Grazie, Bono
Se THE KILLERS hanno scritto una delle loro canzoni più belle lo devono anche al frontman degli U2. Come spiega Brandon Flowers
Giacca nera di pelle, viso di una bellezza magnetica e una risatina nervosa che spunta quando meno te lo aspetti. Brandon Flowers, 36 anni, voce dei Killers, appare inverosimilmente timido per essere il frontman di una delle pop rock band più famose del nostro tempo. Wonderful Wonderful è il titolo del quinto album in uscita il 22 settembre: tra chitarre elettriche e sintetizzatori, conferma la passione della band americana per un sound ricco e audace. «Volevamo un disco che rendesse giustizia alla nostra età e in qualche modo spiegasse come siamo arrivati n qui», spiega Flowers, che in un brano ha voluto anche la collaborazione di Mark Knoper dei Dire Straits, «un vero tiratore scelto». Some Kind of Love è invece la rielaborazione della canzone di Brian Eno An Ending… «Mi sono innamorato di quel pezzo strumentale, e nella mia testa gridava per avere un testo da cantare. Ma il manager di Eno non la pensava allo stesso modo e non ci ha autorizzati a usarla. Tutti mi dicevano di lasciar perdere, io ho invece chiesto aiuto alle nostre amicizie in comune, come Bono e il fotografo Anton Corbijn. Hanno bombardato Brian Eno di email e sms nché non ha deciso di parlarmi al telefono: è stato gentilissimo e ci ha dato il permesso». Lei è uno che non molla? «Preferisco pensarmi come un lavoratore molto diligente. Lo siamo tutti, altrimenti non avremmo resistito per 15 anni». Ovvero? «Non ci sentivamo pronti, non credo esista qualcuno davvero pronto per ricevere tanto successo all’improvviso, a 20 anni. A noi sembra un piccolo miracolo se siamo riusciti a tenere tutte le la insieme». Tyson vs. Douglas è invece dedicata a uno storico combattimento di boxe. «Avevo 8 anni quando lo vidi in Tv, la stessa età di uno dei miei tre gli oggi. Mi aveva molto colpito vedere la scontta di un uomo che sembrava invincibile e se è vero che per scrivere quest’album abbiamo guardato ai pezzi di puzzle del nostro passato, quel giorno per me fu indimenticabile. I miei gli mi vedono un po’ come vedevo Tyson al tempo, e non vorrei mai deluderli». Lei è un mormone praticante: come concilia la vita da rockstar con il suo credo? «All’inizio non seguivo ogni regola, ma con l’età mi accorgo di diventare sempre più devoto. Per il mio lavoro è un gran bene: da quando ho smesso di bere, fumare e tutto il resto, ho molta più energia sul palco. In passato, dopo 45 minuti ero cotto». Lei è originario di Henderson, nei pressi di Las Vegas. In che modo i grandi spazi del Nevada hanno in uenzato la vostra musica? «Hanno creato un viscerale bisogno di scoprire suoni diversi. Non sarò mai in grado di catturare la magia e il mistero del deserto, ma è quel senso di ricerca che mi manda avanti».