STORIE D’AMORE, SOPRATTUTTO LE MIE
TRUMAN CAPOTE VOLEVA SEMPRE ESSERE IL SOLO A CONOSCERE I PROTAGONISTI E GLI ESITI DELLE
Gertrude Whitney. Frequentano la casa Marilyn Monroe, Sammy Davis Jr. e Elizabeth Taylor. Truman Capote – che ha fatto di Gloria una dei suoi «cigni» (banda di aristocratiche dal collo lungo tra cui Marella Agnelli, Babe Paley e Jacqueline de Ribes) – è un habitué. Per lui Gloria Vanderbilt aveva «la bellezza di un’attrice, il pedigree di una ereditiera e l’atteggiamento di un’artista». La padrona di casa inizia una collaborazione con il marchio Martex, per cui disegna una linea di biancheria e di asciugamani. E si innamora dello scrittore Wyatt Cooper, il suo esatto opposto. Buono, buo, di origini modeste, per nulla in competizione con lei. Nel 1963 Gloria divorzia da Sidney Lumet – è la terza volta – e si stabilisce con Cooper vicino a Central Park. Un invito a cena dalla nuova coppia è un must della vita mondana newyorkese. Nascono due gli, Carter nel 1965 e Anderson nel 1967. «Gloria e la sua famiglia erano come un concorso di bellezza itinerante», aerma il critico teatrale del New York Times Ben Brantley. «Era un vero privilegio essere invitati a mescolarsi con quella fauna chic che radunava attorno a sé». A migliaia di chilometri da lì, Warren Hirsh, imprenditore di Hong Kong a capo dell’impero tessile Murjani, ri¢ette sul modo per estendere il suo mercato. «Cercavo un nome che facesse vendere negli Stati Uniti», conderà più tardi, «e quello di Gloria Vanderbilt ha sbaragliato ogni alternativa». È così che prima di Gap e Calvin Klein, c’è stato il jeans Gloria Vanderbilt, un capo basic indossato tanto allo Studio 54 quanto ai tornei di polo, e il cui logo era un cigno di Truman Capote. Nel 1979 se ne vendettero oltre sei milioni di paia, anche grazie alle campagne pubblicitarie – in cui appariva Gloria stessa –acclamate dal New York Times Magazine: «Il marketing dei jeans Vanderbilt è un capolavoro di promozione. È uno dei successi imprenditoriali americani più spettacolari del decennio». Agli inizi degli anni ’80 arriva anche il profumo Gloria Vanderbilt, con un cigno scolpito sulla bottiglia. Il successo, ancora una volta, sarà immediato. Ma su altri fronti le cose non andavano bene. Wyatt Cooper era morto nel 1978, a cinquant’anni, durante un’operazione a cuore aperto. Devastata, Gloria aveva rmato delle procure al suo avvocato e al suo psichiatra, che si metteranno insieme per truarla. «Mi hanno privato del mio nome, delle mie licenze e di molti soldi. E visto che c’è stato un ritardo nel pagamento delle tasse, il sco mi ha preso le case e tutto il resto». Ma il peggio non era ancora arrivato. Il 22 luglio 1988, suo glio Carter si getta dalla nestra davanti a lei. Gloria tornerà su questo episodio in A Mother’s Story (A.A. Knopf, 1996). «Ero di fronte a lui, pietricata, e gridavo il suo nome: “Carter! Carter!”», scrive. «E poi un elicottero è passato sopra di noi, in alto, nella luce dell’estate: Carter l’ha guardato come fosse un segnale. Allora si è girato e mi ha teso le braccia. Mi sono precipitata verso di lui. Le mie mani cercavano le sue ma, in quel momento, si è spostato lungo il muro, come se camminasse sulla trave in palestra. Si teneva forte al bordo, sospeso al quattordicesimo piano dell’edicio. “Torna qui Carter”, ho gridato e, per un istante, ho pensato che riscendesse. Invece no. Si è lasciato cadere». Da allora, Gloria Vanderbilt non ha più festeggiato il Natale. Per sopravvivere, ha lasciato che il dolore la invadesse. «Quando la tragedia ti colpisce, non resta che l’inimmaginabile: scegliere. Di continuare a vivere o no. Di sopravvivere o no». Questa tenacia, che ricorda indubbiamente quella del suo antenato Cornelius, è una qualità che in molti apprezzano in lei. Ha continuato a vivere, e a ridipingere le sue case. Nel 2009 ha scritto un romanzo erotico, nel 2016 il canale Hbo le ha dedicato il documentario Nothing Left Unsaid, che racconta dei ricordi, dei rimpianti, di questa «ricerca di qualcosa che non si ha mai avuto», un’espressione che, secondo Gloria, riassume perfettamente il modo in cui vede la sua vita. «Mia madre è l’emissaria di un pianeta lontano», ha aermato recentemente suo glio Anderson Cooper, giornalista della Cnn. Alla scrittrice Wendy Goodman, Gloria ha detto che sogna «una casetta nascosta a Venice Beach. Lì mi lascerò crescere i capelli bianchi, di giorno dipingerò, e la sera balleremo sulla spiaggia e in giardino. Ci sarà un piccolo gazebo color argento ricoperto di gelsomino dove bere il tè quando so²a la brezza».