema è che ora ogni mercoledì tutta la famiglia si riunisce davanti alla Tv per vedermi e le assicuro che io muoio sempre di imbarazzo».

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