Vanity Fair (Italy)

STORIE D’AMORE, SOPRATTUTT­O LE MIE

TRUMAN CAPOTE VOLEVA SEMPRE ESSERE IL SOLO A CONOSCERE I PROTAGONIS­TI E GLI ESITI DELLE

- (traduzione di Valentina Mainelli) TEMPO DI LETTURA PREVISTO: 16 MINUTI

Gertrude Whitney. Frequentan­o la casa Marilyn Monroe, Sammy Davis Jr. e Elizabeth Taylor. Truman Capote – che ha fatto di Gloria una dei suoi «cigni» (banda di aristocrat­iche dal collo lungo tra cui Marella Agnelli, Babe Paley e Jacqueline de Ribes) – è un habitué. Per lui Gloria Vanderbilt aveva «la bellezza di un’attrice, il pedigree di una ereditiera e l’atteggiame­nto di un’artista». La padrona di casa inizia una collaboraz­ione con il marchio Martex, per cui disegna una linea di biancheria e di asciugaman­i. E si innamora dello scrittore Wyatt Cooper, il suo esatto opposto. Buono, buŽo, di origini modeste, per nulla in competizio­ne con lei. Nel 1963 Gloria divorzia da Sidney Lumet – è la terza volta – e si stabilisce con Cooper vicino a Central Park. Un invito a cena dalla nuova coppia è un must della vita mondana newyorkese. Nascono due ™gli, Carter nel 1965 e Anderson nel 1967. «Gloria e la sua famiglia erano come un concorso di bellezza itinerante», aŽerma il critico teatrale del New York Times Ben Brantley. «Era un vero privilegio essere invitati a mescolarsi con quella fauna chic che radunava attorno a sé». A migliaia di chilometri da lì, Warren Hirsh, imprendito­re di Hong Kong a capo dell’impero tessile Murjani, ri¢ette sul modo per estendere il suo mercato. «Cercavo un nome che facesse vendere negli Stati Uniti», con™derà più tardi, «e quello di Gloria Vanderbilt ha sbaragliat­o ogni alternativ­a». È così che prima di Gap e Calvin Klein, c’è stato il jeans Gloria Vanderbilt, un capo basic indossato tanto allo Studio 54 quanto ai tornei di polo, e il cui logo era un cigno di Truman Capote. Nel 1979 se ne vendettero oltre sei milioni di paia, anche grazie alle campagne pubblicita­rie – in cui appariva Gloria stessa –acclamate dal New York Times Magazine: «Il marketing dei jeans Vanderbilt è un capolavoro di promozione. È uno dei successi imprendito­riali americani più spettacola­ri del decennio». Agli inizi degli anni ’80 arriva anche il profumo Gloria Vanderbilt, con un cigno scolpito sulla bottiglia. Il successo, ancora una volta, sarà immediato. Ma su altri fronti le cose non andavano bene. Wyatt Cooper era morto nel 1978, a cinquant’anni, durante un’operazione a cuore aperto. Devastata, Gloria aveva ™rmato delle procure al suo avvocato e al suo psichiatra, che si metteranno insieme per truŽarla. «Mi hanno privato del mio nome, delle mie licenze e di molti soldi. E visto che c’è stato un ritardo nel pagamento delle tasse, il ™sco mi ha preso le case e tutto il resto». Ma il peggio non era ancora arrivato. Il 22 luglio 1988, suo ™glio Carter si getta dalla ™nestra davanti a lei. Gloria tornerà su questo episodio in A Mother’s Story (A.A. Knopf, 1996). «Ero di fronte a lui, pietri™cata, e gridavo il suo nome: “Carter! Carter!”», scrive. «E poi un elicottero è passato sopra di noi, in alto, nella luce dell’estate: Carter l’ha guardato come fosse un segnale. Allora si è girato e mi ha teso le braccia. Mi sono precipitat­a verso di lui. Le mie mani cercavano le sue ma, in quel momento, si è spostato lungo il muro, come se camminasse sulla trave in palestra. Si teneva forte al bordo, sospeso al quattordic­esimo piano dell’edi™cio. “Torna qui Carter”, ho gridato e, per un istante, ho pensato che riscendess­e. Invece no. Si è lasciato cadere». Da allora, Gloria Vanderbilt non ha più festeggiat­o il Natale. Per sopravvive­re, ha lasciato che il dolore la invadesse. «Quando la tragedia ti colpisce, non resta che l’inimmagina­bile: scegliere. Di continuare a vivere o no. Di sopravvive­re o no». Questa tenacia, che ricorda indubbiame­nte quella del suo antenato Cornelius, è una qualità che in molti apprezzano in lei. Ha continuato a vivere, e a ridipinger­e le sue case. Nel 2009 ha scritto un romanzo erotico, nel 2016 il canale Hbo le ha dedicato il documentar­io Nothing Left Unsaid, che racconta dei ricordi, dei rimpianti, di questa «ricerca di qualcosa che non si ha mai avuto», un’espression­e che, secondo Gloria, riassume perfettame­nte il modo in cui vede la sua vita. «Mia madre è l’emissaria di un pianeta lontano», ha aŽermato recentemen­te suo ™glio Anderson Cooper, giornalist­a della Cnn. Alla scrittrice Wendy Goodman, Gloria ha detto che sogna «una casetta nascosta a Venice Beach. Lì mi lascerò crescere i capelli bianchi, di giorno dipingerò, e la sera balleremo sulla spiaggia e in giardino. Ci sarà un piccolo gazebo color argento ricoperto di gelsomino dove bere il tè quando so²a la brezza».

 ??  ?? IL FIGLIO ANCHORMAN Gloria Vanderbilt nel 2016 con il iglio Anderson Cooper, 50 anni, giornalist­a, scrittore e famoso anchorman della Cnn.
IL FIGLIO ANCHORMAN Gloria Vanderbilt nel 2016 con il iglio Anderson Cooper, 50 anni, giornalist­a, scrittore e famoso anchorman della Cnn.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy